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La distribuzione dell'acqua a Sanremo
(a cura di Roberto Monfroni)

Le Fontane

La storia della fontane di Sanremo inizia dall'apertura del primo Acquedotto del 1828 voluto dall'allora sindaco Siro Andrea Carli. Prima di allora poche erano le sorgenti da cui approviggionarsi di acqua, sia da bere che per l'irrigazione degli orti.
Questo acquedotto permise la costruzione di quatro fontane, sparse nei punti più strategichi della città.
Le altre fontane vennero successivamente, come descritto nel Capitolo dedicato. (per saperne di più clicca qui).


La fontana di Piazza dei Dolori

La fontana è una delle prime quattro che usufruirono dell'acqua proveniente dall'acquedotto del sindaco Carli.
Qui sotto una testimonianza personale di Giacomo Mannisi (sudioso della Storia sanremasca) che ne descrive bene anche la storia:

Piazza dei Dolori con la fontana« Giro e rigiro tra le mani una vecchia cartolina di Sanremo, la didascalia recita “Sanremo com’era” è la fotografia di piazza dei Dolori, già dedicata a san Sebastiano, una di quelle foto in bianco e nero che ti riportano agli anni passati quando tutto aveva un altro sapore e sembrava più bello. 
La piazza, sicuramente è una delle più belle e caratteristiche di Sanremo, ricordo quand’ero ragazzino, nei primi sceneggiati televisivi le piazze dei paesetti erano proprio rappresentate così. 
Al centro una fontana dove le donne andavano a prendere l’acqua e si fermavano a fare i ciapeti con le altre comari, tutto attorno palazzi alti tre o quattro piani che però non impedivano ai raggi del sole di filtrare e riscaldare le giornate dei ragazzini, che potevano giocare tranquillamente perché non c’erano automobili o pericoli di altro genere, le mamme ad una certa ora, per farli rincasare, li chiamavano, da quelle stesse finestre che servivano loro anche per spiare i passanti o i vicini di casa che, nel caso di situazioni strane, diventavano oggetto delle chiacchiere quando si ritrovavano ai lavatoi o sul sagrato della chiesa la domenica mattina dopo la messa. 
La fontana con l'obeliscoLa fontana della fotografia però non è come me la ricordo io già dai primi anni 60 quando, bambino sui quattro o cinque anni, fui portato a Sanremo, che da allora divenne la mia città d’adozione, ricordo una sorta di pozzo con al centro un piccolo obelisco di pietra bianco-rosato.
La fontana come si presenta oggiOggi però la fontana di piazza dei Dolori è di nuovo come rappresentato nella cartolina che tengo gelosamente tra le mani. Il pozzo è sempre quello, ma al centro, al posto dell’obelisco, c’è una fusione in ghisa con una testa di toro, che per la verità del toro ha proprio poco, e dalla quale esce un piccolo getto d’acqua continuo.
L’attuale sistemazione avvenne negli anni 90, quando, in via di rifacimento della piazza per le opere di ripristino delle tubature fognarie e del riposizionamento dell’acciottolato, con il passaggio segnato in mezzo dai mattoni rossi, avendo l’intenzione di riportare la piazza agli antichi fasti, i responsabili dei lavori decisero di contattare la fabbrica di Torino che, guarda caso, per pura “fortuna”, ancora conservavano lo stampo per fondere in ghisa la parte centrale della fontana e si fecero mandare una copia fusa apposta per loro e che posizionarono in loco con l’orgoglio di chi pensava di fare un’opera meritevole. 

Fontana con l'obelisco in mezzo alla piazza dei DoloriTerminati i lavori però, invece di ricevere manifestazioni di ringraziamento si videro fortemente contestare da coloro i quali sapevano perfettamente che quella della foto non era la fontana come era stata progettata in origine, ma un rifacimento dovuto alla volontà di omaggiare i Savoia, che, signori di Torino, avevano visto assegnare la Repubblica genovese, comprendente Sanremo, al regno di Sardegna nel 1815 (congresso di Vienna). 
Purtroppo nel voler rifare la fontana come rappresentata nella foto non si è tenuto conto che gli obelischi sono una sorta di marchio di fabbrica per Sanremo, giacché racconta la leggenda del capitano Bresca che, a rischio della sua stessa vita, contribuì in maniera determinante all’erezione dell’obelisco di piazza san Pietro in Roma nel 1586 e del quale i Sanremaschi vanno oltremodo fieri.
Quando nel 1828 il sindaco di Sanremo Siro Andrea Carli, Carlandria per i sanremaschi, decise che era tempo che anche la sua città avesse un sistema di approvvigionamento idrico che consentisse un tenore di vita più consono ai bisogni del suo tempo, deliberò la costruzione di un acquedotto che, portando l’acqua dal lago Negro, sotto le pendici di monte Bignone, arrivasse a sgorgare nelle quattro più importanti piazze cittadine tramite fontane progettate per l’occasione.
Le piazze erano: piazza Santo Stefano (Oggi Nota), sulla quale si affacciava l’allora municipio; piazza del Mercato, posto per eccellenza di aggregazione dei cittadini e piazza dei Dolori. 
Più avanti fu costruita quella in Piazza Bresca, che congiungeva la città al mare, e in ricordo del capitano Benedetto Bresca, fu posta la stele più somigliante all’obelisco di San Pietro, ma anche piazza Nota ha un pilastro centrale, piazza del Mercato, oggi piazza Eroi Sanremesi, aveva un cippo, sul quale in seguito fu posta la statua di Carlandria, ciò presuppone che anche piazza dei Dolori, anche se non vi sono testimonianze documentali, avesse nel centro della vasca qualcosa di simile ad un obelisco. 
Probabilmente sul finire del XIX secolo la fontana originale fu sostituita dal “toro” immortalato nella cartolina; nella prima metà del XX secolo ci fu una nuova sostituzione con l’obelisco che ancora ricordo, che se non era l’originale è quanto di più vicino si possa pensare a quello; infine negli anni 90 l’ultima sostituzione con la testa di toro che possiamo vedere ancora oggi. 
A questo punto non resta che chiedersi che fine abbia fatto il piccolo obelisco di pietra bianco-rosato che io ricordo; chi volesse farsi una passeggiata fino all’Eremo di san Michele potrebbe tranquillamente vederlo in mezzo ad una fascia sottostrada, qualche decina di metri prima della chiesetta, ritto a guardare dall’alto una città che, senza un minimo di riconoscenza, lo ha dismesso ».

