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I Monumenti dedicati ai ricordi ed a decorazione della Città


Il Monumento ai Caduti

Il Monumento in bella vista nell'incrocioPosto nella parte nord dei giardini inferiori di corso Mombello, all'incrocio con Via Roma, fu dedicato ai Caduti della Guerra 1915-1918.

L'iniziativa di erigere un monumento ai Caduti a Sanremo era stata presa già nel gennaio 1921 dall'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, presieduta dal ragioner Aldo Ravina, che il 20 marzo dello stesso anno venne anche nominato presidente del Comitato Esecutivo per la realizzazione del monumento.

Il Comitato, poi presieduto dal professor Antonio Canepa e dal sindaco Bensa, incominciò allora a raccogliere i fondi necessari per l'erezione del monumento, ai quali contribuì anche la Regina Margherita che riuscì a ottenere dalle Ferrovie dello Stato 80 quintali di rottami di bronzo ad un prezzo ribassato dal 40%.
Biglietto d'invito ad un evento per raccolta fondi per la costruzione
Per incrementare ulteriormente la raccolta dei fondi occorrenti, era stata anche indetta una grande Lotteria che aveva come premio un'automobile Fiat 520 dal valore di L. 25.000 e che fu assegnata al signor Ernesto Cavallero Lastress.

Il progetto era stato affidato allo scultore Vincenzo Pasquali che lavorò alla fusione dell'opera e che per la cui realizzazione venne corrisposto un compenso di L. 175.000.
Il Monumento visto dal retroNel giugno del 1923 tutto era pressoché terminato e il sindaco Bensa, accompagnato dal vice presidente del Comitato Giovanni Boeri, fu ricevuto a Roma dal Re Vittorio Emanuele III, che accettò l'invito di recarsi a Sanremo per presenziare all'inaugurazione del monumento.
Il basamento e la statua
La statua, alta sei metri, su un basamento parallelepipedo trapezioidale poggiato su quattro gradini e incorniciato in alto da un fascio littorio in bronzo che gira intorno a tutti i quattro lati, terminante con una struttura piramidale che fungeva da appoggio all’imponente gruppo scultoreo bronzeo, alto sei metri raffigurante la Vittoria Alata, una donna su un cavallo impennato che brandisce una spada, con i condottieri ai suoi piedi.

Sui lato frontale la dedica ai caduti e sugli altri tre i nomi della città redente, Trento e Trieste e quella di Roma.

Il 12 novembre 1923 il Re giunse a Sanremo proveniente da Racconigi accompagnato dal principe Umberto e dal generale Cittadini, suo aiutante di campo.

Arrivo del Re Vittorio Emanuele III al palco di fronte al MonmentoAccolto alla stazione ferroviaria dall'alto commissario delle FFSS Torre, in rappresentanza del governo, dal prefetto di palazzo duca Borea d'Olmo, dal senatore Marsaglia e dalle autorità cittadine, passò allora in rassegna i reparti del 42° Reggimento Fanteria e di dodici bande musicali, mentre la corazzata Duilio, ancorata nella rada del porto insieme al cacciatorpediniere San Martino, sparava ventuno cannonate a salve.

Il palco con il Re e la Regina MadreVittorio Emanuele III giunse quindi in corso Umberto e prese posto sul palco delle autorità accanto alla regina madre.


Il monumento dopo tolto il velo che lo coprivaSubito dopo venne tolto il velario che ricopriva il monumento, mentre le bande musicali presenti intonavano l'inno del Piave.

Dopo che il vescovo di Ventimiglia Ambrogio Daffra ebbe impartita la benedizione al monumento, prese la parola l'oratore ufficiale della cerimonia Corrado Marchi, direttore del "Corriere Mercantile" di Genova, che rivolse un saluto commosso ai caduti sanremesi, mentre tutti i rappresentanti delle associazioni combattentistiche, operaie, cattoliche, professionali e sportive della provincia sfilavano davanti al palco reale.


Vittorio Emanuele al Casinò insieme a Maometto VITerminata la cerimonia, il re si recò alla chiesa russa per visitare le tombe dei suoi suoceri e quindi al Casinò Municipale, dove ricevette l'omaggio delle principali personalità del mondo politico locale, tra cui anche il Sultano Maometto VI con il quale il re ebbe un breve colloquio.

Verso le 12 Vittorio Emanuele III si recò infine alla stazione ferroviaria, dove salì sul treno reale partendo subito dopo alla volta di Bordighera per raggiungere la regina madre insieme al principe ereditario.

Purtroppo, nel corso della seconda guerra mondiale, data la penuria di metallo adatto alla fusione di armi, la statua in bronzo fu rimossa dal piedestallo e dirottata al Centro Raccolta Metalli.


Il basamento per decenni rimasto privo della statuaL’opera era destinata alla fusione, ma la sua fine fu sempre avvolta nel mistero tanto che sembra che finì invece in un deposito del Comune, dove rimase Il basamento del monumentoabbandonata fino alla Liberazione, ma anche questo non è mai stato accertato.

