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Alla notizia della morte di Garibaldi, avvenuta a Caprera il 2 giugno 1882, si moltiplicarono in tutta Italia sottoscrizioni e offerte per erigere monumenti in onore dell’eroe.
Numerose società operaie e popolari aprirono sottoscrizioni tra i loro iscritti allo stesso scopo, seguite da parecchie amministrazioni comunali.

Il complesso del Momunento ai giorni nostriAnche Sanremo non volle essere da meno e già il 7 giugno la Giunta municipale nominava una speciale commissione, costituita da dodici consiglieri, al fine di promuovere una pubblica sottoscrizione per l’erezione di un monumento a Garibaldi nella nostra città.
Trascorso un decennio di sostanziale rimozione della pratica, il 5 gennaio 1892 il nuovo sindaco Alessandro Escoffier nominò un’altra commissione per il monumento composta da undici membri.

Nella seconda seduta della commissione del 15 marzo 1892 si presero quindi in esame alcune incisioni relative a monumenti, fornite dalla Casa editrice Sonzogno di Milano.

Nel frattempo furono esaminati anche vari bozzetti, tra cui uno presentato dallo scultore genovese attivo a Roma Filippo Giulianotti, e altri tre che erano stati esposti nell’atrio del Teatro Principe Amedeo, mentre all’amministrazione pervennero nello stesso lasso di tempo stampati e offerte da parte di Ettore Ximenes e Oldofredi.

La "Tuffolina" dello scultore Tabacchi che era a bordo della piscina dell'ex Hotel de la MedierranéeLe autorità comunali, alla ricerca di un nome di prestigio, avanzarono allora la proposta di erigere il monumento allo scultore Odoardo Tabacchi, già noto in città La scultura di Tabacchi, la "Cica-Cica" oggi decorazione del Casinòper aver eseguito la statua della Tuffolina e quella della Cica-Cica, allora sistemata nei locali del palazzo municipale in piazza Nota.


Fu proprio quest’ultima opera ad aver spinto l’amministrazione comunale ad interpellare Tabacchi, al quale, dal momento che si poteva disporre al massimo di solo ottomila lire, fu proposto di riprendersi, a titolo di parziale pagamento, la sua Cica-Cica e di eseguire per la restante cifra il monumento all’eroe.

Con missiva inviata dall’Accademia Albertina di Torino il 21 maggio 1893, lo scultore interpellato si dichiarò disposto al cambio a patto che non venisse messo in gara con altri concorrenti. In effetti, negli anni successivi, sarebbero giunte all’amministrazione comunale altre lettere di proposta, tra cui due dello scultore lombardo Giuseppe Cerini nel 1894 e una dello scultore sanremese Filippo Ghersi nel 1897.

Nonostante fosse stata nominata un’altra commissione nel 1897, composta dall’architetto Pio Soli, da Angelo Nota e da Giacomo Drago, che declinò l’invito, non fu assunta alcuna decisione in merito.
La Cica-Cica rimase quindi di proprietà dell’amministrazione comunale, mentre l’incarico per la realizzazione del monumento venne affidato nel 1903 a Emilio Di Ciolo, un mediocre scultore locale, che insegnava allora disegno e figura plastica ornamentale presso la Federazione Operaia sanremese.
L’artista offrì gratuitamente all’amministrazione comunale il bozzetto a grandezza naturale del futuro monumento, dichiarando di accettare come compenso per l’opera finita ed eseguita in bronzo e granito rosso di Baveno, la somma di sole 14.000 lire.
L’amministrazione sembrò sulle prime assecondare le richieste del Di Ciolo che coinvolse nei preventivi anche la fonderia artistica fiorentina di Gusmano Vignali.

Il monumento nel 1920Nel 1904 fu deciso di nominare una nuova commissione per valutare l’opera del Di Ciolo. Lo scultore Pietro Canonica, assai conosciuto in città, rifiutò l’invito di far parte della commissione, mentre diedero il loro consenso Pio Soli, lo scultore fiorentino Ezio Ceccarelli e il pittore torinese Giacomo Grosso. Avendo deciso l’Amministrazione di disfarsi al più presto del petulante scultore locale, la commissione bocciò rapidamente il progetto e propose di rimborsare a Di Ciolo la somma di mille lire per il bozzetto, anche se all’inizio questo era stato offerto gratuitamente.

Il Consiglio comunale accettò alla fine di rimborsare l’artista matuziano, che in seguito avrebbe tuttavia presentato varie rimostranze per protestare contro il trattamento subito.

Il Monumento con dietro un chiosco per la musica coperto
Nell’estate del 1905, su proposta di Giacomo Grosso, venne finalmente incaricato dell’esecuzione dell’opera lo scultore piemontese Leonardo Bistolfi, uno degli artisti più noti e quotati del tempo, il quale accettò l’incarico nonostante i numerosi impegni, forse anche per riaversi dalla bocciatura subita al concorso per l’omonimo monumento milanese vinto da Ximenes.
Nella seduta del Consiglio comunale del 9 agosto 1905 fu approvata la relativa convenzione, che era stata concordata due settimane prima con lo scultore di Casale Monferrato.


In vista dell’inaugurazione del monumento, la cui realizzazione si protrasse tuttavia per vari anni anche a causa degli altri pressanti impegni di Bistolfi, l’Amministrazione comunale, nella seduta dell’8 febbraio 1908, decise di affidare l’incarico di eseguire il manifesto dell’inaugurazione al pittore toscano Plinio Nomellini, Galileo Chini fu invece invitato a realizzare il programma illustrato della manifestazione, mentre l’artista genovese Edoardo De Albertis fu incaricato di eseguire una targhetta metallica per il monumento.