 


La Fontana di Piazza Santo Stefano (o piazza Palazzo)

La fontana con la donna ed il secchio per prelevare l'acquaSempre una donna col secchio ma lo scenario è già cambiatoLa fontana nella piazza che oggi è intitolata ad Alberto Nota, dove sorge l'ex palazzo Civico (edificato verso il 1750), è un'altra delle prime quattro La fontana e l'obelisco ai primi del '900. Sullo sfondo il Palazzo delle scuolecostruite dopo l'arrivo dell'Acquedotto Cali. 
La fontana è rimasta sempre la stessa, nello stesso posto, malgrado tutto intorno ad essa la storia trascorsa abbia più volte cambiato lo scenario. 
La fontana in piazza Nota e l'ex palazzo Comunale oggigiorno
La pavimentazione della piazza era acciottolata fino al 1936 quando il Comune decise di sostituirla con lastre di pietra.
Anche questa porta al centro un piccolo obelisco che, come detto da Mannisi, resta un simbolo costante per la città.


La fontana del Mercato

La piazza del Mercato e la fontana con il suo capitello in centro

Fu aperta tra il 1827 e il 1831 su disegno dell'ingegnere del Genio civile Gio Luigi Clerico e la sua posizione descritta a suo tempo « in un'area scoscesa La fontana, con un ragazzo sopra il capitello. Intorno il movimento commerciale e le scuole in fondo.posta dietro l'abside della chiesa di San Siro e confinante con l'argine di destra del torrente Vallotto o di San Romolo (oggi parte di piazza Eroi Sanremesi) ».

Questa quarta fontana, nata quasi in contemporanea con le altre precenti tre, è stata per decenni il centro della vita cittadina. 
Come per le altre, è rimasta sempre nel medesimo posto e nacque con un basamento quadrato in centro, che aveva quattro fonanelle ai lati ed era sormontana da un capitello tronco sul quale in una delle immagini si vede un ragazzino, in evidente stato di equilibrio precario. 

Infatti, quando la vita si spostò dalla città vecchia, la Pigna, al Piano (u Ciàn), con l'aumento del numero dei suoi edifici abitativi, dei suoi Alberghi e con l'avvento e la crescita del Il mercato con bancarelle e baracche intorno alla fontanaLa fontana con la vista delle vecchie Canoniche ed il Campanile di San SiroTurismo, la fontana divenne l'unico punto centrale dal quale attingere l'acqua necessaria per la quotidianità della città.

Successivamente alla sua costruzione, nelle sue vicinanze, venne trasformato un Convento in Scuole Pubbliche, fu coperto il torrente San Romolo creando una grande piazza che, da Piazza del Mercato, nel 1917 divenne Piazza Eroi Sanremesi, praticamente occupando il centro città.


Attorno ad essa c'era molta attività perchè nei pressi si svolgeva il mercato all'aperto, c'erano molti negozi in edifici che ora non esistono più, le bancarelle con merci in vendita, ma soprattutto quelle di fiori che nel tempo si trasformarono in chioschi fissi, eliminati recentemente con la rivalutazione di quella parte di piazza, proprio intorno alla fontana. 


La fontana con il retro del monumento ed ancora i chioschi dei fioriNegli anni '60 del secolo scorso, il monumento con la statua rappresentante Siro Andrea Carli, chiamato familiarmente dai sanremesi "Carlandria", dopo aver girovagato per vari posti della piazza, ma principalmete davanti alle scuole, fu posizionata nel centro della fontana, al posto del basamento La fontana ed il monumento "Carlandria" restauratiquadrato col capitello che c'era prima.





Da allora, specie dopo l'ultima riqualificazione della piazza, la fontana ed il suo illustre ospite, fanno bella mostra di sè ed è divenuta un centro di attrazione visivo per cittadini ed ospiti stranieri.


La fontana di piazza dei Missionari

La fontana nella piazza acciottolata ai primi anni del 1900La fontana con l'obelisco ben visibile, nel 2014La Piazza dei Missionari, in cui c'è la fontana, fu così chiamata perché nel 1720 i Padri missionari di San Vincenzo, voluti dalla Comunità alla fine di secolo precedente, eressero il loro convento nel borgo di Pian di Nave, appunto in piazza Bresca.

La fontana fu costruita su delibera Comunale del 18 Agosto 1834 nel posto dove si trova tutt'ora, al fine di soddisfare le sempre più pressanti richieste idriche del popoloso quartiere della Marina.


Il cambio del nome in Piazza Bresca avvenne per delibera del Consiglio Comunale, dal 28 novembre 1870, prendendo il nome dal famoso capitano che nel 1586 permise l'erezione in piazza San Pietro a roma, del famoso obelisco.
Il progetto dell'Ing. GiordanoTant'è che, richiamando la sua impresa, in centro alla fontana stessa venne innalzato un obelisco su progetto firmato dall'ingegnere Giordano del Genio civile.

La fontana e l'obelisco davanti ad un RistoranteCostituita da una gradinata a piramide in pietra su cui si innalza un obelisco con quattro fontanelle alla base, conferisce ancora oggi un tocco di monumentalità alla semplice piazza delimitata da sobri fabbricati.

La fontana in mezzo alla piazzaOggigiorno, grazie alla fontana ed alla piazza, restaurate recentemente insieme alle case che le fanno da contorno, ed ai numerosi ristoranti che ricordano che qui un tempo c'era il mercato del pesce, è meta dell'interesse della popolazione locale e straniera.


Nell’ambito dei lavori di messa a punto di questa importante opera pubblica, venne anche costruito, nell'attigua piazza Sardi, un muretto a forma di sedile per permettere al pubblico di assistere al “gioco del pallone”, tradizionalmente praticato dai sanremesi in quel piazzale.


La fontana di Piazza del Capitolo

Questa fontana non fa già più parte della prime quattro. La sua storia non è cambiata nel tempo, e gli edifici attorno sono sempre gli stessi.
La piazza e la fontana alla fine del 1800Bambini alla fontana nel 1966


Piazza e fontana restaurate oggigiornoCome si può vedere dalle immagini, anche questa fontana, pur di dimensioni più ridotta delle altre, presenta il classico pseudo-obelisco.