Da quel momento su di essa è calato l’oblio.




La parte alta del nuovo MonumentoNon venne più sostituita fino a quando, il 2 giugno 2018, in occasione della Festa della Repubblica, grazie alla generosa donazione della Sig.ra Elsa Ausenda e del La nuova statua della Vittoria Alatamarito Renato Carlo, scomparso anni fa, è stato possibile collocare sul basamento una copia del monumento originale.


Con l’autorizzazione del Comune di Sanremo e della Sopraintendenza ai Beni culturali di Genova e anche grazie all’impegno della galleria Denuzzo e dell’architetto Gianni Salesi, l'opera fu commissionata al Maestro d’Arte Domenico Sepe, napoletano d'origine, che, prima di iniziare il lavoro, studiò bene il bozzetto originale conservato nel Museo Civico.


Il Maestro Domenico Sepe al lavoro


La cerimonia dell'inaugurazione si svolse alle 9,30 partendo da Piazza Colombo con una sfilata di rappresentanti dell'ANPI, arrivando alle 9,45 al Monumento, all'incrocio tra Via Roma e Corso Mombello dove fu scoperto il Gruppo bronzeo alla presenza di alcune Autorità e numerosi ex combattenti.

Il momento della cerimonia dell'inaugurazione Anche molti cittadini erano presenti, oltre che per la solennità del momento anche per la curiosità di guardare il basamento che per tanti anni hanno visto monco, ripristinato con un'opera di cui hanno solo sentito parlare.


Il momunento pronto per l'inaugurazioneL'idea di rimettere sul piedestallo del Monumento ai Caduti, rimasto da tempo orfano della sua statua, un Gruppo di Bronzo che, almeno nello spirito, la uguagliasse, venne proprio al Sig. Marco Renato Carlo.


Carlo partecipò alla Seconda Guerra Mondiale facendo parte del "Pieve di Teco", glorioso Reparto Alpino che si distinse sia durante la Grande Guerra che nell' ultima.
Era a coscrizione locale e tantissimi Alpini che ne hanno fatto parte erano originari della provincia, tra cui appunto il Carlo che, reduce dalla prigionia in Germania volle ricordare i tanti suoi commilitoni Caduti, destinando al Comune di Sanremo la somma, ricavata da una raccolta collettiva, promossa anche da altri volontari, necessaria a ricostruire il Monumento ai Caduti della città.

L'opera sua, come detto, è stata poi portata a buon fine dalla sua vedova, Elsa Ausenda.

(libera elabolarazione da testi di Autori vari e scritti dalle pagine del nostro Gruppo su Facebook; immagini dal Web e da archivio privato)


Alla notizia della morte di Garibaldi, avvenuta a Caprera il 2 giugno 1882, si moltiplicarono in tutta Italia sottoscrizioni e offerte per erigere monumenti in onore dell’eroe.
Numerose società operaie e popolari aprirono sottoscrizioni tra i loro iscritti allo stesso scopo, seguite da parecchie amministrazioni comunali.

Il complesso del Momunento ai giorni nostriAnche Sanremo non volle essere da meno e già il 7 giugno la Giunta municipale nominava una speciale commissione, costituita da dodici consiglieri, al fine di promuovere una pubblica sottoscrizione per l’erezione di un monumento a Garibaldi nella nostra città.
Trascorso un decennio di sostanziale rimozione della pratica, il 5 gennaio 1892 il nuovo sindaco Alessandro Escoffier nominò un’altra commissione per il monumento composta da undici membri.

Nella seconda seduta della commissione del 15 marzo 1892 si presero quindi in esame alcune incisioni relative a monumenti, fornite dalla Casa editrice Sonzogno di Milano.

Nel frattempo furono esaminati anche vari bozzetti, tra cui uno presentato dallo scultore genovese attivo a Roma Filippo Giulianotti, e altri tre che erano stati esposti nell’atrio del Teatro Principe Amedeo, mentre all’amministrazione pervennero nello stesso lasso di tempo stampati e offerte da parte di Ettore Ximenes e Oldofredi.

La "Tuffolina" dello scultore Tabacchi che era a bordo della piscina dell'ex Hotel de la MedierranéeLe autorità comunali, alla ricerca di un nome di prestigio, avanzarono allora la proposta di erigere il monumento allo scultore Odoardo Tabacchi, già noto in città La scultura di Tabacchi, la "Cica-Cica" oggi decorazione del Casinòper aver eseguito la statua della Tuffolina e quella della Cica-Cica, allora sistemata nei locali del palazzo municipale in piazza Nota.


Fu proprio quest’ultima opera ad aver spinto l’amministrazione comunale ad interpellare Tabacchi, al quale, dal momento che si poteva disporre al massimo di solo ottomila lire, fu proposto di riprendersi, a titolo di parziale pagamento, la sua Cica-Cica e di eseguire per la restante cifra il monumento all’eroe.

