Come cominciò il Turismo a Sanremo fino ai giorni nostri 

 I Presupposti

Fino agli inizi dell’Ottocento Sanremo era un grosso paesone poco più di un grosso borgo, a carattere agricolo e marittimo. 

Borgo Antico in un disegno
Secondo le parole di un viaggiatore dell'epoca, nella prima metà del XIX secolo Sanremo presenta:

« competente estensione, può dividersi in antico e moderno. È piantato il primario (la Pigna) sul pendio di un colle, con strade strette, oblique, ed in parte coperte da case, di non lieto aspetto; ma la parte moderna nella pianura interposta tra il mare e la vecchia città, presenta vie regolari, ben costrutte, case e palagi. Buona fabbrica è la cattedrale;... Alzarsi sulla riva del mare un picciol forte, ed allato di questo un porto di ristretta dimensione, ma poco avvantaggioso giacché non ricovera che piccioli legni.
Panorama in un disegnoLa freschezza degli alberi di limone ed arancio, dei quali sono piantati i giardini in giro alla città arreca piacevole sorpresa al viaggiatore, il quale dopo aver percorso cinquanta miglia sempre accompagnato dal malinconico ulivo trovasi trasferito nella più ridente verzura...

Alla falda meridionale di questo monte (Montenegro) giace Sanremo. che comprende 9.500 abitatori per conseguenza il più popolato della riviera Ligustica... Per l'industria indefessa dei proprietari, produce il suolo olii sopraffini, frutta, ortalizie, poche uve e quantità di limoni che danno ragguardevole entrata... Altro non spregevole benefizio, ricavasi dallo smercio delle palme, che servono alle sacre funzioni della Domenica innanzi Pasqua... I boschi di Montenegro producono buoni marroni, funghi e legna da bruciare a basso mercato... Vi fioriva per lo innanzi, il marittimo traffico soprattutto con Trieste e Marsiglia; oggidì, dopo la perdita del numeroso naviglio nell'ultima ostinata guerra cogli Inglesi, riducesi al mediocre: consiste in olio, vino, granaglie ed articoli di vestiario ».

In un censimento del 1802 San Remo aveva superato i 14.000 abitanti e nel 1804 diventava sede di Sottoprefettura.

Dopo i disastri provocati dalla cosiddetta “rivoluzione contro Genova” del 1753 e la successiva repressione, la città si era lentamente e faticosamente ripresa; ed in special modo la sua marineria tanto che nel 1797 Napoleone poteva requisire nelle acque di San Remo ottanta bastimenti di grande cabotaggio per utilizzarli nella disastrosa campagna d'Egitto dove vennero affondati tutti.

In campo agricolo le maggiori attività erano costituite in principal modo dalla coltivazione degli agrumi ed olio, in misura minore granaglie e palmizi. La commercializzazione avveniva per via mare. 
Strada della Cornice Solo dopo l’apertura della nuova strada della Cornice, iniziata nel 1810 per volontà di Napoleone ma conclusa solo nel 1826, si ebbero notevoli benefici permettendo al commercio ed ai trasporti in generale, di svilupparsi anche via terra.
La strada seguiva la costa e si addentrava anche nelle valli con tronchi secondari per congiungere i paesi più vicini: nel nostro territorio, da capo Nero scendeva verso la città entrandovi dalla porta dei Cappuccini, quindi, proseguendo dalla porta San Francesco raggiungeva San Martino, per dirigersi infine a capo Verde. Praticamente l’antica via romana percorsa in senso contrario.

La nascita del turismo nella seconda metà dell'Ottocento portò alla progressiva e ordinata crescita della città moderna, partendo dalla collina della Costa, dove era allocata la Pigna, verso il basso delle sue pendici, verso ponente e levante lungo il litorale marittimo.


A partire dal 1828 con la sua elezione a sindaco, Siro Andrea Carli, coadiuvato dall'intendente Alberto Nota, iniziò un processo di sviluppo quando di turismo ancora non si parlava, e quindi la vita cittadina registrò nuovi impulsi.
Intanto, vista la cronica carenza di acqua che per secoli aveva afflitto la cittadinanza, tra il 1828 e il 1830, il Carli fece costruire un acquedotto che portò in città l'acqua del lago Nero e che permise, nel 1831, la costruzione del primo lavatoio pubblico, e diverse fontane.
Successivamente, intorno agli anni '40 fu costruito un nuovo camposanto a mezzogiorno della città, a metà circa di Corso della Marina (oggi via Nino Bixio) e l’angolo con via Carli, ma poiché anche la nuova piccola necropoli parve inadatta e poco conveniente visto l'estendersi della città verso il mare, il Carli decretò che venisse aperto un nuovo cimitero che ancor oggi esiste come “Monumentale”.

