Dall'800 alla fine della Seconda Guerra Mondiale
1 - Il XIX° Secolo
Nel 1802 San Remo aveva superato i 14.000 abitanti e nel 1804 diventava sede di Sottoprefettura.
I lavori per l'apertura della nuova strada della Cornice, iniziati nel 1810 e conclusi nel 1826, portarono notevoli benefici alla città, che dal quel momento poteva contare anche sui traffici terrestri (fino ad allora il movimento di merci e di passeggeri avveniva esclusivamente per via marittima).
La strada seguiva la costa e si addentrava anche nelle valli con tronchi secondari per congiungere i paesi più vicini: nel nostro territorio, da capo Nero scendeva in città alla porta dei Cappuccini, poi attraversava il centro città (ricalcando quella che era la Via romana Julia Augusta), raggiungeva San Martino, per dirigersi infine a capo Verde.
Nella seconda metà dell'Ottocento la nascita del turismo portò alla progressiva e ordinata crescita della città moderna, fra la collina della Pigna e il mare.
Il primo piano regolatore, elaborato dall'ing. Innocenzo Bonfante, è datato al 1858. Altri seguirono negli anni 1873-75, 1880, 1904, di pari passo con le rinnovate esigenze urbanistiche della città.
I sindaci del tempo si adoperavano in maniera esemplare per lo sviluppo di una località favorita dalla natura, che stava individuando il proprio futuro in una diversa prospettiva socio-economica rispetto alle attività agricole e marittime tradizionali.
Siro Andrea Carli, (1828-1850) coadiuvato dall'intendente Alberto Nota, fu l'iniziatore di questo processo di sviluppo quando di turismo ancora non si parlava. Egli dotò la città dei servizi essenziali: nel 1828-30 costruì l'acquedotto, poi trasferì il cimitero, aprì le prime passeggiate a mare e il tratto iniziale della 'Strada Nuova' nel 1843, la futura via Vittorio Emanuele II (oggi corso Matteotti), principale arteria cittadina.
Stefano Roverizio di Roccasterone negli anni in cui fu sindaco (1844-48, 1850-55, 1873-75) destinò le sue principali energie alla realizzazione di nuove strade (1846, completamento della "Strada Nuova" (già "via Traversa" e da quel momento via Vittorio Emanuele II ed oggi Matteotti); 1851, via Gioberti, aperta per consentire il trasporto dei materiali per il prolungamento del porto, ingrandito in più riprese fra il 1853 e il 1914).
Fra il 1856 ed il 1872 gli successe Antonio Bottini. In quel periodo furono aperte via Roccasterone, via Feraldi, via Carli, la passeggiata Imperatrice (1869-71), via del Castillo; il primo grande albergo cittadino, l’Hotel des Londres, fu costruito nel 1860; il Grand Hotel Royal veniva inaugurato nel 1871.
Ma l'avvenimento più importante del secolo per il futuro sviluppo di San Remo fu l'arrivo della ferrovia Genova-Ventimiglia, inaugurata il 25 gennaio 1872.
I titolati turisti del tempo, che dimostravano di apprezzare il carattere semplice e piacevole della città, disponevano finalmente di un mezzo di trasporto veloce e comodo.
Da quel momento, sebbene la linea ferrata avesse tagliato a metà la sottile striscia di terreno esistente fra i quartieri storici medievali (che venivano esclusi dal processo di rinnovamento della città e perdevano per sempre il loro ruolo), le moderne strade cittadine da poco sorte e il mare, la vita fu attratta prepotentemente dai binari.
La città intanto si espandeva dal nuovo centro ai lati, verso ponente e verso levante, provocando tra l'altro un forte aumento del prezzo dei terreni e relegando le attività agricole sulle colline, che peraltro venivano popolandosi di ville.
Mutò anche la maniera di gustare il paesaggio, che ora privilegiava le zone dalla ferrovia al mare, a scapito di una meditata lettura del centro storico della Pigna, che cominciò ad essere visto soprattutto in funzione del suo aspetto ‘pittoresco'.
Dopo l'arrivo della ferrovia, la trasformazione di San Remo può dirsi entrata nella sua fase decisiva, con una netta distinzione tra l'antico e il moderno.
E difatti una guida del 1878 così iniziava la descrizione della città: « San Remo si divide in città bassa e città alta, che vuole anche dire città nuova e città vecchia ». Insieme alla città si trasformava il suo tessuto sociale ed economico, controllato da quel gruppo di imprenditori e professionisti che aveva saputo prevedere nel turismo l'avvenire fortunato, da cui ottenne prestigio e ricchezze, favorendo nel contempo l'elevazione del tenore di vita dell'intera popolazione, passata nel 1881 a 16.800 abitanti.
Dal 1878 al 1891 fu sindaco Bartolomeo Asquasciati. Egli ebbe la fortuna di operare nel periodo d'oro dell'affermazione di San Remo quale stazione climatica e di villeggiatura, meta di un turismo europeo aristocratico e borghese, in apparenza molto riservato, che preferiva la quiete discreta della cittadina di provincia rispetto ai fasti e alla prorompente mondanità dei maggiori centri della vicina Costa Azzurra.
Asquasciati puntò tutto sul turismo, ed ebbe ragione. Furono aperte nuove strade, completando il regolare reticolo viario della città, le passeggiate a mare e le strade di circonvallazione; favorì le attività degli imprenditori Bogge e Marsaglia, finanziandole tramite la banca che possedeva con i fratelli, la "English Bank"; contribuì in maniera determinante a creare la prima prestigiosa immagine simbolica del turismo sanremese, fatto di natura, ma anche di compiaciuto prestigio vissuto in lussuosi soggiorni nei grandi alberghi o in ville, circondati di parchi con lussureggiante vegetazione tropicale, acclimatata al caldo sole della Riviera.
Egli, insieme agli imprenditori di quegli anni, seppe dare precise e adeguate risposte alle aspirazioni della ricca borghesia che frequentava la città.
Negli ultimi trent'anni del XIX secolo furono inaugurati a San Remo venti nuovi alberghi e almeno duecento ville per il soggiorno o la residenza privata dei proprietari.
Ma Asquasciati diede a San Remo anche una sua fisionomia urbanistica, che ancor oggi si ritrova nella trama viaria e nelle case del suo centro moderno, compreso fra corso Imperatrice e corso Garibaldi e il mare.
Il regolamento edilizio del 1879 prescriveva che nel centro i nuovi edifici dovevano avere almeno tre piani né più di quattro, oltre il piano terra. Questo doveva avere un'altezza di 5 metri, gli altri piani di 4. L'altezza massima delle case non poteva superare i 21 metri. Erano permessi edifici isolati e villini, purché elegantemente decorati e circondati da giardino.
Gli angoli delle case non perfettamente in squadra dovevano essere smussati.
Anche le decorazioni esterne seguirono una sufficiente uniformità, aderenti alle tendenze artistiche dell'epoca, che si ritrovano oggi nei fregi liberty dei principali palazzi delle strade del centro.
San Remo acquisiva così un proprio carattere di città internazionale del turismo, tuttavia rispondente al ruolo di elegante, discreta e raffinata « stazione di cura e villeggiatura », ma anche di gaio svago di rango europeo.