La recente restaurazione della piazza Capitolo ha restituito il suo aspetto più veritiero.


La Fontana "Funtanassa" 

Per parlare di questa fontana bisogna partire da lontano, da quando cioè nel 979 d.c. un gruppo di contadini, finita la minaccia dei saraceni a causa dei quali si La targa che era apposta per ricordane il nomeerano rifugiati nell'entroterra, chiesero ed ottennero dal Vescovo Teodolfo, in cambio di una percentuale sui prodotti agricoli che se ne sarebbero ricavati, l'autorizzazione di stabilirsi sulla collina pliocenica denominata "Costa".
Gente che attende il proprio turno per attingere l'acquaQui cominciarono a costruire le case intorno ad un nucleo fortificato: il "Castrum". La collinetta era facilmente difendibile e le abitazioni, costruite una attaccata all'altra senza soluzione di continuità, costituivano delle vere e proprie mura nelle quali si aprivano, nei punti strategici, alcune porte per l'accesso e l'uscita dalla città.

Il problema dell'acqua però sorse da subito perché, anche se il nucleo abitativo aveva due torrenti, il San Francesco a levante ed il San Romolo a ponente che scorrevano al fondo delle due valli laterali, questi restavano fuori dalla cinta muraria e non erano quindi facilente raggiungibili per attingervi l'acqua.


La soluzione si trovò sia scavando dei pozzi all'interno della città (il sottosuolo risulta attraversato da alcune vene d'acqua), sia costruendo delle cisterne di raccolta e contenimento dell'acqua.

Tra queste cisterne la più famosa è quella situata nell'attuale via Romolo Moreno (anticamente chiamata via alla Costa), e denominata "Funtanassa".
Citata in alcuni documenti medievali è una vasca che raccoglie l'acqua di una canaletta che scorre all'interno del palazzo che la sovrasta. L'acqua proviene dallo stillicidio di derivazione piovana che fuoriesce dal terreno in corrispondenza di uno strato argilloso.

La scritta della data sulla volta della cavernaPer la datazione della Funtanassa esiste una data incisa sull'intonaco all'interno dell'edificio che la contiene: 1436.
Considerato però che l'intera struttura della Funtanassa si trova all'interno delle mura fatte completare da Roberto d'Angiò, re di Napoli e protettore dei guelfi San-Romolesi, nel 1321, si può ragionevolmente ipotizzare che la cisterna sia antecedente a questa data.

La fontana con la vasca per abbeverare gli animaliLa cisterna forniva l'acqua sia per gli usi domestici che per abbeverare gli animali, in special modo le mule, che erano utilizzate come bestie da soma.
Per questo specifico scopo alla base esterna della cisterna era posizionata una vasca che troviamo ancora rappresentata in alcune cartoline d'epoca e che è stata asportata all'incirca nella metà del secolo scorso, quando non si utilizzarono più gli animali all'interno della città. Era di forma rettangolare, metri 5 x 2 circa, in grossi conci di pietra squadrati, e una copertura con volta a botte. 


La fontana quando era attiva Al posto della vasca-abbeveratoio è stata piazzata una fontanella in ghisa, oggi non più funzionante.

(Per le caratteristiche della cisterna interna che alimentava la fontana vedasi pag.21 La cisterna della Funtanassa.)


La Fontana "Zampillo"

Lo "Zampillo" simbolo di SanremoQuesta fontana ormai, da anni, è diventata il sombolo di Sanremo stessa. Quando c'è qualche manifestazione importante in città, come Il Festival della Canzone o la corsa ciclistica Milano - Sanremo od altre, la prima cosa che si vede in televisione o sui giornali è la fontana dello "Zampillo".

Lapide commemorativa a fianco delllaFontanaE non è un caso che si chiami così perché quando il 12 marzo 1884, grazie ai meriti dell'Impresa di Giovanni Marsaglia e del benemerito sindaco Bartolomeo Asquasciati, arrivò in città l'Acquedotto dal nome del costruttore, in questo punto "zampillò" il primo getto dell'acqua proveniente dalle fonti di Argallo.
E proprio per celebrare questo avvenimento, nel 1950 fu posta alla base della fontana stessa una lapide a ricordo.

 

L'Aiuola originale lungo via Roma e la fontana invisibileL'aiuola con le palme ha ora la sua fontanella in ghisa e rubinettoMa la fontana originale non fu certo come quella che si vede oggigiorno. Il posto è lo stesso ma l'originaria era semplicemente una piccola vasca con in mezzo una piccola punta conica dalla quale sgorgava l'acqua, ma era importante perché per la prima volta l'acqua poteva essere prelevata al di fuori delle vasche primordiali e quindi più vicina ai propri bisogni.

Diverse immagini riproducono lo spazio verde che prima faceva parte di via Roma (che allora iniziava dalla fine di via Fiume) e che ora si trova all’inizio di corso Orazio Raimondo.



Ora in via Roma accanto alla fontana passano le automobiliAll'inizio era solo un'aiuola ricca di palme ed agavi, oltre che di verde comune cinta da un basso steccato e la fontana era quasi invisibile, ma andando avanti nel tempo e Sanremo diventando un città sempre più importante, si cercò di migliorarla anche nell'aspetto.
Una fontanella in ghisa, come se ne vedono tante in giro per la città fu posta ben in vista sul ciglio della strada, l'aiuola fu più curata, valorizzando sia le palme che le altre piante.
Lo Zampillo in tempi più recenti con il giardino fioritoAll'erba lasciata all'incuria che c'era precedentemente, furono aggiunte piante da fiore che colororarono molto l'aspetto dell'aiuola stessa.

Ormai la Città era lanciata sulla via del Turismo internazionale e l'acqua ormai raggiungeva molti punti pubblici e, per i più facoltosi, anche i privati.

Lo "Zampillo" aveva perso la sua funzione originale e quindi si pensò ad utilizzarla come abbellimento all'arredo urbano che via via si stava imponendo per tutta la città.

La vasca dello ZampilloNell'ultimo dopoguerra, pur mantenedo l'aiuola verde, fu realizzata una fontana luninosa all'interno di una vasca a forma di conchiglia che ancora la caratterizza.