A lui si deve, inoltre, l’apertura delle prime passeggiate a mare e il tratto iniziale della "Strada Nuova" nel 1843, la futura via Vittorio Emanuele (oggi corso Matteotti), principale arteria cittadina.
I sindaci che seguirono (Stefano Roverizio di Roccasterone, Bartolomeo Asquasciati, Augusto Mombello ed altri illustri) pur tra mille difficoltà, si attivarono in modo esemplare per dare uno sviluppo armonico ad una località che, favorita dalla natura, stava indirizzandosi verso un futuro in una prospettiva socio-economica molto diversa rispetto alle attività agricole e marittime fin’allora praticate.
La città conobbe quindi un momento di grande sviluppo, sopratutto edilizio, col sorgere di nuovi lussuosi alberghi e prestigiose ville realizzate dagli esponenti della nobiltà ed alta borghesia europea. Di qui l’esigenza di dotarsi di Pianin Regolatori, nonché di uno studio di viabilità cittadina.

Il primo Piano Regolatore, elaborato dall'ing. Innocenzo Bonfante, risale al 1858.
Altri ne seguirono, negli anni 1873-75, 1880, 1904, a fronte della continua espansione Cittadina. Non sempre però, nonostante le migliori intenzioni degli Amministratori dell’epoca, tali Piani videro l’effettiva applicazione, vuoi per ragioni economiche o, semplicemente perché irrealizzabili praticamente.
Nonostante tutto ciò, la città cambiò radicalmente volto pronta con la massima disponibilità i nuovi Ospiti, provenienti da tutta Europa, ponendosi allo stesso livello degli altri Centri della vicina Costa Azzurra.

I Prodromi del Turismo
                                                                              
Un ruolo particolarmente importante nell'attrarre turisti vecchi e nuovi nella Riviera di Ponente fu senza dubbio il celebre romanzo “Il Dottor Antonio”, di Giovanni Ruffini, scritto in inglese e pubblicato ad Edimburgo nel 1855.
Il merito principale di questo romanzo, ambientato nella zona di Sanremo, fu di avere, nella trama della storia d'amore tra il medico Antonio, un esule napoletano, e miss Lucy Davenne, una nobildonna inglese affetta da una malattia polmonare, fatto conoscere al pubblico inglese le cittadine della Riviera italiana e le proprietà terapeutiche del loro clima, adatto in modo particolare a curare i malati di tubercolosi.

Nel suo romanzo, Ruffini descriveva questa parte della Liguria soffermandosi su alcuni suoi aspetti caratteristici, quali i suggestivi tramonti, le passeggiate tra i palmizi e i bagni di mare, che costituivano un forte richiamo turistico per tutti quegli stranieri che ancora non conoscevano queste peculiarità dell'estremo Ponente ligure.
Inoltre riferiva di rapporti familiari, delle occupazioni lavorative, l'artigianato, la coltivazione dei campi, le pratiche religiose, le feste e le superstizioni della gente dell'estrema Liguria occidentale.
L'argomento più importante del romanzo però, rimaneva la descrizione delle proprietà curative del clima rivierasco.

Un contributo forse ancora più rilevante di quello di Ruffini alla realizzazione di una colonia turistica a Sanremo fu dato dalla contessa Adele Bianchi dei conti Roverizio di Roccasterone, che nel 1855 fece costruire la prima villa sull'altura del Berigo, ad ovest della città, per affittarla a scopi turistici durante la stagione invernale.
La Roverizio, inoltre, aveva già pubblicato nel 1854 un articolo sul giornale parigino «La Presse», nel quale, fingendosi una turista straniera e sotto uno pseudonimo, aveva esaltato le bellezze ambientali di Sanremo e il suo clima miracoloso, mentre in seguito commissionò anche una serie di scritti celebrativi sulle proprietà terapeutiche della sua città ai medici Giovanni Battista Panizzi, Francesco Onetti e Giovanni Calvi, al prete-avvocato don Antonio Massabò e allo stesso Ruffini.

Sul finire del 1859 era stato ospite della contessa il dottor Gustavo Próll, direttore delle terme di Bad Gadstein, insieme ad illustri medici tedeschi.
Il Próll contribuì a far conoscere San Remo all'estero e favorì la pubblicazione di articoli su alcuni quotidiani. Subito dopo gli opuscoli del Panizzi e dell'Onetti colmarono la lacuna e i primi ospiti cominciarono ad arrivare anche a San Remo.

