2 - La via Julia Augusta
Nel 13 a.C. veniva completata la nuova strada litoranea per la Gallia, denominata via Julia Augusta, da Vada Sabatia (Vado Ligure) al Varo (fiume Var, dopo Nizza).
Il tracciato raggiungeva la mansione stradale di Costa Balenae a levante della foce del Tavia fluvius (il torrente Argentina), quindi penetrava un poco a nord, attraversava il corso d'acqua forse con un guado e scendeva dal versante opposto fino al capo della Madonna dell'Arma presso Bussana, che aggirava passando sul margine esterno del promontorio di conglomerato. Ancora all'inizio del secolo, infatti, si poteva scorgere il taglio praticato nella formazione rocciosa per ricavarvi la sede stradale, che passava dinanzi all'attuale ingresso del piccolo santuario rupestre dell'Annunziata. Anche il torrente Armea era attraversato un poco all'interno della valle, quindi la strada romana seguiva nuovamente la costa secondo l'attuale tracciato della via Aurelia, fino all'odierno rondò Garibaldi, per il cui ampliamento, nel 1883 e nel 1901, fu purtroppo distrutto il ponte romano sul torrente San Lazzaro, scoperto nel 1823.
Il ponte era in conci di pietra distribuiti in corsi regolari ed aveva la larghezza di cinque metri. Successivamente la via romana seguiva il percorso segnato dalle attuali vie Palazzo e Corradi e, dopo un arretramento per superare il torrente Foce, in corrispondenza dei resti (interrati) di un ponte antico, raggiungeva capo Nero sempre secondo l'attuale percorso dell'Aurelia, che rispettava fino all'ingresso di Bordighera Alta e proseguendo fino ad Albintimilium (Ventimiglia).
La strada proseguiva nella Gallia fino a Narbona (Narbonne) ma da Arle (Arles) prese il nome di Via Domizia.
Lungo l'antico tracciato nel territorio sanremese è stato ritrovato un cippo miliare: una pietra di Augusto, ritrovata genericamente "in oppido Sancti Romuli" e già conservata presso la chiesa di Santo Stefano. La pietra recava inumero DLXXIX.
Naturalmente la nuova strada consolare, nel suo percorso favorì non poco il sorgere e l'accresersi di piccoli agglomerati urbani, fattorie e ville isolate, poderi (fundus) nelle zone più favorevoli alle coltivazioni, attorno ai quali sarebbero poi sorti villaggi o piccoli paesi, destinati nel tempo a ingrandirsi.
L'origine urbana di Sanremo più remota è da ricercarsi però nel cuore del borgo del Piano (planum ecclesiae Sancti Siri, 1210), dove sorgono la chiesa tardomedievale di San Siro (clicca qui per vedere) e il battistero di San Giovanni Battista sotto il cui pavimento furono portati in luce, alla fine degli anni Cinquanta, resti di un piccolo agglomerato di età imperiale (I-II secolo d.C.) consistenti in frammenti di strutture murarie a blocchetti lapidei legati con malta e avanzi di contenitori in ceramica, conservati nel Museo archeologico della città.
L'importanza del sito era già stata evidenziata dallo storico Girolamo Rossi, che ci tramanda la notizia del ritrovamento di reperti murari e monete nel 1636, all'epoca della fondazione del nuovo oratorio di San Germano, a lato del Battistero, rifatto dopo i danni subiti nell'ultimo conflitto mondiale e destinato ad Opere Parrocchiali. Il nucleo romano doveva essere un piccolo insediamento lungo il percorso della via Julia Augusta, di cui abbiamo parlato e descritto più sopra e localizzata più o meno nei tracciati tra le attuali vie Palazzo e Corradi.
Testimonianza dell'età romana è ancora concretamente documentata dai resti di due ville rurali padronali da porsi in relazione all'utilizzo agricolo dei terreni circostanti.