2 - Annessione della Liguria alla Francia
Nel 1805 la Liguria veniva annessa all'Impero francese: nella riorganizzazione amministrativa che ne seguiva, San Remo diveniva sede di sottoprefettura. Veniva nominato il marchese Tommaso Gio Batta Borea, 'Maire' e presidente del consiglio di circondario , divenuto poi sottoprefetto ad interim; egli fu il promotore della collocazione del quadro di San Napoleone (il culto dell'imperatore era tale da farlo passare perfino per santo!) in una delle cappelle del santuario della Madonna della Costa, avvenuta in grande pompa, alla presenza del vescovo Dania, il 15 agosto 1808.
Nel 1813 Napoleone nominava il `maire' Barone dell' Impero.
Se l'amministrazione francese aveva impostato una moderna ed efficiente organizzazione pubblica, favorito i trasporti con l'apertura della strada del colle di Nava, la sistemazione di quella del colle di Tenda e aveva iniziato, nel 1810, la costruzione della strada litoranea della Cornice (conclusa poi nel 1827), il periodo napoleonico rappresentò per le popolazioni del Ponente ligure anni di miseria, di vessazioni, di dolore.
L'illusione di migliorare la propria vita spinse la gente a dimostrare qualche simpatia nei confronti dell'Impero francese; ma la cruda realtà doveva purtroppo far cambiare presto opinione. Già nel 1800 le cronache ricordano che odio, immoralità e terrore dilagavano nelle vallate del Ponente, sottoposte a ogni sorta di violenza; alla fine dell'anno la soppressione di tutti gli ordini religiosi e l'occupazione civile dei conventi gettarono nello sgomento la popolazione.
Il 1812 è ricordato come l'anno più misero della storia locale: la gente moriva letteralmente di fame, per sopravvivere si cibava di erbe selvatiche.
Le continue chiamate alle armi, l'oppressione fiscale, che aveva raggiunto limiti insopportabili, provocavano diserzioni e disobbedienze, punite con feroci rappresaglie.
In questa triste cornice di sofferenza e di patimenti, il passaggio di papa Pio VII dalla Riviera, di ritorno dalla prigionia napoleonica, assunse la funzione di un simbolo, di rifiuto della tirannide, dell'aspirazione a riconquistare la libertà. Ovunque furono organizzate accoglienze eccezionali, accompagnate dalla partecipazione e dalla gioia generale. Il papa giunse a San Remo l'11 febbraio 1814, pernottò nel palazzo Borea (dove si conserva la stanza che l'ospitò, con le decorazioni d'epoca) e ripartì il giorno 13.
« Appena Sua Santità Pio VII fu partita, il Popolo di San Remo e de Paesi circonvicini, venne in casa Borea: chi bacciava il suo letto, chi il trono chi il pavimento e se persone autorevoli non avessero impedito, quel Popolo Devoto, si sarebbe diviso a pezzuoli le lenzuola, le coltri, i damaschi persino gli stessi sacri preziosi arredi che avevano servito alla celebrazione de Divini Misteri ».
II 17 aprile 1814, alla notizia della caduta di Napoleone, le popolazioni dei paesi circostanti marciarono su San Remo. I soldati francesi venivano attaccati dovunque, i perseguitati, gli archivi incendiati, i ritratti del dittatore dati alle fiamme. Già dal giorno 15 in città la folla aveva attaccato un distaccamento di doganieri; a poco servì ii ribasso del sale e dei tabacchi decretato dal 'maire'. L'obiettivo era la distruzione dei documenti concernenti le tasse e le coscrizioni, che venivano bruciati insieme ai libri amministrativi.
Il 1° maggio 1814 San Remo chiedeva di tornare a far parte della Repubblica genovese, ma contemporaneamente reclamava la restituzione «al godimento di quei diritti solennemente riconosciuti dall'Imperatore » e che Genova aveva sempre ignorato.