Racconta M.C. Astraldi, che visse quel periodo dell'iniziale trasformazione turistica della città:

« Tratto a capo l'Hôtel de Londres, si risvegliò nella nostra San Remo un'operosità, che, anche al presente, ha molto dello straordinario... Quasi per incanto altri sontuosi alberghi e gentili palazzine sorsero a biancheggiare sul declivio delle nostre seducenti colline; le vie della città si fecero rumorose per la vitalità indescrivibile, incantevoli per le eleganti case e per gli splendidi e ricchi negozi.
Anche la comunale Amministrazione, a capo della quale era il cav. Giuseppe Corradi, assecondò il movimento del progresso; ingentilìti con pubblici giardini la città; alla languente illuminazione notturna sostituì l'illuminazione a gas, e in breve si videro lunghi filari di lumi spandere la loro luce nelle romantiche passeggiate popolate da una profumata ed operosa borghesia; al selciato, su cui si camminava prima come su pettini di lino, si rimediò col lastricare le vie; e questa nostra città, rimessa a nuovo, si affacciò fragrante allo spirito dei forastieri, stupefatti di mirare tanta leggiadria indescrivibile di natura; tutto rivelò loro che San Remo, convertitasi in un luogo di delizie, era diventata la sede principale della pubblica sanità ».

Nel 1865 Giovanni Ruffini, per farsi perdonare dai sanremesi un'incauta frase messa in bocca a sir John ne Il dottor Antonio (« San Remo, luogo di strano aspetto, strade strette mal selciate, case alte irregolari, popolo cencioso, torme di accattoni... »), pubblicava l'opuscolo "San Remo rivisitato", in cui poteva scrivere:

« Io sono veramente innamorato di San Remo... San Remo fu il primo romanzo della mia fanciullezza; ad esso devo alcune delle più forti e piacevoli emozioni della mia gioventù... La mia ultima visita a San Remo data dal 1857, sette anni compiti... il San Remo che aveva visitato nel 1857 aveva tanto migliorato da quello della mia fanciullezza, quanto il San Remo del 1864 migliorò da quello del 1857. Qual meraviglia, che la piccola città abbia trovato sette anni sufficienti a far tale progresso... vedemmo l'Hôtel de Londres, l'Hôtel de la Grande Bretagne, l’Hôtel Victoria, l'Hôtel d'Angleterre, quattro titoli che equivalgono a una dichiarazione formale... Sì, San Remo amoreggia con gli Inglesi... San Remo fabbricherà altri alberghi, traccerà nuove strade, commetterà qualunque stravaganza... V'è di già a San Remo il germe di una colonia inglese che promette assai. L'inverno passato potea vantare una cinquantina di famiglie della Gran Bretagna, ammontanti a circa un centinaio d'individui, e speriamo che quest'inverno ne vedrà il numero duplicato... »

Un altro tra i tanti elementi importanti che favorirono l'affluenza dei turisti a Sanremo, come nel resto d'Italia, fu nel 1860 la formazione dello stato nazionale, che pose fine a un lungo periodo di guerre e moti rivoluzionari, alle barriere doganali tra i vari stati preunitari e ai frequenti controlli sui viaggiatori, inaugurando un sistema economico e finanziario caratterizzato da un'unica moneta e da un solo sistema di pesi e misure.

Negli anni precedenti all'unificazione, il turismo a Sanremo era ancora un fenomeno marginale e scarsamente rilevante nell'ambito dell'economia cittadina.
Statisticamente parlando risultava che gran parte dei viaggiatori che venivano nella città matuziana negli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo era costituita ancora da commercianti (35%), seguiti da lavoratori giornalieri, contadini e operai (25%), possidenti e proprietari terrieri (15%), militari, politici, ministri del culto, professionisti, funzionari pubblici e marinai (10%), e infine carrettieri e mulattieri, che raggiungevano la percentuale del 5%.
Dai registri degli alberghi risultava che gli ospiti erano in prevalenza italiani con tempi di permanenza non più di una o due notti, ed i forestieri erano pochissimi e trattenendosi in genere al massimo una o due notti.

Questi dati testimoniano come fino agli anni Sessanta dell'Ottocento la Liguria occidentale non conoscesse alcuna forma di valorizzazione turistica del proprio territorio.
La struttura ricettiva risultava infatti praticamente inesistente e non vi era ancora traccia di turisti della stagione invernale, i cosiddetti hivernants.

La recettività ed i Grandi Alberghi.