Con missiva inviata dall’Accademia Albertina di Torino il 21 maggio 1893, lo scultore interpellato si dichiarò disposto al cambio a patto che non venisse messo in gara con altri concorrenti. In effetti, negli anni successivi, sarebbero giunte all’amministrazione comunale altre lettere di proposta, tra cui due dello scultore lombardo Giuseppe Cerini nel 1894 e una dello scultore sanremese Filippo Ghersi nel 1897.

Nonostante fosse stata nominata un’altra commissione nel 1897, composta dall’architetto Pio Soli, da Angelo Nota e da Giacomo Drago, che declinò l’invito, non fu assunta alcuna decisione in merito.
La Cica-Cica rimase quindi di proprietà dell’amministrazione comunale, mentre l’incarico per la realizzazione del monumento venne affidato nel 1903 a Emilio Di Ciolo, un mediocre scultore locale, che insegnava allora disegno e figura plastica ornamentale presso la Federazione Operaia sanremese.
L’artista offrì gratuitamente all’amministrazione comunale il bozzetto a grandezza naturale del futuro monumento, dichiarando di accettare come compenso per l’opera finita ed eseguita in bronzo e granito rosso di Baveno, la somma di sole 14.000 lire.
L’amministrazione sembrò sulle prime assecondare le richieste del Di Ciolo che coinvolse nei preventivi anche la fonderia artistica fiorentina di Gusmano Vignali.

Il monumento nel 1920Nel 1904 fu deciso di nominare una nuova commissione per valutare l’opera del Di Ciolo. Lo scultore Pietro Canonica, assai conosciuto in città, rifiutò l’invito di far parte della commissione, mentre diedero il loro consenso Pio Soli, lo scultore fiorentino Ezio Ceccarelli e il pittore torinese Giacomo Grosso. Avendo deciso l’Amministrazione di disfarsi al più presto del petulante scultore locale, la commissione bocciò rapidamente il progetto e propose di rimborsare a Di Ciolo la somma di mille lire per il bozzetto, anche se all’inizio questo era stato offerto gratuitamente.

Il Consiglio comunale accettò alla fine di rimborsare l’artista matuziano, che in seguito avrebbe tuttavia presentato varie rimostranze per protestare contro il trattamento subito.

Il Monumento con dietro un chiosco per la musica coperto
Nell’estate del 1905, su proposta di Giacomo Grosso, venne finalmente incaricato dell’esecuzione dell’opera lo scultore piemontese Leonardo Bistolfi, uno degli artisti più noti e quotati del tempo, il quale accettò l’incarico nonostante i numerosi impegni, forse anche per riaversi dalla bocciatura subita al concorso per l’omonimo monumento milanese vinto da Ximenes.
Nella seduta del Consiglio comunale del 9 agosto 1905 fu approvata la relativa convenzione, che era stata concordata due settimane prima con lo scultore di Casale Monferrato.


In vista dell’inaugurazione del monumento, la cui realizzazione si protrasse tuttavia per vari anni anche a causa degli altri pressanti impegni di Bistolfi, l’Amministrazione comunale, nella seduta dell’8 febbraio 1908, decise di affidare l’incarico di eseguire il manifesto dell’inaugurazione al pittore toscano Plinio Nomellini, Galileo Chini fu invece invitato a realizzare il programma illustrato della manifestazione, mentre l’artista genovese Edoardo De Albertis fu incaricato di eseguire una targhetta metallica per il monumento.

I giardini della Passeggiata Imperatrice dov'è posto il monmentoIn tale occasione venne pure indicato per il discorso inaugurale Gabriele D’Annunzio, che era stato contattato il 20 febbraio 1908 a Roma dal redattore del «Caffaro» Mario Maria Martini.
Il poeta rinunciò però all’invito e così l’amministrazione decise di inviare tre telegrammi a Giovanni Pascoli per invitarlo a tenere uno dei discorsi inaugurali.
Pascoli decise di accettare l’invito, tanto che il suo nome compariva in tutti i programmi a stampa e nel manifesto di Nomellini, ma non potè partecipare tuttavia alla manifestazione in quanto fu costretto a sottoporsi ad una delicata operazione proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto essere a Sanremo per tenere il discorso ufficiale davanti al nuovo monumento.


Alle otto e trenta di sera del 25 aprile 1908 i festeggiamenti per l’inaugurazione del monumento, che fu collocato in uno slargo dei giardini della passeggiata Imperatrice, si aprirono con un discorso tenuto dal letterato e poeta Giovanni Marradi, mentre la mattina successiva si tennero i discorsi ufficiali dell’autore del monumento Leonardo Bistolfi, del sindaco socialista di Sanremo Orazio Raimondo e del giornalista e direttore del «Corriere della Sera» Giovanni Borelli.

