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3 - Le vessazioni della Repubblica di Genova

Labaro dellla Repubblica di GenovaNaturalmente i rapporti con Genova non miglioravano, anzi. Più la Repubblica continuava ad introdurre nuove gabelle, più la Città si opponeva. Queste erano continue ad a volte ripetute. Nel 1663 sull'acquavite, nel 1670 sul sapone, nel 1697 sulla polvere da sparo, nel 1706 ancora sull'acquavite, nel 1707 nuovamente sul sapone e sulla polvere, nel 1712 sul tabacco, sul sapone e sulla polvere; nel 1714, oltre a riproporre la solita gabella sul tabacco, Genova cercò di applicare un'imposta di successione, oltre al divieto di vendere o fabbricare in San Remo acquavite o caffè senza licenza, provvedimenti che naturalmente non ebbero seguito. Nel 1717, dopo l'ennesima opposizione alla gabella sul tabacco, una grida genovese sulle carte, sui tarocchi e sui garrellini, i più comuni giochi del tempo, veniva respinta come « nulla e ingiusta ». Con una faccia tosta incredibile la Repubblica nel 1718, alle proteste dei Sanremesi affermava che « non si intendeva in modo alcuno vulnerare le condizioni e i privilegi di San Remo ».
E difatti, nel 1720, la gabella sul tabacco fu di nuovo introdotta, provocando questa volta la protesta di San Remo presso l'Imperatore.


Corte AsburgicaIl nobile sanremese Tommaso Sardi che era stato nominato console presso la corte imperiale Asburgica, sosteneva che la Città doveva essere considerata come appartenente all'Impero e solo convenzionata con Genova. Questo naturalmente infuriò Genova che emise nel 1722 una sentenza di condanna contro il Sardi, e ne aumentò la rabbia quando la stessa fu annullata dall'Imperatore Carlo VI confermando quindi la sua protezione su San Remo nei confronti di Genova.
La contromisura della Repubblica naturalmente si sviluppò nel 1729 con una nuova introduzione della tassa sul tabacco accompagnata stavolta dal commissario Bernardo Sopranis con l'incarico di farla rispettare. Anche qui la Città si ribellò nuovamente sotto la guida di Gerolamo Gazzano che il Sopranis fece imprigionare ma che dovette frettolosamente liberare vista la reazione del popolo, e gli dovette pure delle scuse.
La situazione era ancoira di forte tensione tanto che anche il cartografo ufficale di Genova, Matteo Vinzoni, sul posto per rilievi topografici fu allontanato dalla città.

Galee GenovesiPianta di Matteo VinzoniLa risposta della Repubblica fu naturalmente di carattere militare con l'invio il 25 agosto del 1729, di 4 galee con seicento soldati al comando di Ansaldo Grimaldi. In un primo momento la città resistette agli sbarchi, ma dovette cedere dopo pochi giorni. Il comportamento del Grimaldi fu di calmare gli animi senza rappresaglie, tanto che gli valse il soprannome de "il sanremese". Inoltre un condono generale fece uscire dalle prigioni molti cittadini incarcerati. Non era certo questo il primo intento del Grimaldi e di conseguenza della Repubblica, ma questa apparente benevolenza era dovuta al lavoro diplomatico segreto di Giovanni Battista Sardi (figlio dell'omonimo console) che a Vienna convinse l'Imperatore a minacciare l'intervento delle truppe del Re di Sardegna Vittorio Amedeo in soccorso di San Remo.
Il Comune da parte sua, interveniva con un volume di 453 pagine circa le 
« Ragioni della Magnifica Università di San Remo contro l'eccellentissima Camera rappresentate alla Serenissima Repubblica di Genova » (Giacopazzi, Piacenza 1730), redatto dall'avvocato Francesco Nicoli. L'aria che si respirava in quegli anni era di una palese diffidenza nei confroni di Genova.

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