I giardini della Passeggiata Imperatrice dov'è posto il monmentoIn tale occasione venne pure indicato per il discorso inaugurale Gabriele D’Annunzio, che era stato contattato il 20 febbraio 1908 a Roma dal redattore del «Caffaro» Mario Maria Martini.
Il poeta rinunciò però all’invito e così l’amministrazione decise di inviare tre telegrammi a Giovanni Pascoli per invitarlo a tenere uno dei discorsi inaugurali.
Pascoli decise di accettare l’invito, tanto che il suo nome compariva in tutti i programmi a stampa e nel manifesto di Nomellini, ma non potè partecipare tuttavia alla manifestazione in quanto fu costretto a sottoporsi ad una delicata operazione proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto essere a Sanremo per tenere il discorso ufficiale davanti al nuovo monumento.


Alle otto e trenta di sera del 25 aprile 1908 i festeggiamenti per l’inaugurazione del monumento, che fu collocato in uno slargo dei giardini della passeggiata Imperatrice, si aprirono con un discorso tenuto dal letterato e poeta Giovanni Marradi, mentre la mattina successiva si tennero i discorsi ufficiali dell’autore del monumento Leonardo Bistolfi, del sindaco socialista di Sanremo Orazio Raimondo e del giornalista e direttore del «Corriere della Sera» Giovanni Borelli.

Il giorno dell'Inaugurazione del MonumentoScriveva il Corriere della Sera del 27 aprile« ... alle 11 il corteo si ordina in piazza Colombo. Apre la sfilata un drappello di carabinieri in alta tenuta; seguono i garibaldini e i reduci delle patrie battaglie, le bandiere dei comuni di Sanremo e Porto Maurizio, il consiglio comunale di Sanremo, le rappresentanze di numerosi Municipi italiani e francesi, quasi tutte le Società, Camere del lavoro e circoli Socialistici Liguri, le logge massoniche in gran numero, specialmente francesi e le scuole. Una selva di bandiere si presenta all'occhio dello spettatore: sono più di 200. Il corteo sfila ordinatissimo, al suono dell'inno di Garibaldi, attraverso Via Vittorio Emanuele e corso dell'Imperatrice, imbandierati e assiepati di pubblico che, seguendo il corteo, si riversa, calpestandole, nelle splendide aiuole intorno al monumento, avendo trovato lo spazio libero occupato da più frettolosi spettatori. Faticosissimo è il servizio d'ordine: pur tuttavia non si ha da lamentare alcun incidente. Sono le 11,40. Le bandiere si raccolgono a stento attorno al monumento: i garibaldini si impongono sull'attenti, la tromba squilla, cade la tela. Le musiche intonano l'inno fatidico. Il momento è solenne. Si sente l'ammirazione della folla nel silenzio profondo, rotto subito da uno scrosciante applauso. Si agitano cappelli dalle tribune, dagli alberi, dagli annosi pini, che sembrano fruttificare grappoli di uomini. Si rilevano evviva… ».

Il 27 aprile il poeta Angiolo Silvio Novaro tenne un altro discorso davanti agli scolari della città, che avevano sfilato davanti al monumento, alla cui inaugurazione parteciparono anche importanti letterati e pittori che all’epoca collaboravano al periodico letterario «La Riviera Ligure» della famiglia Novaro, legata agli esponenti più autorevoli della corrente decadentista italiana.

L'Eroe dei Due Mondi che guarda lontanoNel monumento Bistolfi volle rappresentare l’Eroe dei Due Mondi, in età ormai matura, in piedi, con lo sguardo rivolto verso la sua Caprera, appoggiato e avvolto dal basamento di granito, in atteggiamento pensoso, i capelli mossi dal vento e il poncho avvolgente con toni nobili e maestosi la sua figura.

Il basamento con le immagini che riportano alla sua vitaAi suoi piedi sono disposti sei bassorilievi in bronzo raffiguranti altrettanti momenti illustrativi della vita di Garibaldi: l’isola di Caprera, simboleggiata da una fanciulla tra le onde (Elegia della solitudine); un’onda che si trasforma in due figure che si abbracciano (Canto d’amore); un gruppo di fanciulle ritratte mentre danzano (Voci di gioia); una figura maschile con una femminile attorniate da mari e monti (Grido di libertà); alcuni uomini in corsa lanciati con entusiasmo al di là del mare (L’Inno dei Mille); trionfo di un guerriero defunto (L’Eroe).

Il lavoro di Bistolfi avrebbe quindi influenzato notevolmente vari scultori operanti nella nostra città, tra i quali Jules Van Biesbroeck, che riprese alcuni motivi caratterizzanti la plastica dello scultore piemontese nella tomba di Catherine Coudlougon, dove l’influsso di Bistolfi si rivela soprattutto nei tenui sfilamenti di luce che affiorano nel volume bronzeo del monumento.

Il Monumento in uno delle sue molteplici sistemazioni Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale alcuni proposero la fusione del monumento allo scopo di ottenere metallo per cannoni (sorte che era toccata nel 1942 alla statua di Vincenzo Pasquali sopra il monumento ai caduti di corso Mombello) ma fortunatamente la proposta non ebbe seguito grazie anche Il Monumento dopo il recente restauroall’intervento di un gruppo di coraggiosi cittadini capeggiati dal pittore sanremese Carlo Alberto, che fece nascondere il monumento in un deposito di via Ruffini sino alla fine della guerra.


Recentemente, in seguito anche ad un progressivo deterioramento del monumento, è stato realizzato un accurato e puntuale restauro sia della statua dell’Eroe che del relativo basamento, che ne ha restituito l’originario splendore e la lucentezza di un tempo.

(fonte: tratto da un articolo di Andrea Gandolfo su "Riviera24.it" del 10/01/2018; immagini da Web ed Archivio privato)