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9 - Gli avvicendamenti convulsi delle Amministrazioni comunali e del Casinò

Intanto, mentre circolavano voci di una possibile fusione con i socialisti, i socialdemocratici ritirarono il loro appoggio esterno alla Giunta Asquasciati, che comunque resistette ancora, fino a quando, il 25 luglio 1957, si ebbe un rimpasto di governo con l'ingresso in maggioranza dei consiglieri indipendenti del "Campanile". La nuova Giunta che ne scaturì risultò composta dal sindaco Giovanni Asquasciati, Guido Pancotti, vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici, Eraldo Cugge alle Finanze, Carlo Bensa al Contenzioso, Paride Goya al Demanio e Attrezzature Turistiche, Angelo Trovati all'Annona, Vincenzo De Mori alla Viabilità, e Francesco Bronda all'Igiene.
Prima del rimpasto si era dimesso a sorpresa, nel mese di marzo, l'assessore al Turismo Adriano Morosetti a causa della decisione della Giunta di spendere 18 milioni per costruire al centro del parco Marsaglia un auditorio musicale.

Il 28 marzo del 1957, inoltre, il Consiglio Comunale aveva anche approvato una nuova convenzione con l'ATA, la società che gestiva il Casinò ed era diretta da Masseroni, la cui gestione, secondo le intenzioni degli amministratori comunali, sarebbe dovuta proseguire fino al 9 aprile 1964.
Il 24 novembre successivo, però, Masseroni scomparve inaspettatamente colpito da un infarto. L'Amministrazione Comunale decise allora di rinnovare la fiducia all'ATA, che fu però affidata all'avvocato Achille Cajafa.

Nel corso del 1958 si incrinarono ulteriormente i rapporti tra la DC e il "Campanile", che, in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione annuale, lanciò un vero e proprio ultimatum chiedendo di includere nel documento le pratiche riguardanti il mercato dei fiori, i bagni Imperatrice, una diversa sistemazione delle carceri di Santa Tecla, l'ospedale e le strade.
Nel maggio del 1958 il Consiglio Comunale, tenuto in piedi tra difficoltà sempre maggiori, approvò quindi il progetto per il nuovo mercato dei fiori nel parco delle Carmelitane in corso Cavallotti, che però non sarebbe mai stato realizzato a causa delle pressioni di tutti quelli che erano favorevoli alla salvezza del giardino.

Il 15 gennaio 1959 l'avvocato Cajafa morì a Serravalle Scrivia in un incidente stradale, proseguendo nella serie di lutti riguardanti il Casinò, e venne sostituito a vertice dell'ATA dall'avvocato Luigi Bertolini, che prima gestiva il ristorante del Casinò.
Sempre nel mese di gennaio del 1959 l'Ufficio Anagrafe del Comune venne dotato di un moderno impianto meccanografico destinato a snellire la trascrizione degli iscritti nei registri della popolazione.

Il Sindaco prof. Giovanni Asquasciati nel giugno del 1959 si recò, con una folta delegazione di concittadini, addirittura in treno speciale, ad Helsinore, la città danese patria di Amleto (che, ricordiamo, dal febbraio 1953 è gemellata con Sanremo), per partecipare ai festeggiamenti organizzati da quella città. In assenza del primo cittadino emergevano forti contrasti nella Giunta Municipale tra esponenti democristiani e quelli della lista "Campanile", forti dei suoi 9 consiglieri comunali. Sta di fatto che il 25 giugno 1959 tre assessori indipendenti annunciavano le proprie dimissioni determinando di fatto la crisi dell’Amministrazione Comunale.
I gruppi consiliari della minoranza (socialisti, comunisti e missini), approfittando dei dissensi emersi, si dichiaravano disponibili ad appoggiare una nuova giunta formata dai soli indipendenti, che escludesse del tutto la Democrazia Cristiana.
I consiglieri del "Campanile" prontamente aderivano all’invito ed approvavano una nuova Giunta, designando quale nuovo sindaco l’avvocato Carlo Bensa, dividendo gli assessorati tra le varie componenti.