Il turismo cosiddetto climatico esigeva per la clientela elegante degli ambienti altrettanto eleganti, lussuosi, addirittura sfarzosi.
Ecco quindi, oltre ai primi quattro Grand Hotel rievocati dal Ruffini, altri ne nacquero altrettanto eleganti, grazie anche all'arrivo della ferrovia nel 1872, dando così inizio alla seconda fase dello sviluppo turistico di San Remo che, come abbiamo già accennato, dava impulso alla parte nuova, facendo perdere alla Pigna il suo ruolo di 'cuore' della città, diventando soprattutto un richiamo pittoresco ed abbandonandola anche al suo declino.

Gli articoli apparsi sui giornali, gli effetti della guerra franco-prussiana, che dal 1870 avevano spinto i tedeschi sulla Riviera italiana, l'aumentata ricettività e la facilità dei viaggi (il treno 'rapido' impiegava quattro ore e mezzo per quei tempi!) stavano per dare i loro frutti.
In seguito all'apertura a San Remo di una banca che rispondeva alle esigenze degli ospiti stranieri, su iniziativa del Cav.Antonio Rubino, venivano allargati i rapporti con molti Paesi.
Nominato viceconsole di Russia, il Rubino si adoperò per attirare a San Remo una clientela russa, e riuscì a convincere, insieme alla contessa Roverizio, la zarina Maria Alekandrovna, consorte dell'imperatore Alessandro II, a venire a trascorrere l'inverno a San Remo.
Era la definitiva consacrazione al turismo della città, il riconoscimento tanto atteso.

In successione sorsero : 1861 Hotel des Londres ; 1863 Hotel D’Angleterre; 1864 Hotel Victoria ; 1870 Hotel Des Iles Britanniques ; 1872/74 Hotel Royal : 1873/74 Hotel Bellevue di fronte alla Passeggiata Imperatrice ; 1874 Hotel D’Europe e de la Paix ; 1874 Hotel de Nice ; 1882 Hotel West End Astoria ; 1888 Hotel Des Anglais ; 1890 Hotel Cosmopolitain ; 1893/94 Hotel Bellevue e Hotel Excelsior ; 1897 Hotel de Paris ; Fine 800 Hotel de la Mediterranée.

Nel contempo la città si stava trasformando potenziando le proprie attrezzature ricettive.
Nel 1874 veniva aperto al pubblico il primo stabilimento balneare, capace di 200 cabine, che aveva lo scopo di cominciare ad attirare ospiti anche durante la stagione estiva.
A fine Ottocento fu costruito a Sanremo in c.so Matuzia, nelle vicinanze dell'Hotel Morandi un velodromo con la pista in legno di pice-pine ad incastro e le curve sopraelevate.
Nel 1897 la Società "Velo-Sport Sanremese" in occasione della sua inaugurazione indisse una serie di corse velocipedistiche internazionali. Il velodromo ospitò anche corride di tori e concorsi ippici internazionali: nel 1910 fu adattato a campo di football dalla Società "La Speranza". Scomparso questo velodromo ne sorgeva un altro in Pian di Nave nella spianata di Santa Tecla.

Nel 1874 fu aperta la Passeggiata Imperatrice, nominata proprio in onore della Zarina che regalò alla Comunità le palme che ancora oggi la decorano, e che diventò la passeggiata più elegante ed esclusiva della città, con la vista sul mare ed i suoi giardini che fornivano ombra ai villeggianti che ivi passavano.
Inoltre, attraverso le numerose fotografie dell'epoca che possiamo vedere anche noi oggi, si può constatare questa trasformazione.
I fotografi che immortalarono i cento angoli di San Remo contribuirono a loro modo a diffonderne l'immagine in Italia e in Europa. Oggi quanto è rimasto di tale documentazione rappresenta un archivio storico di enorme importanza.

La conferma del prestigio raggiunto da San Remo si ebbe nel 1887 quando, grazie al suggerimento del medico inglese Morell Mackenzie, il futuro Imperatore di Prussia Federico Guglielmo, gravemente ammalato di laringite edematosa, scendeva con la famiglia a Villa Zirio il 3 novembre, presto imitato da numerose famiglie nobili tedesche e inglesi.
Federico Guglielmo trascorse a San Remo oltre quattro mesi, visitando la città e i dintorni, intrattenendosi a parlare affabilmente con chiunque incontrasse. Consapevole del male incurabile che lo aveva già condannato, fu operato a San Remo dal dottor Mackenzie e dimostrò sempre una notevole forza d'animo, che gli guadagnò unanimi simpatie.
Fu costretto a lasciare San Remo il 10 marzo 1888, in seguito alla morte del padre Guglielmo I, per recarsi a Berlino ad assumere la carica di imperatore col titolo di Federico III.
La partenza venne così descritta dall'Astraldi:

