3 - Le ville Romane e i reperti archeologici
La prima, localizzata a ponente presso la spiaggia, costruita presso lo sbocco in mare del torrente omonimo, risulta suddivisa in dieci vani e comprendeva un modesto complesso termale, con locali destinati a frigidarium, tepidarium, calidarium. L'acqua veniva presa dal vicino torrente tramite l'apposito castellum aquae e distribuita ai locali mediante tubi a condotta forzata. La muratura e pochi altri elementi datano la sua costruzione al II e al III secolo d.C.
Il fundus in oggetto, in età romana era possesso di una famiglia locale romanizzata, il cui probabile capo aveva nome Mattucius. Alcune iscrizioni romane ritrovate a Nizza, a Cimiez e a Saint-Pons (Vedi) recano infatti il gentilizio Mattucius, segno che la famiglia contava diverse presenze e diramazioni nelle Alpi Marittime.
La villa Matuciae si ritrova citata in documenti antichi (Miscellanea; Antonio Canepa). Può darsi che il culto osservato dalla famiglia fosse quello della divinità romana di origine asiatica, la Mater Matuta che diverse fonti collegano direttamente al toponimo dell'abitato, ma il nome di Villa Matuciana (o Matutiana) assunto dalla località trae comunque origine da quello della famiglia dei Mattuci.
La seconda villa a Bussana, si trova a levante fra l'attuale via Aurelia e la ferrovia e la strada sottostante (vecchia via Julia Augusta).
La villa romana, a pianta rettangolare, è un esempio di edificio rurale di cui sono riconoscibili cinque o sei vani regolari, dal cui recente scavo sono venute alla luce le strutture di un forno e alcuni materiali ceramici, che confermano l'occupazione dell'edificio nel II secolo d.C.
Lo stesso nome di Bussana e i toponimi di aree vicine, quali Porziana, Pompeiana, Ceriana, ecc., sono indizi di un intenso popolamento della zona per scopi agricoli.
Ritrovamenti sporadici sono stati segnalati in più punti del territorio sanremese; fra gli ultimi, quello di un sigillo bronzeo col motto Urbicia vivas, proveniente dalla regione agricola del Solaro, zona già nota in passato per il rinvenimento di alcune tombe della prima metà del I secolo d.C., usato da una colta e sconosciuta Urbicia nella corrispondenza personale, che testimonia la presenza di una gens Urbicia nel territorio del fundus Matucianus.
Questi due importanti siti archeologici sono un'ulteriore prova dell'occupazione romana della fascia litoranea. Infatti i Romani, quando conquistarono definitivamente la Liguria (155 a.C.), concentrarono la loro vita civile e economica sulla fascia costiera, portando alla progressiva decadenza i primitivi nuclei preromani fondati dai Liguri Intemeli, che avevano esteso il proprio dominio da Monaco a Taggia e nelle valli interne secondo l'organizzazione dei castellari, come abbiamo visto (vedi Parte 1), ma queste strutture a pianta quadrangolare furono abbandonate e ricoperte nel tempo da detriti e fitta vegetazione che le occultò alla vista per secoli.
Grazie all'archeologia, furono rinvenute tracce di San Remo romana, dell'abitato romano, il cosiddetto vicus Matutianus. Secondo la denominazione tratta da un documento del vescovo genovese Teodolfo risalente al 980, si esisteva una necropoli, come sembrano indicare i rinvenimenti di tombe al centro di via Cappuccini, strada parallela e poco distante dal tracciato della via romana (via Corradi). Lo scavo del 1961, sebbene intrapreso quando cinque tombe erano già andate distrutte (si poté recuperare soltanto parte delle suppellettili), ha permesso di accertare che la necropoli, la più importante fra quelle di Ventimiglia e di Albenga, presenta l'originale caratteristica che le tombe, del tipo 'a cappuccina', sono costruite sopra la stessa fossa del rogo funerario e sono prive dell'urna cineraria.
I materiali di corredo delle tombe comprendono boccali, patere, olpi, coppe, una lucerna e una bottiglia vitrea sferoidale, che confermano la datazione della necropoli fra l'80-90 e il 100 d.C., cioè nel periodo più florido dell'età romana imperiale nella Riviera di ponente.
Altre tombe sono state trovate a Bussana in valle Armea, sempre lungo la via consolare, negli anni 1876-77.
Lo scavo archeologico diretto da Nino Lamboglia nel 1960 nel battistero di San Giovanni presso la basilica di San Siro ha consentito di individuare strati di età romana imperiale (I-II sec. d.C.) e tardoromana di distruzione (IV-V sec. d.C.), con pavimenti e resti murari orientati sul medesimo asse dei successivi muri altomedioevali e di due edifici dell'XI secolo (la chiesa protoromanica di San Siro e la Casa Canonica) e risultano ortogonali rispetto alla strada romana (via Corradi).
Parte di questi resti murari si possono oggi vedere sotto il pavimento di un bar proprio accanto alle Canoniche, fatto di lastre di vetro attraverso le quali si possono distinguere capitelli, murae cunicoli dove sembra esistessero degli alloggi per pellegrini in transito.
A partire dal XII secolo, invece, sia la nuova chiesa di San Siro, costruita sulle rovine di quella protoromanica, che quella di San Giovanni saranno orientate diversamente.
I frammenti ceramici recuperati coprono diversi secoli, a partire dai due di ceramica campana di tipo "B" deI I° secolo a.C., i più antichi venuti alla luce, a quelli più abbondanti di età augustea, ai successivi di età flavia, antonina e fino al frammento di 'terra sigillata chiara di tipo D', attribuibile al IV secolo d.C.
L'area di San Siro aveva già restituito, nei secoli passati, tracce di età romana. tanto che lo storico Gerolamo Rossi, come abbiamo accennato più sopra, riporta che nel 1636, durante la costruzione dell'oratorio di San Germano, « vennero in luce grandiosi avanzi d'antichi edificii, con oggetti d'antichità, e grande numero di monete d'argento e di rame le più delle quali portavano l'impronta degli imperatori Claudio e Flavio Vespasiano.... ».
Ha osservato Nino Lamboglia, a proposito dell'evoluzione della primitiva San Remo, che dopo le indagini archeologiche condotte nell'area di San Siro, la Villa Matutiana ebbe « un'origine non lontana a partire almeno dall'età di Augusto... una distruzione certa alla fine della romanità, fra il IV e il V secolo, una sopravvivenza rozza e stentata per tutto l'alto medioevo e infine una florida ripresa in età romanica... La continuità topografica fra la Villa Matutiana presso San Siro, sulla destra orografica del torrente San Romolo, e l'Oppidum Matutianum che nel secolo XI assunse definitivamente il nome di Sanctus Romulus, fortificato sulla sinistra del torrente, appare evidente e perfetta ».
(Fonti: libera elaborazione dai libri: "San Remo Cuore e anima di una Città" di Enzo Bernardini, "Sanremo" di Massimo Bertoletti e Nadia Pazzini Paglieri; immagini da archivi privati)