Nel frattempo rientrava in sede il sindaco Asquasciati, che convocava il Consiglio Comunale per il 9 luglio per discutere la mozione di sfiducia presentata dai diversi gruppi consigliari.
In apertura di seduta Giovanni Asquasciati comunicava di non avere alcuna intenzione di dimettersi. Messa ai voti, la mozione raccoglieva 21 voti favorevoli e 19 contrari.
I ventuno consiglieri della nuova maggioranza chiedevano quindi al sindaco Asquasciati di convocare nuovamente il Consiglio comunale entro dieci giorni per discutere una serie di pratiche di natura amministrativa.

Si scatenavano intanto in città le opposte fazioni con accuse reciproche di ineleggiblità di conglieri comunali e di gravi conflitti di interessi, appoggiate da furibonde campagne di stampa. Il 27 luglio si teneva una convulsa seduta del Consiglio comunale, durante la quale il sindaco abbandonava per protesta l’aula consiliare tra le vivaci rimostranze dei consiglieri a lui contrari.
La mattina successiva i rappresentanti della nuova maggioranza venivano ricevuti dal prefetto di Imperia Vittorio Passananti. Il rappresentante del governo, preso atto di quanto gli era stato esposto, si augurava che si giungesse al più presto a una soluzione nell’interesse della città, attraverso contatti tra le due fazioni.

Nel pomeriggio del 17 agosto il gruppo consiliare e il comitato comunale sanremese della Dc si riunivano nella sede del partito, dove, dopo aver ascoltato la relazione del senatore Zaccari, decidevano di invitare il sindaco Asquasciati e gli assessori ancora in carica a rassegnare le dimissioni nel Consiglio comunale del 20 agosto.
In conseguenza di questa decisione, il sindaco inviò una lettera a tutti i consiglieri per informarli che essi avrebbero dovuto soltanto “prendere atto” delle loro dimissioni nell’imminente seduta dell’assemblea municipale. La sera del 20 agosto l’assise consiliare, di fronte a un folto e attento pubblico, affrontò quindi la questione delle dimissioni della Giunta Asquasciati.

Prima di prendere la parola per annunciare ufficialmente la sua uscita di scena, il sindaco lesse un breve comunicato, in cui rivendicava il lavoro fatto da lui e dal suo gruppo per affrontare le molte problematiche a cui andava incontro la città e lamentava il metodo utilizzato dalla nuova maggioranza per imporgli di lasciare il suo incarico. Si passò quindi alla votazione della mozione di sfiducia, che passò con venti voti favorevoli, diciassette schede bianche e un astenuto.
Con tale risoluzione si aprì quindi formalmente la crisi dell’amministrazione municipale, tanto che già il successivo 27 agosto sarebbe stato convocato un altro consiglio comunale per procedere alla nomina del nuovo sindaco.
Dopo un tentativo su proposta di alcuni consiglieri, di creare una Giunta con una spartizione tra i vari gruppi ma con l'esclusione dell'ex sindaco, respinta però dai Democristiani, la sera del 29 agosto 1959 venne quindi eletto nuovo sindaco di Sanremo con ventuno voti favorevoli, contro diciassette andati all’ex sindaco Asquasciati, l’esponente socialdemocratico Secondo Anfossi, il quale, appena insediato, dichiarò: « Il programma della mia amministrazione sarà basato sull’onestà, per il rispetto della quale mi prodigherò fino in fondo ».

Dopo l’elezione del primo cittadino, il Consiglio comunale procedette alla designazione degli assessori effettivi e supplenti. Vennero eletti assessori cinque effettivi, tutti del gruppo indipendente, ed uno del Movimento Unitario di Iniziativa Socialista. Assessori supplenti furono designati uno del Psi ed uno indipendente. Subito dopo il capogruppo della nuova maggioranza Vincenzo Semeria porse i suoi più fervidi saluti al neosindaco, a cui augurò di svolgere una proficua attività amministrativa nell’interesse esclusivo della città e dei suoi abitanti. Alle parole di Semeria si unirono quelle del capogruppo della Dc Francesco Fusaro, che, dopo aver fatto gli auguri di prammatica al neoeletto, volle richiamare l’attenzione di tutti i presenti sulla notevole opera svolta dal sindaco Asquasciati durante gli otto anni della sua amministrazione.
L'Amministrazione Anfossi avrebbe quindi retto le sorti della città fino al 9 giugno 1960, quando il senatore socialdemocratico morì a Taggia, dove risiedeva da tempo.