« Il 10 marzo l'imperatore Federico III, dopo scritto il proclama che indirizzò al popolo germanico... si recò in vettura alla nostra stazione ferroviaria, dove lo attendeva una folla immensa di cittadini; attraversò le sale d'aspetto con fermezza e disinvoltura; salì nel vagone in modo da non sembrare un convalescente, sibbene un uomo nel vigore delle sue forze. Strinse affettuosamente la mano a' suoi intimi e al sindaco comm. Asquasciati accorsi a presentargli i loro omaggi ed auguri di prosperevoli anni; e quando il treno si mise in moto, l'Imperatore continuò dallo sportello a salutare la folla composta di più di cinquemila persone, formanti una lunga ala che, dalla stazione spiegandosi lungo il Corso di Mezzogiorno e il Corso Marina, giungeva sino a capo di via Roma... Si può ben affermare che... l'attenzione di tutto il mondo civile era rivolta alla nostra San Remo ».

La città era infatti divenuta molto popolare in tutta Europa e specialmente in Germania.
Una corrispondenza del Corriere della Sera rivelava che il nome di San Remo era comune perfino nei giochi dei bambini ai giardini pubblici, che avevano per oggetto il treno: « la stazione di arrivo, nove volte su dieci, si chiama San Remo ».
Federico III regnò sulla Germania per poco più di tre mesi. Si spense infatti a Potsdam il 15 giugno 1888.

Non solo la Zarina ed il futuro Kaiser di Germania furono gli unici ospiti illustri di Sanremo, ma ve ne furono altri ed altrettanto celebri. L’elenco è lungo.
Il periodo 'magico' di San Remo, che terminava sul finire del secolo scorso per lasciare il posto a una fama ormai consolidata, aveva provocato la profonda trasformazione urbanistica della città e con essa aveva cambiato anche il suo carattere.
Sempre per le statistiche, nel 1878 la lista degli ospiti rilevava a San Remo 167 inglesi, 171 tedeschi e un numero minore di cittadini di altri paesi ; nell'intero 1901 i turisti furono 21.410, con una permanenza giornaliera media nel periodo invernale di alta stagione di 4.153 ospiti.

La concorrenza della Côte d'Azur e di Monte Carlo suggerì anche a San Remo di proporre alla sua clientela svaghi mondani e attrazioni culturali di prim'ordine: sorgevano così il Casinò Municipale (1906) e tutta una serie di infrastrutture turistiche d'avanguardia, già ricordate, che valsero a San Remo il ricorrente appellativo di "regina della Riviera".
Nel 1915, alla vigilia di grandi sconvolgimenti politici in Europa che incisero profondamente anche sul futuro turistico della città, San Remo era una stella di primaria grandezza nel firmamento delle stazioni climatiche europee e la prima in Italia.

Dalla guida edita da Gandolfi nello stesso anno, apprendiamo che in città le ville erano 253, gli alberghi 33, le pensioni 14, i ristoranti 32; 24 i caffè concerto, 6 le chiese di culto protestante, 2 di culto israelita, 1 di culto ortodosso, ben 22 i consolati di Paesi esteri, 7 gli uffici di compagnie di navigazione; vi erano inoltre 3 autorimesse, 3 cinema, 3 scuole superiori, 12 librerie, 31 associazioni sportive, culturali e varie (italiane ed estere), 18 esportatori di fiori, ben 9 giornali locali, fra settimanali e mensili. Dati che pur nella loro essenzialità lasciano intuire quale cosmopolitismo d'alta classe costituiva la vasta trama dei rapporti che alimentavano gran parte dell'economia di San Remo e il grado di sviluppo e di benessere raggiunto dagli abitanti.

L’Ospitalità negli anni Venti, Trenta

Tutto questo ambiente dorato ebbe fine con lo scoppio della Grande Guerra quando gli ospiti graditi diventarono improvvisamente dei nemici, per cui, dopo il 1917 scomparvero per sempre russi, ungheresi, rumeni (salvo coloro che decisero di restare a San Remo), e diminuirono sensibilmente i tedeschi.
Gli stessi ospiti inglesi, a causa della guerra ebbero una svalutazione selvaggia della sterlina per cui il più delle volte dovettero svendere le loro ville e ritornare in patria.