La vasca a conchiglia dello Zampillo
Da: L'Eco della Riviera del 22 gennaio 1950 si legge:
Allo "ZAMPILLO" una fontana luminosa.
« Procedono i lavori di riassestamento dell'aiuola delle Zampillo per eliminare la curva che ha causato tanti incidenti. Nell'aiuola, allorchè il nome tradizionale non diventi vano, si costruirà un altro zampillo.
Questa volta molto più grande del precedente e luminoso in modo da costituire un magnifico sfondo all'illuminazione notturna di via Roma, il lavoro è stato affidato ad una ditta milanese ».


L'acqua della Fontana colorata di rosa per la Giornata della DonnaIl nome di Sanremo alle spalle della fontana, evidenziato con lettere molto grandi, fu aggiunto successivemente.
La luminosità della fontana è caratterizzata dalla possibilità di variare il colore dell'acqua, normalmente con tonalità successive, oppure di usare un colore unico in occasione di eventi particolari.

(libera elaborazione da testi di Andrea Gandolfo ed altre fonti;immagini da archivio personale)


La fontana Monumentale

Le costruzioni a Pian di NavePer anni Pian di Nave, quello che oggi conosciamo come "Giardini Vittorio Veneto", fu luogo pieno di costruzioni più o meno abusive, di numerosi magazzini uno attaccato all’altro, adibiti a depositi per pescatori, laboratori artigiani o, in genere fatiscenti abitazioni.

Nel 1936, l’amministrazione del Podestà Guidi con l’intento di dare uno sbocco visivo al mare al costruendo corso Umberto I° (oggi corso Mombello), acquistò diversi edifici, oltre alle aree demaniali a ponente del Forte, fino nei pressi dell'inizio dell'odierno Lungomare Italo Calvino ne fece una bonifica globale, realizzando, secondo quanto progettato, un grande spazio tale da permettere una sistemazione migliore dell'aspetto paesaggistico della zona.

La fontana Monumentale origiginariaLa prima opera fu la costruzione di un muro di contenimento della nuova piazza ed opere di consolidamento a mare, in modo che non fosse più minacciata dalle mareggiate.
Inoltre venne attuato un miglioramento ambientale con la creazione di aiuole sparse, con una serie di vegetazioni varie ed anche con una pineta.

Il cantiere per la costruzione della FontanaMa quello che risultò più bello ed appariscente fu la costruzione di una grande ed artistica fontana monumentale.
Conosciuta anche come “Fontana Luminosa” sorgeva nel centro della piazza.
Opera dello scultore Giovanni Prini, fu costruita con la tipica caratteristica dello stile architettonico del ventennio.

Ne è simbolo, una enorme “M” (Mussolini) al centro della fontana stessa attorniata da delle statue anch'esse bronzee raffiguranti dei guerrieri che ne fanno Un'altra vista della fontana con i cannoni intornoda corona. Ai suoi lati furono anche posti due dei cannoni usati dall’ammiraglio Pinelli per tenere a bada la città ribellatasi a Genova nel 1753.
La cerimonia di inaugurazione si era tenuta il 4 novembre 1937 alla presenza dell’On.Tassinari, Sottosegretario all’Agricoltura.

La fontana dopo la prima modificaLa storia di questa fontana fu molto tormentata con continui cambiamenti di forma, fino a scomparire del tutto con le ultime recenti ristrutturazioni dell'aspetto paesaggistico dell'intera piazza.

Prima di tutto, nel dopoguerra, in nome della ricostruzione e soprattutto per cancellare i retaggi del ventennio appena trascorso, venne abbattuta la "M" e L'ultima sistemazione della Fontana e della piazzala fontana entrò nel piano di riassetto globale dei giardini, con aiuole, decorazioni pietrose, piante d’agave e altre, ed in bella mostra, a fianco, i due cannoni settecenteschi recuperati dal Forte antistante.


 
Questi pezzi, dopo aver vagato qui e là con diverse funzioni e per parecchio tempo anche dimeticati, ora fanno ancora mostra di sé ai lati della facciata del Forte di Santa Tecla.

La fontana illuminata in visione notturna



Pur variando l'aspetto però, rimase sempre un punto di riferimento per quelli che volevano passeggiare sul lungomare e soprattutto restò "luminosa" e ben identificabile nei periodi notturni.


La fontana di Corso Mombello

La fontana con l'aspetto degli anni '20Costruita sotto altra forma negli anni ’20, aveva una vaga forma di quadrifoglio, la vasca, in mattonelle azzurre in maiolica, quattro piccole fontanelle ai lati nel centro dei "petali" ed un potente getto centrale.
La fontana con la losanga fiorita negli anni '40

La posizione non cambiò mai, sempre in cima a corso Umberto I° (ora corso Mombello), dopo la prima palma verso il Rigolet. Intorno ad essa invece, il giardino ebbe numerozi cambiamenti pur mantenendo per lungo tempo una losanga fiorita.

La statua dell' "Ondina" al posto della losanga fioritaIn un rifacimento globale delle aiuole, fu sostituita dalla statua dell'"Ondina"


La fontana in piena formaCambiarono di poco, le fontanelle, ma solo nel getto d'acqua.



La fontana illuminataNaturalmente era illuminata e nell'oscurità della notte, era un punto di riferimento per gli abitanti, i turisti e soprattutto perché, per parecchi anni, fu l’oggetto più fotografato della strada.


La fontana in corso di smantellamentoPurtroppo, a causa del cantiere per la costruzione dello scolmatore sotto la strada, fu definitivamente smantellata nel 2001.

I vari pezzi furono accantonati con l'idea della sua ricostruzione che, a distanza di tanti anni non è mai più avvenuta.


La fontana negli anni '40 in testa all'aiuola centralePer fortuna il ricordo di essa rimane nelle molteplici immagini in cartolina che sono state eseguite nel tempo.




Le fontane dell'Autostazione

Il solettone-parcheggio nel 1955Dopo la fine dell'ultima guerra mondiale, dal 1951 l'Amministrazione portò avanti l'iter dei lavori per la ricostruzione di piazza Colombo, creando un L'Autostazione completata nel 1956solettone sulle macerie di quello che fu il Tribunale e che per anni, sarebbe stato adibito ad autoparcheggio.


Dopo la ricostruzione, l'8 marzo 1956, dopo tre anni di lavori, fu inaugurata la stazione delle autolinee di piazza Colombo, sotto il solettone.