Il giorno dell'Inaugurazione del MonumentoScriveva il Corriere della Sera del 27 aprile« ... alle 11 il corteo si ordina in piazza Colombo. Apre la sfilata un drappello di carabinieri in alta tenuta; seguono i garibaldini e i reduci delle patrie battaglie, le bandiere dei comuni di Sanremo e Porto Maurizio, il consiglio comunale di Sanremo, le rappresentanze di numerosi Municipi italiani e francesi, quasi tutte le Società, Camere del lavoro e circoli Socialistici Liguri, le logge massoniche in gran numero, specialmente francesi e le scuole. Una selva di bandiere si presenta all'occhio dello spettatore: sono più di 200. Il corteo sfila ordinatissimo, al suono dell'inno di Garibaldi, attraverso Via Vittorio Emanuele e corso dell'Imperatrice, imbandierati e assiepati di pubblico che, seguendo il corteo, si riversa, calpestandole, nelle splendide aiuole intorno al monumento, avendo trovato lo spazio libero occupato da più frettolosi spettatori. Faticosissimo è il servizio d'ordine: pur tuttavia non si ha da lamentare alcun incidente. Sono le 11,40. Le bandiere si raccolgono a stento attorno al monumento: i garibaldini si impongono sull'attenti, la tromba squilla, cade la tela. Le musiche intonano l'inno fatidico. Il momento è solenne. Si sente l'ammirazione della folla nel silenzio profondo, rotto subito da uno scrosciante applauso. Si agitano cappelli dalle tribune, dagli alberi, dagli annosi pini, che sembrano fruttificare grappoli di uomini. Si rilevano evviva… ».

Il 27 aprile il poeta Angiolo Silvio Novaro tenne un altro discorso davanti agli scolari della città, che avevano sfilato davanti al monumento, alla cui inaugurazione parteciparono anche importanti letterati e pittori che all’epoca collaboravano al periodico letterario «La Riviera Ligure» della famiglia Novaro, legata agli esponenti più autorevoli della corrente decadentista italiana.

L'Eroe dei Due Mondi che guarda lontanoNel monumento Bistolfi volle rappresentare l’Eroe dei Due Mondi, in età ormai matura, in piedi, con lo sguardo rivolto verso la sua Caprera, appoggiato e avvolto dal basamento di granito, in atteggiamento pensoso, i capelli mossi dal vento e il poncho avvolgente con toni nobili e maestosi la sua figura.

Il basamento con le immagini che riportano alla sua vitaAi suoi piedi sono disposti sei bassorilievi in bronzo raffiguranti altrettanti momenti illustrativi della vita di Garibaldi: l’isola di Caprera, simboleggiata da una fanciulla tra le onde (Elegia della solitudine); un’onda che si trasforma in due figure che si abbracciano (Canto d’amore); un gruppo di fanciulle ritratte mentre danzano (Voci di gioia); una figura maschile con una femminile attorniate da mari e monti (Grido di libertà); alcuni uomini in corsa lanciati con entusiasmo al di là del mare (L’Inno dei Mille); trionfo di un guerriero defunto (L’Eroe).

Il lavoro di Bistolfi avrebbe quindi influenzato notevolmente vari scultori operanti nella nostra città, tra i quali Jules Van Biesbroeck, che riprese alcuni motivi caratterizzanti la plastica dello scultore piemontese nella tomba di Catherine Coudlougon, dove l’influsso di Bistolfi si rivela soprattutto nei tenui sfilamenti di luce che affiorano nel volume bronzeo del monumento.

Il Monumento in uno delle sue molteplici sistemazioni Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale alcuni proposero la fusione del monumento allo scopo di ottenere metallo per cannoni (sorte che era toccata nel 1942 alla statua di Vincenzo Pasquali sopra il monumento ai caduti di corso Mombello) ma fortunatamente la proposta non ebbe seguito grazie anche Il Monumento dopo il recente restauroall’intervento di un gruppo di coraggiosi cittadini capeggiati dal pittore sanremese Carlo Alberto, che fece nascondere il monumento in un deposito di via Ruffini sino alla fine della guerra.


Recentemente, in seguito anche ad un progressivo deterioramento del monumento, è stato realizzato un accurato e puntuale restauro sia della statua dell’Eroe che del relativo basamento, che ne ha restituito l’originario splendore e la lucentezza di un tempo.

(fonte: tratto da un articolo di Andrea Gandolfo su "Riviera24.it" del 10/01/2018; immagini da Web ed Archivio privato)


Monumento ai Caduti di Cefalonia

Il Monumento nell'aiuola inferiore del corso MombelloLa targa dedicata allìAutore dell'operaIl Monumento dedicato ai Caduti di Cefalonia, opera dello Professor Renzo Orvieto (partigiano, scultore e pittore piemontese legato alla Città dei Fiori), è posta nel centro del'aiuola inferiore di corso Mombello, verso l’incrocio con via Nino Bixio.

Commemora l’estrema resistenza e lo sterminio della Divisione "Acqui" a Cefalonia e Corfù che, a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, non volllero arrendersi ai nazisti.
I pochi superstiti vennero fatti prigionieri e mandati nei campi di concentramento.



Fu inaugurato il 23 settembre 1979 nel corso di una solenne cerimonia, tenutasi in occasione del 36° anniversario dell'eccidio, alla quale intervennero numerosi reduci e cittadini, che assistettero al saluto del sindaco di Sanremo Osvaldo Vento e al discorso ufficiale del presidente dell'Associazione nazionale reduci e famiglie caduti Divisione "Acqui", generale Renzo Apollonio.