Il clima salubre, ben noto e reclamizzato, aveva convinto le autorità sanitarie militari a requisire alcuni grandi alberghi e ville, che diventarono ospedali e dove vennero ricoverati per la maggior parte i reduci dai campi di battaglia dove vennero usati i gas letali.
Finita la guerra, si presentò una nuova realtà, perché la vecchia clientela, formata dalla ricca aristocrazia e dalla borghesia più facoltosa lasciarono dei vuoti notevoli ma che tuttavia furono colmati da ospiti italiani, benestanti, industriali, dirigenti pubblici e privati.

Anche se il livello di possibilità economica era sensibilmente diminuito tra coloro che soggiornavano a Sanremo, il turismo continuava a mantenere dei livelli di esclusiva e di élite, riferendosi a categorie abbienti, tanto più che la frequentazione ora, si svolgeva sia in inverno che in estate, grazie anche alle numerose nuove possibilità si svago all’aria aperta, frequentando attività ludiche o godendo delle varie strutture sportive.
Infatti tra gli anni Venti e Trenta, malgrado il clima politico nazionale, Sanremo beneficiò di personaggi che incentivarono l’edilizia pubblica in favore dello sport.
Uno dei migliori fu senz’altro l’Ingegnere-architetto Pietro Agosti.

Conosciuto prima come progettista di ville e alberghi, quando venne nominato Podestà di Sanremo (siamo in era fascista) propose dei piani particolareggiati per promuovere il settore delle manifestazioni turistiche e sportive, che costituivano uno dei principali fiori all'occhiello della città in Italia e all'estero.
Per la stagione 1928/29, ad esempio, la Giunta Agosti predispose un calendario di manifestazioni diviso in quattro periodi: feste di Natale e Capodanno, feste di Carnevale, feste di Quaresima e feste di Pasqua.
Fuori di tali periodi erano poi previsti il 1° Rally Internazionale di Sanremo del 10 e 11 novembre 1928, le feste sportive a mare e i fuochi artificiali di Ferragosto.
Un notevole successo di pubblico registrarono in particolare il Corso Carnevalesco del febbraio 1929 con la Battaglia dei Fiori, la stagione lirica e concertistica al Casinò, quella teatrale e di rivista al Teatro Principe Amedeo con la partecipazione di Dina Galli e delle sorelle Irma ed Emma Grammatica, il concorso ippico internazionale di Pasqua sul campo corse di Arma di Taggia alla presenza della principessa Iolanda di Savoia e del suo consorte tenente colonnello Carlo Calvi di Bergolo, le gare internazionali di tennis al Circolo del Tennis, e la Festa di Flora.
Agosti rivolse inoltre particolare attenzione alla realizzazione di alcune attrezzature turistiche e sportive, considerate molto importanti per il rilancio turistico della città.
Tra queste spiccavano il progetto per la costruzione di un campo da golf di 18 buche, predisposto dall'architetto inglese Peter Gannon e approvato dalla Giunta Comunale il 21 gennaio 1929.
Il campo da golf fu quindi inaugurato il 21 febbraio 1932 sotto l’Amministrazione del commissario Michele De Masellis, succeduto al Commissario Pozzi, alla presenza del regio commissario del Turismo Fulvio Suvich.

Nel 1929, giunsero a Sanremo gli idrovolanti, approfittando degli scivoli a mare nel Porto e degli hangar davanti al Forte di Santa Tecla, utilizzati durante la Guerra, per partecipare ad una festa dell’aria organizzata dalla S.I.T.A.R. Società di Intermediazione Turistica Aereo Riviera.
Successivamente furono allestiti un servizio di voli turistici domenicali oltre che di aerotaxi. Si fecero anche operazioni di ripresa aerea del territorio. Fu anche tentato un servizio giornaliero di idrovolanti che collegava Sanremo a Genova..
Il servizio fu soppresso nel 1934, mentre la struttura degli Hangar fu definitivamente abbattuta nel 1936.

Nel 1930 fu costruito sulla collina del Solaro il Campo Ippico sotto l'Amministrazione del al commissario Pozzi che subentrò all’Agosti dopo la sua tragica morte.
Fu conferito all'ingegner Domenico Parodi l'incarico di realizzare un impianto sportivo in regione Banchette, poi inaugurato nel marzo 1932 con il nome di Campo Polisportivo del Littorio.

Inoltre fu affidato il mandato alla Compagnia Italiana Elettro-Funivie di Bologna per la costruzione di una funivia da Sanremo a Monte Bignone. I lavori iniziano il 25 agosto del 1933 e tra disagi e incomprensioni tra Ditta e Comune terminano nel 1936 grazie anche al lavoro dell'Ansaldo di Genova. La funivia viene inaugurata Il 28 ottobre del 1936.