L'aspetto dei Giardini e delle fontane nel 1967, di notteL'Autostazione ed i Giardini nel 1968Di fronte ad esso, in quello che era stato il Mercato dei Fiori, venne creato un vasto giardino, alberi di pino e palme e soprattutto con due vasche con fontane che, con i giardini fornivano una vista rilassante per i passseggeri in transito.


L'Autostazione. Le fontane nel 1958Primo piano di una fontana nel 1960

Sia i giardini che le fontane cambiarono d'aspetto varie volte fino ad arrivare al 1990 quando, con la creazione del parcheggio sotterraneo, che c'è tutt'ora, i giardini ebbero una nuova sistemazione ed una fontana, ridotta, funzionò ancha fino all'anno successivo quando fu definitivamente eliminata.quando fu definitivamente eliminata.

 

(libera elaborazione da varie fonti ed autori; immagini da Web e personali)


La fontana di piazza Colombo

Il muretto che delimita la copertura del torrenteCarriaggi sulla parte coperta dsel torrrenteQuando sulla parte antistante via Palazzo, prima ancora della costruzione del palazzo Minoia (quello con gli archi), fu coperto il torrente San Francesco, la piazza risultante divenne una specie di parcheggio per ogni tipo di traino animale, sia di carri che di carrozze.



Il "Ciarabàn" che faceva la linea tra Sanremo e TaggiaNel tempo divenne anche il capolinea delle linee di collegamento con le città vicine, fino ad esserlo per il tram.
Viene citato il termine "Ciaràban", questo è derivata dal francese "Car à banques" cioè "vettura a panche" per cui la contrazione in una versione dialettale.

La fontana in una cartolina del 1901Quando il traino delle carrozze e degli omnibus era effettuato dai cavalli, la Società per la Protezione degli Animali, il cui Presidente era il Maggiore Momber, nel 1899 fece costruire una fontana-abbeveratoio per animali finanziandola essa stessa.

Ma, come si vede dalle immagini, la fontana non serviva solo per i cavalli ma anche per uso umano e per tutti gli animali.



Visione più ampia dello spazio intorno con persone alla fontanaUna parte dell'acqua dall'alto scendeva lateralmente in due nicchie laterali sui lati in basso per dare la possibilità a cani e gatti di abbeverarsi.


La testa di un cavallo sulla parte alta dell'arco della fontana potrebbe significare che la stessa è stata fatta proprio per i cavalli oppure riferirsi alla Società creatrice.

(Libera Personale Elaborazione da fonti diverse)


La fontana di Piazza San Siro

La vasca con la fontana, posta in Piazza San SiroLa vasca della fontana è uno degli oggetti più preziosi e meno conosciuti di Sanremo, anche se non compete alla storia antica della città.

La vasca sempre in Piazza San Siro ma accostata al muro della scalinataVenne acquistata a seguito di una iniziativa di un colonnello inglese, il Momber, ufficiale di Sua Maestà britannica e residente a Sanremo, e di cui ne aveva fatto alla Città ai primi del '900.

Di lui venne scritto: «..Colonnello Momber, ufficiale inglese a riposo, che si distinse per l’attività a favore degli animali come ricordato dalla stele fatta apporre dai suoi amici in memoria sopra la fontana bizantina da lui destinata ad abbeveratoio per i cavalli ancora oggi in piazza San Siro..» (Tratto da "Il Viaggio in Riviera" Daniela Gandolfi). Fu anche il fondatore della Società per la Protezione degli animali.


In realtà, salvo i leoni di sostegno a la lapide commemorativa, creazione recente, la vasca della fontana in questione, di fatto un usato come abbeveratoio per cavalli, è un oggetto eccezionale: si osservi la qualità del rilievo decorativo a fettuccia continua, che racchiude una ininterrotta serie di clipei nei quali trovano ospitalità molti generi di animali, l’uno diverso dall’altro.
Si tratta di un’opera ricca di riferimenti all’ambito bizantino ed adriatico, pur essendo in marmo bianco di Carrara. Pochi esempi scultorei analoghi si trovano in San Marco a Venezia o all’abbazia di Pomposa, sempre sul litorale adriatico.
E’ dunque da quella regione, forse pare della zona di Aquileia, che proviene questo oggetto, preziosissimo, databile al XII secolo e la cui funzione originaria crea ancora dei dubbi, avrebbe potuto essere stato un sarcofago oppure una vasca battesimale.
La vasca con fontana, di fronte alla Rimessa dei tram

Era stato posato in origine alla Foce, all'incrocio tra via Legnano e corso Matuzia, nel piccolo giardino ove oggi è collocata l'edicola di giornali e proprio di fronte alla vecchia Rimessa dei tram, ma in seguito fu spostata e completamente ignorata.

La fontana in Via Corradi, in fondoSu iniziativa di Carlo Alberto, con un contributo dell'Azienda di soggiorno venne salvata dall'abbandono e collocata dapprima in via Corradi (nel 1974). 

 

La fontana posta in piazza San Siro davanti all'OratorioLa fontana quando era in Via CorradiSuccessivamente, per iinteressamento ed iniziativa del FAI fu posizionato in piazza San Siro antistante l'Oratorio dell'Immacolata, in mezzo alle due scalinate d'accesso.


Però a Sanremo esisteva una seconda fontana molto simile, abbandonata e mal ridotta dall'incuria, che per anni è stata tra due pini sul marciapiede a mare, all'inizio di Via Nino Bixio La vasca che ora fa da altare nella Chiesa di San Giuseppedalla parte della vecchia stazione, fino ancora negli anni '80 dello scorso secolo.

La lapide con l'incisione, sopra la vascaDon Cortona, parroco di San Giuseppe, estimatore dell'arte, chiese ed ottenne dal Comune l'autorizzazione al suo utilizzo.
Provvide egli stesso alla sua restaurazione sotto la guida della Sovrintendenza alle Belle Arti, ed ora è il nuovo altare della Chiesa della Pigna.

Sulla lapide posta sopra la fontana del Momber e da cui scaturisce l'acqua, un'incisione recita: « alla memoria del colonnello Momber, esempio di bontà verso gli animali ».

(libera elaborazione da fonti tratte da vari testi ed autori; immagini da Web e personali)


La Fontana di Piazza Cesare Battisti

La fontana ancor oggi ben visibili in piazza C.BattistiLa fontana con le parti in bronsoLa fontana che si trova in piazza Cesare Battisti (ex stazione) fu commissionata dal podestà Giovanni Guidi e realizzata su progetto dell'architetto Silvio Gabbrielli nel 1933.