In una targa marmorea posta sotto la statua del monumento è incisa la scritta: «Anche sotterra sempre levati i giusti».


Il Monumento con la lapide commemorativa ai suoi piediPer l'analogia, vicino all’opera dell'Orvieto è stata posta dall’Amministrazione Comunale il 27 gennaio 2012, Giorno della Memoria per non dimenticare, una lapide in ardesia a ricordo degli I.M.I. (Internati Militari Italiani).

Fu fortemente voluta dal sig. Gerolamo Merlo, per ricordare gli I.M.I. sanremaschi ed in particolare suo fratello, Stefano Merlo, deportato da Spalato dopo l'8 settembre 1943 e deceduto di stenti a soli 24 anni il 18 gennaio 1945 nel campo di sterminio di Fullen, Germania Occidentale.

A seguito di molte difficoltà burocratiche, ma grazie al supporto dell'ANPI, dell'Istituto Storico della Resistenza ed associazioni di ex combattenti, la lastra fu finalmente approvata dall'amministrazione comunale e fatta inaugurare dal suo promotore collocandola accanto al già presente e maestoso Monumento di Caduti di Cefalonia, in quanto trattasi di vicende simili.
Durante la cerimonia di inaugurazione, alla presenza del Vicesindaco Claudia Lolli, è stata dettagliatamente spiegata la vicenda degli I.M.I. da parte del Dott. Gustavo Ottolenghi e Amelia Narciso, in rappresentanza dell'ANPI.
Da allora presso questi due monumenti si svolgono le annuali celebrazioni.

Lapide commemorativa degli Internati nei LagerLa lastra è in ardesia nera, di dimensione di un metro per un metro e riporta scolpito in bianco la prefazione del libro «Se questo è un uomo» di Primo Levi, chimico e scrittore italiano di origini ebraiche, che patì il lager di Auschwitz dal 20 febbraio 1944 sino alla liberazione del campo da parte dell’Armata Rossa il 27 gennaio 1945.

« Voi che vivete sicuri/ nelle vostre tiepide case… considerate se questo è un uomo/ che lavora nel fango… che muore per un sì o per un no… meditate che questo è stato/ vi comando queste parole/ scolpitele nel vostro cuore… ripetetele ai vostri figli ».

Sotto di esso la dedica agli I.M.I. sanremaschi deportati nei campi di concentramento dopo l'8 settembre 1943.

(fonti : testimonianza della Sig.ra Francesca Viale, nipote del promotore della lapide;
Storia&Arte&Cultura;
"Sanremo Guida al patrimonio artistico e monumentale della città";
 immagini da Web ed Archivio privato)


Monumento alla Resistenza

Il Monumento alla ResistenzaIl Monumento, sotto le mura del Forte di Santa Tecla a fianco degli scavi archeologiciII Monumento, era in origine collocato al centro della piana antistante, in sostituzione simbolica della fontana monumentale formata dalle tre M di Mussolini dell'era fascista, che si ergeva in quel punto: con i lavori di restauro dei giardini è stato necessario spostarlo leggermente dal centro della piazzola per lasciare spazio ai sottostanti reperti archeologici.

  

     Gli scavi archeologici di Pian di Nave


Dépliant per l'inaugurazione del MonumentoL'opera, realizzata dallo scultore, pittore e partigiano Renzo Orvieto, rappresenta uomo seminudo con le mani legate a un albero, probabilmente ulivo, piegato in avanti dopo essere stato fucilato. Il gruppo scultoreo è costituito in bronzo dalle dimensioni di cinque metri per cinque e con una profondità di 3,20 metri.
La collocazione del monumento direttamente sopra un tappeto erboso, senza piedistallo, vuole simboleggiare lo speciale legame che ha unito il partigiano alla terra.

Fu inaugurato il 2 giugno 1972 nel corso di una manifestazione, tenuta nella ricorrenza della festa della Repubblica, alla quale parteciparono oltre settemila persone.
Alla cerimonia di inaugurazione del monumento, donato dallo stesso Orvieto al Comune di Sanremo e collocato in un apposito spazio verde lungo i Giardini Vittorio Il Monumento sotto le mura del Forte ed in primo piano la dabella descrittivaVeneto a fianco del forte di Santa Tecla, parteciparono delegatidi associazioni partigiane e semplici cittadini provenienti da varie regioni del nord e centro Italia, dalla Jugoslavia e dalla Francia, oltre ai gonfaloni dei comuni di Cuneo, Boves, Milano, Genova, Domodossola, Sesto San Giovanni, Gorizia, Marzabotto, Vittorio Veneto, Ravenna e Stazzema, tutte città decorate con medaglia d'oro al Valor militare per attività partigiana.

Nel corso della cerimonia tennero i discorsi ufficiali per l'inaugurazione del monumento il sindaco di Sanremo Piero Parise, il presidente nazionale dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) Arrigo Boldrini e il sottosegretario agli Esteri Angelo Salizzoni, che ricordò come la guerra di Liberazione fosse stata un grande movimento popolare e sottolineò l'esigenza di vigilare per evitare che i valori della Resistenza venissero traditi.

