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2 - Sanremo in mezo alla guerra tra Piemonte, Francia e Genova

Vittorio Amedeo II di PiemonteNel 1625, durante la prima guerra tra il Piemonte e la Francia contro Genova, al comando del Vittorio Amedeo di Piemonte, le truppe, una volta occupata Oneglia si diressero su Ventimiglia che occuparono il 26 maggio. San Remo dal canto suo, in previsione di sciagure organizzò la festa di San Giuseppe per implorare l'assistenza dell'Altissimo. Purtuttavia organizzò anche la difesa della città, che però durò poco perché, inferiori di numero si arresero ai Piemontesi il 17 maggio.

Esistono due versioni nei confronti dell'episodio. Il primo era che, con il loro atto di sottomissione, evitarono i soliti atti di vandalismo a cui invece furono sottoposti Ventimiglia e gli altri paese dell'entroterra, tanto che girò la frase « megliuo saria sottoposti al turco ». Il secondo, suggerito dal cronista Pietro Gioffredo era che i sanremesi accolsero festosamente con agrumi e fiori gli occupanti e che, a detta del Grosso « il principe Vittorio non permise che la sua armata danneggiasse le campagne ». Qualche dubbio viene dal fatto che dopo la liberazione del territorio da parte di Genova, i Piemontesi si diedero al saccheggio dei paesi interni.
La tregua e poi la pace del
1673 in effetti lasciava le cose immutate.


Territorio di Sanremo Da parte sua il Piemonte, volendosi espandere nel Ponente ligure, adottò una mano più morbida nei confronti delle popolazioni favorendo le attività commerciali , mentre invece Genova continuava nella sua politica di esazioni tributarie e imposizioni di spese per azioni militari. Questo naturalmente accresceva il malumore nei suoi confnti, specie a San Remo, già restia ai contributi, provocando anche delle ribellioni.

Mercato medievaleLa Città cresceva in benessere e le sue numerose attività la rendevano "appetibile" per molte parti in contrasto tra loro. Il commercio era in crescita grazie anche all'apertura un mercato settimanale dal 1634.
Naturalmente Genova non tardò ad aumentare le gabelle, stavolta come tassa sul sapone e sapendo la riottosità dei sanremesi, il 6 maggio del 1639 inviò il Commssario Alessandro Saoli con l'ordine di far eseguire la tassazione rimasta naturalmente inosservata.

Lo stesso Manoscrito Borea ne fa testimonianza: « Alli 6 Maggio il sig. Alessandro Saoli Commissario per le misure, volendo introdurre in S. Remo ordini contrarissimi alle nostre convenzioni si fece revoluzione del Popolo minuto, che non si fece poco a placarlo, se detto Commissario non desisteva dall'esecuzione di detti ordini con pericolo grande della sua Persona, e suoi Agenti, e in quel giorno piovette tant'acqua, che correvano le donne e li fanciulli coll'armi alla mano, dicendo, viva S. Giorgio, e finisca il cattivo governo ».
Galee Genovesi
Allora, come sempre, la Repubblica reagì inviando il 13 giugno a San Remo 3 galee con 500 soldati di origine corsa, e quindi arrestando numerose persone, confiscando beni e demolendo case. Ci furono condanne che, riguardavavo i nomi più noti e influenti della Città alcuni dei quali furono pesantemente multati, altri inviati al confino ed altri ancora condannati a pesanti pene detentive. Due furono infine giustiziati il 27 luglio.
Per fortuna, l'arrivo di una flotta francese, che catturò anche una delle galee, pose la fine a questa serie di rappresaglie.



Re Luigi XIV  "Re Sole"Sempre nella situazione di guerra tra i vari potentati, nel 1678, re Luigi XXIV, anche per intimorire la Spagna e soprattututto Genova, fece eseguire due cannnoneggiamenti navali sulla Città di San Remo. Sempre il Manoscritto Borea ci dice che il 1° agosto 1678, alle ore 11, comparvero sulla rada di San Remo 26 galee francesi. Un tentativo di parlamentare veniva rifiutato dai Francesi, che iniziavano il cannoneggiamento, a seguito del quale « vi restò un Bombardamento navale Francesesolo morto, due Giovin feriti, Padre e figlio con una Gamba rotta. Sopra le Gallere vi furono 100 morti ».
Il registro dei Battesimi della Curia di San Siro precisa che i morti tra i Francesi furono causati « per moschetate e non più di undeci tiri di cannone del Castello e non gli fu fatto danno di più per essergli levato l'ordine di sparare ». Un dipinto conservato nel palazzo Borea d'Olmo rievoca l'episodio; la città vi è raffigurata con dovizia di particolari. La presenza del campanile barocco di San Siro assegna tuttavia il dipinto a un periodo successivo al 1753.
Naturalmente i francesi tornarono ed ancora dalle cronache del Manoscritto Borea è riportato:
« Vennero di nuovo 12 Navi de Francesi che non resero il Saluto, ma bensì circa l'ore 21 spararono più di 4000 Canonate con molto danno della Città e delle Campagne e morirono tre Franc.i. - Si raconta che un Principe Polacco parente di Luigi quatordici essendo passato da S. Remo ed essendole state fatte delle Politezze trovandosi in Pariggi alla Corte, sentendo la spedizione contro S. Remo, intercedesse la Grazia per il Sovrano acciò fosse contramandato l'ordine dato d'atterar S. Remo ».