La scultura in bronzo è opera dello scultore fiorentino Sirio Tofanari.



Lo stemma al di sopra della fontanaLa particolarità di questa scultura, che nell'intento del committente doveva rappresentare lo stemma di Sanremo, è che ha due leoni e non uno, come invece ha lo stemma concesso a Sanremo che viene così definito: « di rosso all'albero di palma al naturale, posto a destra dello scudo e terrazzato di verde, La vecchia stazione ferroviaria sullo sfondoavente a sinistra un leone con corona marchionale d'oro ».


La concessione dello stemma ufficiale avvenne nel 1928 con decreto del capo del governo ed annotato nel registro della Consulta Araldica.

Sembra invece che lo stemma con due leoni e la palma sia della famiglia Palmieri

(tratto da un commento di Giacomo Mannisi sul nostro Gruppo di FB)

 



Lavatoi pubblici e le Lavandaie

Anche se, dopo che l'acquedotto voluto dal sindaco Siro Andreea Carli aveva provveduto al rifirnimento idrico della città, il problema dell'acqua, per certi bisogni domestici rimaneva lo stesso. Parliamo in particolare del trattamento di lavaggio ed asciugatura dei panni casalinghi.
Le case non erano naturalmente munite di impianti per la fornitura di acqua corrente e di conseguenza i panni dovevano essere lavati nei torrenti o nei canali e le lavatrici elettriche vedranno la luce quasi un secolo dopo.

Lavandaie al lavoro nel 1906 sul canale di deflusso del mulino della Rocca a ridosso dell’attuale via Melandri.A quei tempi quando non si poteva fare il bucato in casa (a "lescia" mediante cenere ed acqua bollente) o nei greti dei torrenti, data la scomodità e durezza del lavoro ed anche tenuto conto che le case erano scarsamente attrezzate per quanto riguardava la possibilità di stendere ad asciugare i capi come lenzuola, copriletti o altro, le casalinghe, specie quelle che potevano permetterselo preferivano passare l’incombenza di fare il bucato, almeno quello di primavera, a delle donne che la portavano al lavatoio pubblico.
Era poi compito della massaia di casa di stirarla col ferro da stiro a carbonella.

Si era così formata una categoria di lavoratrici specializzate che operavano per conto terzi. "Les blanchiseuses", come intitola la sua fotografia un famoso fotografo.
Queste lavandaie procedevano con tecniche antiche, elaborate e faticose, adoperando acqua bollente, cenere come detersivo, soda e sapone di Marsiglia.
Quando possibile, ma spesso le professioniste dovevano rinunciarvi, si aggiungeva all’acqua del lavaggio, lavanda o alloro per profumare i panni.
Per la biancheria si usava, nel risciacquo, la "salda", una specie di appretto, mista a “turchinetto” per dare alla biancheria una lieve tinta azzurra e facilitare il lavoro sui capi da stirare.
I lavatoi pubblici furono creati appositamente per questi scopi, e consistevano in una o più vasche con acqua regolabile, tettoie per il riparo dal sole e dalle intemperie ed in alcuni casi anche di stenditoi.
Questi lavatoi, in un tempi successivi furono approntati, a cura della Comunità, in varie zone della città. Quelli di cui si ha memoria sono quelli di Via Morado, di San Costanzo, di Porta San Giuseppe e di Piazza Bresca.
Come si vede la zona più servita era la Pigna.
L’antico quartiere, penalizzato dal punto di vista idrico-sanitario, trovava nei lavatoi pubblici un indispensabile apporto al precario equilibrio igienico dell’epoca.

(testo elaborato liberamente da fonti scritte varie)


Lavatoio di via Morardo

Il lavatoio in via Morardo prima della ristruurazione degli anno '30Il lavatoio e le lavandaie alla fine del 1800Il potenziamento dell'acquedotto, costruito dall’Amministrazione Siro Andrea Carli, agevolò la costruzione nel 1831 del primo lavatoio pubblico di Sanremo, sembra su una piccola porzione di terreno in vicinanza della piazza del Mercato e lungo l'argine destro del torrente San Romolo.


Il lavatoio ridimensionato nei 1990Nel 1875, nell'approvare la costruzione si un lavatoio pubblico dietro il Monastero delle Turchine in Via Morardo, si stabilisce il suo approvvigionamento idrico con la deviazione delle acque che avanzano dalle fontane Capitolo, Palma e San Sebastiano.

(libera elaborazione da fonti ed autori vari)

 


Lavatoio di Porta San Giuseppe

Il lavatoio di Porta San Giuseppe nell'anno 2010Altra immagine del 2010Di questo lavatoio abbiamo scarsissime notizie e tanto meno di immagini. Le uniche sono quella personali riprese nel 2010.


Lavatoio di Piazza Bresca

Già dal 1829 l'acqua proveniente dall'Acquedotto Carli era arrivata ad alimentare le varie fontane della città, ma solo nel 1834, come abbiamo visto sopra, sarebbe stata inaugurata Il lavatoio di piazza Bresca a fine 1800la fontana di piazza dei Missionari (oggi piazza Bresca), al fine di soddisfare le sempre più pressanti richieste idriche del popoloso quartiere della marina.

I panni stesi di fronte al porto lungo il tracciato della ferroviaNello stesso periodo, allo stesso scopo, visto che non esisteva un lavatoio, ne fu inaugurato uno proprio in piazza dei Missionari.

Era molto frequentato dalle lavandaie del posto che, non avendo un posto adatto all'asciugatura dei panni e delle biancherie, utilizzavano lo spazio antistante il porto proprio di fronte a quello che era chiamato la casa di "Bacì Belu" che sarebbe stato poi abbattuto per l'allargamento della via Carlo Alberto (oggi via Nino Bixio).

Il lavatoio coperto abbinato ai bagni pubbliciNegli anni itorno al 1930 il lavatoio originale fu demolito ed al suo posto venne costruita una struttura, coperta dove all'interno c'erano le vasche da lavaggio dove anche le casalinghe potevano recarsi a lavare i panni di casa.
L'interno del lavatoio coperta con donne al lavaggio dei panni (fotogramma da un filmato d'epoca)


Lavatoio di San Costanzo

Il primo lavatoio di via TapolettiQuesto lavatoio, tra i primi ad essere costruito, era originariamente all'uscita di via Tapoletti, a fianco dell'Oratorio di San Costanzo.
Il terremoto del 23 Febbraio 1887, cambiò quasi completamente il volto della città vecchia, con la demolizione di molte abitazioni e dello stesso Oratorio. Il lavatoio sottostante ne fu altrettanto coinvolto.