Annotazione storica:
Nel periodo della Resistenza contro il nazifascismo, la Liguria, come il resto d'Italia, era divisa in zone di competenza nella quale agivano gruppi omogenei di combattenti partigiani.

La nostra zona era la "prima Zona LIguria" e che agì dal settembre del 1943 all'aprile del 1945, come bien spiegato nel pannello descrittivo di fronte alla statua.


Tabella descrittiva degli eventiSi estendeva dal torrente Roja (Latte di Ventimiglia) al torrente Pennavaire (Ceriale) e a tutto il relativo entroterra; per attività partigiana il Gonfalone della provincia di Imperia è stato decorato con medaglia d'oro al Valor Militare,

« a consacrazione del sacrificio eroico delle genti della "prima Zona Liguria" che, con la lotta armata, hanno liberato lo loro terra dall'oppressione del nazifascismo, riscattando con la Resistenza l'onore della nostra patria ».

Sei sono le nostre Medaglie d'oro alla memoria. assegnate a sei giovani Partigiani che eroicamente hanno sacrificato la vita: il più giovane di essi aveva solo 14 anni.
Parteciparono alla lotta divisioni di combattenti provenienti da diverse parti politiche e tra questi si ricordano i nomi e le imprese dei Comandanti delle divisioni Garibaldine che qui hanno operaio: tra i tanti, ricordiamo Felice Cascione, "U Megu", autore di "Fischia il vento", canzone simbolo della Resistenza imperiese, Silvio Ronfante, il "Cion" morto a Upega, Nino Siccardi, U' "Cürtu", Gino Napolitano."Gino", e Guglielmo Vittorio,"Vittò": a questi ultimi due sono stati dedicati rispettivamente i giardini in cui sorge questo monumento e quelli davanti al Forte Santa Tecla.
Perché gli anziani ricordino e i giovani sappiano.

L'Iscrizione scolpita su una lastra di pietra alla sua base recita:
«  25 aprile 1945/Eroi senza uniforme/umili e fieri/fanno guerra alle guerre e agli oppressori/eroi di sempre/poeti e operai trovano la morte/ad un solo cenno uniti /a un capestro uniti sempre nella resistenza ».

(fonti: dal libro "Sanremo Guida al patrimonio artistico e monumentale della città"; altre provenienze; immagini  da Achivio privato e Web)


Monumenti agli Autieri d'Italia

La Lapide del MonumentoNel marzo scorso, su richiesta dell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia, sezione sanremese Pino Panizzi rappresentata dal suo presidente, Vittorio Morra, la Giunta Comunale, deliberò di erigere un monumento in pietra nel giardino tra via Ruffini e corso Orazio Raimondo.

Inaugurazione del MonumentoIn un primo momento l’Associazione aveva richiesto l’area prospiciente il monumento per i Caduti di Nassiryia nel tratto di pista ciclabile parallelo a via Nino Bixio. Poi, in accordo con il Comune, è stata scelta la destinazione approvata dalla Giunta.

Finalmente, nella mattinata di quest'oggi, 28 giugno 2018, precisamente alle 10,30, è stato inaugurato il monumento dell’Associazione degli Autieri di Sanremo, la quale Associazione, nata al termine del primo conflitto mondiale quando, nel 1918, un gruppo di reduci automobilisti, spinti dal desiderio di ritrovarsi, promosse l’iniziativa di costituire un’associazione che li rappresentasse.

Cosi nel 1921, in Milano, il comitato promotore fondò l’Associazione Nazionale Automobilisti in Congedo (ANAC).
Nel 1951 fu costituita, in Roma, l’Associazione Autieri d’Italia e, dalla fusione delle due associazioni, il 23 novembre 1952, nasceva l’Associazione Nazionale Autieri d’Italia (ANAI), con sede centrale in Roma.

Alcuni partecipanti alla Cerimonia

Da allora l’ANAI è sempre stata attiva e partecipe delle vicende della vita nazionale.

Il Presidente, Vittorio Morra

Alla cerimonia erano presenti, oltre al Presidente Vittorio Morra, le principali autorità cittadine, tra le quali il presidente del consiglio comunale Alessandro Il Grande, l’assessore Mauro Menozzi, ma anche i Carabinieri, gli Alpini, la Marina e i paracadutisti.


A seguire don Goffredo Sciupa ha benedetto il monumento a cui ha fatto seguito il maestro Venturelli che ha intonato le note del silenzio.

(Fonte: testi e immagini da "Sanremonews.it" del 28 giugno 2018; immagini da Web ed Archivio privato)


Monumento ad Orazio Raimondo

Il MonumentoL'idea di erigere un monumento in Sanremo a Orazio Raimondo iniziò a concretizzarsi già a poche settimane dall'improvvisa scomparsa dell'avvocato e uomo politico matuziano, quando la proposta fu sostenuta in modo particolare da un gruppo di amici ed estimatori dello scomparso.