Il Turismo dal Dopoguerra ad oggi

Quanto accadde nei decenni successivi, fino ai nostri giorni, è storia troppo recente, per consentire un'analisi approfondita e serena. È tuttavia già possibile individuare una prima fase di difficile assestamento e di trapasso, durata fino agli anni Cinquanta inclusi, che beneficiarono del riflusso di una certa componente ancora facoltosa (grazie all'attrazione del Casinò), riuscendo ad accogliere i ceti medio-alti delle vicine aree piemontesi e lombarde, che si insediarono nelle ville abbandonate, negli alberghi e nei condomini che intanto si moltiplicavano a vista d'occhio.

Poi si verificò un cambiamento sostanziale. Quale effetto della vorticosa crescita economica del "triangolo industriale" dell'Italia settentrionale, scoppiava il mito delle vacanze estive di massa e della seconda casa, che provocava la calata dei costruttori padani in Riviera, quasi novelli barbari che applicarono indisturbati anche qui i brutali sistemi della lottizzazione cementizia, sul modello delle squallide periferie-dormitorio di Torino, Milano e Genova, ignorando il buon gusto, il rispetto dell'ambiente e la tradizione architettonica locale.

Tale indirizzo urbanistico ha avuto conseguenze anche sulla mutazione e sulle prospettive turistiche della città che un'acuta indagine sociologica ha cercato di definire.

« I ceti alti... si isolano nelle ville, fornite sovente di calette private, negli "hotels" costosissimi collegati a "nights" altrettanto cari; i ceti medi si ammucchiano in stabilimenti balneari, attorno a numerosi ritrovi, dove vale più il prestigio di essere ospiti che un effettivo godimento di sole, aria, luce, natura, silenzio... A causa dell'ingresso consistente di pensionati e anziani dal retroterra piemontese e lombardo, l'invecchiamento della popolazione è netto: al punto che i giovani sanremesi usano definire la loro città un "pensionato". In questo caso particolare, pesa sulla città la presenza del Casinò, dei `nights' di prima classe, delle sfilate di moda e di canzoni che attraggono un pubblico particolare... ».

La sorte toccata a San Remo non è diversa da quella delle altre città di soggiorno italiane: basti pensare a Rapallo. Anzi, poiché San Remo ha saputo costruirsi nel dopoguerra un'immagine molto personale, che oggi la identifica nuovamente quale 'leader' delle vacanze invernali ed estive al mare (immagine fatta di sole, fiori, spettacoli mondani, manifestazioni sportive, festivals, ecc.), si può affermare che i contraccolpi negativi del cambiamento sono stati assorbiti abbastanza bene.

La cosiddetta `crisi', di cui si parla sempre, ma che non riesce mai a convincere, dovrebbe forse essere definita con un'altra espressione: trasformazione dell'utenza turistica. In effetti, il carattere residenziale invernale del turismo sanremese, in funzione dei suoi pregi climatici, si è mantenuto, ma oggi gli utenti sono schiere di pensionati dotati di redditi medi, che si affiancano agli abituali ospiti anziani che occupano le seconde case di proprietà. Vi è poi la massa fluttuante di ospiti, richiamati dal Casinò o dalle manifestazioni di grande notorietà, che completano il panorama invernale. In estate è la massa che prevale, con periodi di vacanza al mare sempre più brevi; il rapido ricambio tuttavia è sufficiente a colmare quasi tutte le disponibilità dei posti-letto (6.000 in totale, corrispondenti alle 3.482 camere dei 179 esercizi alberghieri).

Come abbiamo già rilevato, da qualche anno gli sforzi dei pubblici amministratori sono tesi a migliorare la 'qualità' della vita dei cittadini e degli ospiti. È infatti vano piangere sugli errori o sull'imprevidenza di ieri; meglio è cercare rimedi efficaci e nuove idee per riqualificare il turismo sanremese, tenendo presente che i tempi sono cambiati e che la realtà odierna è fatta di preferenze di vasti strati di pubblico assai mutevole, ma sempre più esigente. 
I grandi traguardi ipotizzati nel passato sono in parte stati raggiunti, come lo spostamento della ferrovia a monte, Mercato dei Fiori in valle Armea e decongestionamento del traffico, con nuove aree di parcheggio.

Aggiungiamo l'accrescimento del verde ovunque sarà possibile, la riconquista di una fascia di clientela che può essere identificata nello standard degli utenti di Portosole (struttura turistica privata che ha contribuito in modo determinante al rilancio internazionale di San Remo). Sarà perciò necessario ridisegnare la strategia delle manifestazioni di immagine: accanto alle Giornate Nobeliane, al Festival della Canzone, alla Milano-San Remo e agli spettacoli d'alto livello del Casinò, il cui prestigio è ormai patrimonio consolidato, ci sembra opportuno venga dato più spazio ad iniziative originali di carattere culturale e naturalistico, di respiro europeo.
Per il resto, San Remo può sempre contare su un alleato formidabile, che tutti le invidiano: il sole e la costanza del clima, ieri come oggi il dono più prezioso e principale ragione delle sue fortune.