Il lavatoio rifatto in una immagine del 1901
Con la ricostruzione dell'edificio religioso, con la facciata rivolta verso ponente, anche il lavatoio cambiò la sua ubicazione, alla destra della facciata, ad una trentina di metri di distanza.

L'Oratorio ed il lavatoio, in mezzo i panni stesi. Immagine del 1900
I panni stesi ad asciugare erano appoggiati allo steccato che sovrastava il muretto di sostegno al loro fianco. Oggi naturalmente non esiste più, come tutti gli altri lavatoi.

L'Oratorio con a fianco i panni stesi



Le cisterne

Quello che non tutti sanno è che anche Sanremo, come anche altre grandi città, ha una sua piccola città invisibile, nel sottosuolo.
Si tratta di: vicoli sotterranei; edifici inglobati sotto la pavimentazione di nuove piazze, cisterne, pozzi nelle cantine dei palazzi.
Nella parte superiore della città  (la Pigna) le acque, provenienti da falde sotterranene o meteoriche (pioggia, ecc.) erano conservate in vasche disseminate qua e là , da cui derivano anche i vari toponimi come Via Cisterna, vicolo Cisternin o "funtanassa" cui era annessa una vasca di raccolta.
Nella parte pianeggiante della città , il sistema dei pozzi (che recuperavano l'acqua dalle poche falde acquifere del sottosuolo o di origine meteorica), e delle cisterne, in cui si conservavano provviste d'acqua in vista dei periodi di siccità , era l'unico esistente, il solo che permettesse, dunque, l'approvvigionamento idrico.
Sparse per la Pigna c'è un numero imprecisato di cisterne, anche a livello famigliare, cioè qualcuno le aveva proprio casa sua, e durante scavi recenti peril risanamento idraulico della città  vecchia, ne sono ritrovate alcune di queste.
Questa parte della città, quasi invisibile e per molti sconosciuta, appartiene al patrimonio culturale della comunità e rischia di essere dimenticata, col passare del tempo, senza un'adeguata documentazione e valorizzazione.
Qui andremo ad esamninarne alcune delle più o meno famose o ignorate.


La Cisterna della "Funtanassa"

La "Funtanassa" vista da via Romolo MorenoLa canaletta per la racolta d'acquaTra le più antiche cisterne, citata nei documenti, vi è sicuramente quella che è conosciuta come "a Funtanassa" (della quale abbiamo conosciuto la fontana), racchiusa entro la cerchia di mura del 1321; si apre su via Romolo Moreno, (un tempo via alla Costa) e già dalla sua origine è alimentata da un canaletto che raccoglie l'acqua filtrante dal terreno e che si può vedere nella parte posteriore della cisterna.


Stalattiti e stalagmiti in una piccola grottaEffetti calcarei in fondo alla cisternaQuesto stillicidio di acqua, ad alto contenuto calcareo, ed il fatto che negli anni non sia stata modificata, nel tempo ha formato alcune piccole stalattiti e stalagmiti lungo tutto il canaletto e anche una sorta di minuscola grotta che rende l'ambiente assolutamente suggestivo e spettacolare.


L'ambiente intorno alla cisternaNella metà degli anni '90 del secolo scorso la fontana, ormai inutilizzata e abbandonata da tempo, risultando l'acqua inquinata a causa del collegamento improvvido della vasca con la L'interno della grotta che contiene la cisternacondotta fognaria realizzato in anni precedenti, e quindi emanante un odore poco gradevole, fu stata acquistato da un privato.
Trovandola piena di rifiuti di diverso genere, con pazienza, ma soprattutto grazie all aiuto di un trattore, ha svuotato il locale scoprendo la sorgente che alimentava la funtanassa.

Questi lavori portarono in evidenza molte parti dell'ambiente. mai esplorate prima ma soprattutto la parete al fondo della cantina, come detto sopra, ricoperta di stalattiti e stalagmiti.



La cisterna parzialmente piena di acqua pulitaOra l'acqua che gocciola dalla parete è purissima e tramite un piccolo canale raggiunge la vasca situata dietro la fontana che da essa veniva alimentata.



L'interno della Fontana oggi può essere visitata solo su appuntamento e solo per visite guidate.

 


La Cisterna "Cisternin"

La cisterna di vicolo CisterninLo scavo in via di Porte Santa MariaRecentemente è stata individuata un'altra cisterna, conosciuta ormai solo in virtù della toponomastica; nella parte alta della città c'è il vicolo Cisternin, che testimonia la presenza di una piccola cisterna, della quale purtroppo da molti anni se ne era persa la memoria storica dell'esatta ubicazione.

Il Cisternin è venuto alla luce scavando nella via di Porte Santa Maria durante i lavori per il risanamento igienico-sanitario del centro storico .


Lavori davanti all'ingresso della cisternaHa la stessa struttura della Funtanassa, un locale con volta a botte, le dimensioni sono simili, m 5 x 2, con la differenza che i muri sono in pietra non squadrata e questo aspetto, unito al fatto che la parte alta della Pigna è la parte più antica portano ad L'esterno della cisterna con alcuni gradiniipotizzare una data anteriore al 1400 per la sua costruzione.


Via delle Porte Santa Maria ripristinataPurtroppo, terminata un'accurata indagine archeologica, condotta da Claudio Mastrantuono (Cooperativa Dedalo) e relativo sgombero delle macerie che la ostruivano, dopo essere stato messo in sicurezza, il cisternin è stato di nuovo inglobato sotto la pavimentazione stradale e non è fruibile per una visita turistica.


Le vasche presso le mura di San Giuseppe

Una vasca in evidenza sotto le muraLe vecchie mura di Porta San GiuseppeAltre vasche per l'acqua ad uso irriguo si trovano a ridosso delle mura del XVI secolo, che dal castello chiudevano la città fino alle porte di San Giuseppe.