Nel febbraio 1920 venne costituito un comitato nazionale d'onore per promuovere l'erezione del monumento, a cui aderirono illustri personalità del mondo politico, militare e accademico, tra i quali Luigi Albertini, Giovanni Amendola, Ivanoe Bonomi, Enrico Caviglia, Mario Missiroli, Vittorio Emanuele Orlando e Antonio Salandra, mentre a Sanremo veniva contemporaneamente fondato un comitato esecutivo formato da autorevoli esponenti delle istituzioni locali, associazioni combattentistiche, organi di stampa, organizzazioni studentesche e sindacali, allo scopo di attivarsi per la realizzazione del monumento.


Dopo la rilevazione della maschera del defunto da parte dello scultore Vincenzo Pasquali e l'inizio della raccolta dei fondi, l'esecuzione dell'opera venne affidata a Leonardo Bistolfi, già amico fraterno dello stesso Raimondo.
Il MonumentoLo scultore piemontese realizzò quindi una statua bronzea dell'uomo politico sanremese nella fase finale della sua attività artistica.

Secondo una voce circolata all'epoca, Bistolfi, ultimato il monumento nel 1932 avendone modellato solo il busto, sarebbe morto l'anno successivo e i suoi eredi avrebbero fatto aggiungere il resto della figura ad un anonimo e mediocre scultore.

Il monumento venne però inaugurato soltanto In mattina del 21 febbraio 1960 In uno spiazzo del giardini comunali ubicati lungo corso Salvo D'Acquisto davanti al Morgana, alla presenza delle massime autorità locali e di un folto pubblico, che ascoltarono l'orazione ufficiale tenuta dal presidente dell'Ordine degli Avvocati di Genova Andrea D'Andrea.

L'uomo politico sanremese è ritratto in piedi con la mano destra sul petto, in atteggiamento oratorio, sopra un piedistallo posto sulla base del monumento, priva di bassorilievi e su un lato della quale è incisa la semplice dicitura: "Sanremo a Orazio Raimondo 1875-1920".

(fonte tratta dal libro "Sanremo Guida al patrimonio artistico e monumentale della città"; immagini da Archivio privato e da Web)


Monumento a Siro Andrea Carli

Il Monumento a Siro Andrea CarliLa realizzazione del monumento si deve allo scultore locale Filippo Ghersi, che fin dal 1867 lanciò l'idea di eseguire una statua o un busto di Siro Andrea Carli da collocarsi sopra una fontana, ma il Comune non accolse subito la proposta, chiedendo di visionarne il relativo bozzetto.

Dopo oltre un ventennio, Ghersi, già allievo di Salvatore Revelli a Roma e protagonista indiscusso della vita figurativa sanremese a partire dal 1860, realizzò una statua in marmo del sindaco Carli caratterizzata da un esplicito ricorso a modelli classicistici tipici della prima metà del XIX secolo, che risultano tuttavia Il Monumento a Carli accanto alle scuoleattenuati da un tocco ispirato a una genuina interpretazione del "realismo sociale".

Alla fine del 1889 la statua di Carli fu collocata su un basamento situato sotto un'ala dell'ex monastero delle Turchine e quindi inaugurata ufficialmente il 5 gennaio 1890.



La fontana su cui sarà posta la statuaSoltanto nel secolo scorso, tuttavia, il monumento fu posto sopra una delle fontane volute da Carli stesso nell'attuale piazza Eroi Sanremesi, secondo quanto aveva chiesto l'autore dell'opera e il parere tecnico espresso dall'ingegnere Giacomo Picconi.

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L'iscrizione sulla base del MonumentoSul piedistallo del monumento è incisa la seguente iscrizione:
«Siro Andrea Carli / 1797 - 1857 / Sindaco di Sanremo / Deputato al Parlamento / filosofo medico letterato / insigne benefattore / promosse studi / aprì strade e viali / donò ricchezze di acque / cooperò al bene pubblico / con generosità di animo».

(fonte tratta dal libro "Sanremo Guida al patrimonio artistico e monumentale della città"; immagini da Archivio privato)


Monumento ai Caduti di tutte le Guerre

Il MonumentoInaugurato il 14 febbraio 1982 su un'aiuola posta su un lato dello spiazzo tra via Ruffini e corso Raimondo alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose cittadine e provinciali,agenti diplomatici e rappresentanti delle principali organizzazioni e associazioni delle Forze armate.

Nel corso della cerimonia tenne il discorsi inaugurale l'ex combattente avvocato Franco Ferrarsi, che fu presentato dal presidente dell'Associazione combattenti e reduci di Sanremo Francesco Bronda, mentre il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Angelo Raimondo Verardo pronunciò un'intensa omelia dopo Il Monumentoaver celebrato una Santa Messa prima dell'inaugurazione del monumento.



Quest'ultimo, realizzato dallo scultore Pietro Lorenzoni, è costituito da un caduto in marmo ritratto in posizione supina e sovrastato da un'ala metallica, Particolare della scritta sulla base del monumentomentre la parte antistante il basamento marmoreo del monumento reca la seguente iscrizione: "Ai caduti di tutte le guerre e di tutte le patrie".