Nuove aggiunte

Di fronte a questa situazione incontrollata ed incontrollabile, dagli anni Ottanta in poi, le amministrazioni che si sono succedute hanno provato, riuscendoci il più delle volte ma faticosamente, a mettere un po’ d’ordine partendo prima di tutto da dei Piani Regolatori che ponessero dei paletti all’avanzare dell’edificazione finora seguita.
Alcuni siti storici abbandonati a se stessi furono recuperati ed abbelliti, il verde ripristinato in vari punti strategici della città.

La Pigna, lasciata a se stessa per lungo tempo, fu sottoposta a lavori di recupero sia ambientale che edilizio, con lo scopo di renderla disponibile ad essere utilizzata a scopi turistici.
Furono fatti anche molti progetti, tipo Palazzetto dello Sport che però non videro mai la luce.
Nel 1974 fu posta la prima pietra per la costruzione di Portosole, il nuovo Porto Turistico. Esso prendeva tutto il lato a levante del Porto Vecchio ed era prospiciente alla Passeggiata Trento e Trieste. Questo volle dire eliminare tutti gli stabilimenti balneari del litorale che erano stati per anni dei punti di riferimento per la vita balneare dei sanremesi e dei turisti. Pur non essendo teoricamente non ancora terminati i lavori, è tuttavia operativo dall'autunno 1977.

Per alcune innovazioni introdotte, altre attività che furono il vanto di Sanremo vennero definitivamente perdute.
Ci riferiamo ad esempio alla Funivia per Monte Bignone, che come sopra detto, nata nel 1936, dopo quasi 50 anni di onorato servizio, visti gli oneri a cui si sarebbe andati incontro per far fronte alle nuove normative di sicurezza che si imponevano, fece la sua ultima corsa nel 1981 e fu ufficialmente chiusa nel 1995 con lo smontaggio delle funi del 1° tronco e successivamente quelle degli altri due, nel 2000.

Possiamo ben dire che la Città ha goduto dagli anni ’80 fino ai primi anni del 2000 un certo progressivo benessere, grazie al turismo cosiddetto di massa.
Purtroppo però di questo tipo di turismo ne goderono i medio-piccoli alberghi, andando a discapito della quasi totalità dei grandi Hotel storici. Uno dopo l’altro, questi mastodonti, dovendosi ammodernare adeguandosi agli standard attuali, non potendolo o non volendolo fare, visti gli alti costi, chiusero i battenti.
Alcuni di loro sopravvissero, come il Royal, rimasto l’emblema dell’ospitalità di lusso, l’Europa, il De Anglais, il Londra e pochi altri. L’Astoria è tutt’ora impegnato in un restauro che sembra non finire mai, il Savoy è stato completamente restaurato ma verrà riaperto come Residence. Il Des Etrangers è scomparso.

Inoltre, con gli ultimi avvenimenti socio economici, con una immigrazione senza sufficiente controllo, la città non presenta più quelle caratteristiche che la resero così famosa nel mondo, cioè la tranquillità, la quiete e l’aria pulita.
Malgrado le numerose manifestazioni, come il Festival della Canzone, la corsa ciclistica Milano-Sanremo, gli spettacoli nel Teatro del Casinò, oltre alle sue sale gioco, gli eventi culturali di varia natura, i turisti, non sembra che siano sufficientemente invogliati a soggiornare in città.

Per il futuro ci vorrà una programmazione diversa, da parte delle Amministrazioni a venire.

Per il resto, San Remo può sempre contare su un alleato formidabile, che tutti le invidiano: il sole e la costanza del clima, ieri come oggi il dono più prezioso e principale ragione delle sue fortune.


[ Libera Elaborazione delle seguenti fonti:
- Sanremo, Storia ed anima di una Città – Enzo Bernardini – Ed.De Agostini-Comune di Sanremo (1987)
- Sanremo tra due Secoli – Conti, Migliorini, Scajola – Ed.SAGEP (1986)
- Sanremo com’era – Ed Famija Sanremasca (1974)
- Turismo e Hotel – Andrea Gandolfo – Articolo SanremoNew (2016)
- C’era una volta a Sanremo – Giuseppe Silingardi – Ed. Casabianca (2008) ]