   Un ingresso alle vasche dentro le mura L'ingresso ad una vasca  Una vasca piena d'acqua sotto le mura

Difficile ipotizzare il periodo della loro costruzione, alimentate per infiltrazione da una vena sotterranea, servivano per innaffiare gli orti e i giardini posti a ponente della cerchia di mura del XIV secolo.


La cisterna di via Porte Santa Maria

L'interno della cantina con la cisterna in fondoL'imboccatura della cisternaUna vasca per l'acqua ad uso privato si trova al n. 18 di via Porte Santa Maria, posizionata proprio in fondo alla cantina della quale è parte integrante, anche in questo caso raccoglie l'acqua per infiltrazione.

  La cisterna con acqua



La cisterna di via Cisterna

La Cisterna vista dalla Via.Via Cisterna con la cisterna in altoUna delibera del parlamento sanremese nel 1607 concedeva l'uso dell'Oratorio di Santa Brigida ai confratelli di Santa Brigida purché essi utilizzassero i fondi a loro disposizione per costruire una capiente cisterna per la raccolta delle acque ad uso pubblico, utile soprattutto nel periodo estivo quando maggiore era la siccità e il fabbisogno idrico.




Planimetria della struttura della cisternaL'interno della CisternaLa cisterna è di dimensioni considerevoli: struttura di base rettangolare di circa m 11 x 7 e una profondità intorno ai 7 metri, con volta a botte in mattoni; le pareti sono accuratamente intonacate con malta idraulica per una perfetta impermeabilizzazione, e questo non consente, in assenza di ulteriori verifiche, di stabilire se siano in pietra o anch'esse in mattoni.


La piccola parte della pavimentazione che ancora si vede, non essendo stata ricoperta dalle macerie che vi sono state introdotte e che riempiono molta parte della cisterna fin quasi all'imposta della volta, mostra come questa sia rivestita con lastre di ardesia.


La volta con la struttura centrale in mattoniL'acqua piovana veniva convogliata nella cisterna attraverso una tubatura in laterizio ancora visibile in alto nel punto dove la volta si innesta sulla parete.

L'interno della struttura in mattoniLa particolarità di questa cisterna, che la differenzia da tutte le altre conosciute, è la presenza, all'interno di essa, di una struttura in mattoni di m 1,50 x 1 circa, che, dal livello della pavimentazione raggiunge la volta; si può solo ipotizzare la sua funzione, forse ambiente di decantazione dell'acqua che, entrando sporca nella cisterna, tramite canali di raccolta dell'acqua piovana, si riversava, da una apertura laterale, all'interno di questa sorta di pozzo, per venire poi prelevata pulita dall'alto.


La datazione della cisterna sulla parete di fondoFinestra  d'ispezione sul fondo del pozzo in mattoniIn alto sulla parete di fondo è scritta la data della costruzione della cisterna: MDCXVII.


La fontana alla fine di via CisternaAlla base della via, quasi all'incrocio con via Palma. esiste da tempo una fontana che probabilmente viene rifornita diretamente dalla cisterna stessa.

Popolane attingono l'acqua dalla fontana


La cisterna di piazza A. Nota

Planimetria con le dimensioni della cistera sotto la piazzaPiaza Nota con l'ex Palazzo del ComuneLa cisterna è stata costruita per le esigenze idriche del costruendo Palazzo del Commissario nel 1750; è leggermente più piccola della cisterna di via Cisterna, m 7 x 7 con una profondità di m 5, è tuttora piena per metà, l'acqua è limpida, segno che esiste un ricambio continuo, probabilmente è alimentata da una vena sotterranea, esattamente come altri pozzi del centro storico.



L'interno della cisterna, la volta ed il buco sovrastanteUn angolo della cisternaLa volta a botte in mattoni, a sesto ribassato, presenta al centro un foro, indizio che può far pensare ad un pozzo sovrastante la cisterna proprio in quel punto, ma da un disegno antico si nota come l'accesso alla cisterna fosse localizzato nello stesso luogo dove oggi c'è il chiusino dal quale si può tuttora accedere alla cisterna; è molto probabile che il foro nella volta fosse chiuso in origine da una griglia di ferro e servisse a convogliare l'acqua all'interno della vasca.


Mannisi in esplorazione atraverso il tombino d'accesso
Esplorazione della cisterna a bordo di un canottoDalla veloce ricognizione effettuata si è notato un piccolo tubo in laterizio su una parete: considerato che il livello massimo segnato dall'acqua sulle pareti è esattamente in corrispondenza di detto tubo, possiamo ipotizzare che possa essere lo scarico del troppo pieno o, in alternativa, il canale che convogliava l'acqua all'interno della cisterna.
  Foro del tbo di alimentazione della vasca

 


I Trogoli

Su vicolo Vallai (il Vallum sottostante le Rivolte San Sebastiano) si affacciano alcune cantine, che dalla parte a monte, quelle entro l'antica cerchia delle mura del 1321, hanno tutte la particolarità di avere delle vasche sotto il pavimento: i trogoli.

Un trogolo, un tombino in casa parivataUn doppio trogoloQueste vasche, intonacate con malta idraulica per renderle impermeabili, in dialetto si chiamano "tröji" (stessa origine di trou - buco in francese); essi servivano nelle varie occasioni sia da silos per conservare granaglie che da cisterne per olio o per l'acqua, sia da deposito per riserva alimentare in caso di assedio.



Pozzo in via del PretorioUn bel pozzo lo si può ancora vedere al n° 3 di via del Pretorio, proprio dietro al portone d'ingresso; si poteva accedere al pozzo attraverso un'apertura che consentiva di prelevare l'acqua direttamente dall'interno del palazzo; oggi quest'apertura è chiusa e nella nicchia vi sono stati alloggiati i contatori della luce.


Pozzo in via del PopoloIl pozzo comunque è tutt'ora attivo, è alimentato da una vena sotterranea e si riempie per infiltrazione; l'acqua è potabile, ma per sicurezza, non potendo fare regolarmente le analisi, viene utilizzata solo per innaffiare il giardino.
Vi si può accedere da una cantina che ha l'ingresso da vicolo Vallai.


Un altro pozzo, simile a quello di via del Pretorio, si trova in una cantina di un'abitazione in via del Popolo.

(per l'argomento "Le Cisterne", sia i testi che parte delle immagini sono tratti da "Sanremo Invisibile" di Giacomo Mannisi e Anna Blangetti, che ringrazio per la collaborazione; altre immagini da archvio privato)