Sul lato retrostante del basamento è invece inciso un breve componimento poetico dettato da Francesco Bronda e dedicato all'epopea del soldato.

 

(fonte tratta dal libro "Sanremo Guida al patrimonio artistico e monumentale della città"; immagini da Archivio privato)


Statua della "Primavera"

La statua della Primavera in tutta la sua bellezzaIl Corso Imperatrice, che è uno dei più prestigiosi percorsi a mare della Riviera dei Fiori ed una delle passeggiate più celebri d’Europa, anche per i risvolti La statua con il mare come sfondostorici che ne sono all’origine, è costeggiato sul lato verso mare dalla "Passeggiata dell’Imperatrice ", ed in mezzo ad un tappeto di fiori si incontra quello che è diventato il simbolo di Sanremo, cioè la statua della "Primavera", una fanciulla slanciata tra ghirlande di fiori, creata dallo scultore Vincenzo Pasquali che la eseguì nei primi anni venti del secolo scorso.



La Statua della "Dea Flora"Lo stesso che avrebbe eseguito diverse altre importanti opere scultoree cittadine, tra le quali la statua di San Francesco davanti alla chiesa dei Cappuccini, La statua dell' "Ondina"il Monumento ai caduti (vedere sopra) di corso Mombello, e le sue due gemelle,  dell' "Ondina", che, vagando per altri posti della città, ora è ubicata in un aiuola sulla parte alta dei giardini di corso Mombello e la "Dea Flora" posta nei giardini di Villa Ormond.

La famosa statua pare sia stata foggiata da Pasquali imitando le giovanili ed esuberanti fattezze della giovanissima figlia Italia, scomparsa recentemente, la quale ha tuttavia sempre negato di aver posato per il padre, ma che alcuni scritti, ritrovati ultimamente, ne confermano la veridicità.


La statua vista dietro con la Passeggiata ImperatriceDa allora rimase sempre nello stesso posto, in qualsiasi tempo, il più ammirato e naturalmente fotografato Monumento di Sanremo.

Purtroppo sembra proprio che ci siano persone che non hanno nulla di meglio da fare che prendersela col patrimonio pubblico ed in particolare con la "Primavera", con diversi atti vandalici.

La statua col piede amputatoIl 9 giugno 2017 dei vandali, non si sa se per portarsi a casa un trofeo o per semplice teppismo, avevano letteralmente amputato il piede destro della statua.

Ecco come il sindaco Alberto Biancheri commentò l’accaduto: «Stanotte hanno spaccato un piede alla statua della Primavera. Ho fissato incredulo la foto per alcuni minuti, chiedendomi cosa si possa avere nella testa per divertirsi a prendere a calci una statua fino a spaccarla. Non sono riuscito a darmi una risposta, se non che certa gente, priva di educazione, di senso civico, e senza il minimo rispetto per la bellezza che ci circonda e che tanto faticosamente si mantiene, al di là di eventuali multe andrebbe costretta a lunghi periodi di lavori socialmente utili per essere completamente rieducata. Nel frattempo, e nella speranza che qualcuno possa aver visto il vandalo responsabile del gesto, abbiamo già avviato le procedure per il restauro. La Primavera tornerà presto alla sua originale bellezza».
Al Comune, per porvi rimedio, comportò un intervento piuttosto laborioso e costoso.
I Giardini dell'Imperatrice con la statua ben in evidenza
Dopo questo, pur sembrando sempre giovane, dopo quasi cento anni dalla sua nascita, il 15 maggio del 2019 fu deciso di sottoporre quanto prima la statua a opere di manutenzione ordinaria.

Ma gli atti vandalici non cessarono, anzi.
La base della statua imbrattata di verniceIl 26 giugno del 2019, tutto il basamento della statua venne imbrattato con della vernice bianca.
Il Comune, che fu informato dei fatti dalla segnalazione di alcuni cittadini ed un giornale locale, dovette nuovamene intevenire, aggiungendo questo al restauro già predisposto a maggio.

Questo portò logicamente al rinvio dei lavori di "restiling" e all'intervento della ditta "Matuzia" di Sanremo, alla quale era stata affidata la cura della statua, oltre alla manutenzione ordinaria dell'area di rispetto, con la rimozione del manto erboso e la posa di un tessuto-non-tessuto e la posa di ghiaia bianca di Carrara tonda, oltre alla bordura.

Il costo dell'intervento era previsto in 3.900 euro, ma dopo lo sfregio, era ovviamente necessaria una somma maggiore per pulire la superficie con materiali specializzati.

Per il momento la situazione sembra essersi stabilizzata e la Statua risplende ancora della sua bellezza in mezzo a quell'aiuola di fiori che separa il corso dalla Passeggiata Imperatrice ed i suoi giardini.

(fonti: giornalistiche online "Sanremonews.it", "RIVIERA24.it", testi di Andrea Gandolfo; immagini dal Web e da Archivio privato)