Sindaco e Notaio

Giovanni Ernesto BallestrieriNato a Sanremo il 4 marzo 1844 da Stefano e da Anna Ameglio, esercitò la professione notarile e iniziò la sua attività politica aderendo al partito costituzionale.

Il 20 aprile 1899 fu tra i promotori dell'Associazione Costituzionale, fondata dagli esponenti più autorevoli del partito costituzionale per raccogliere e coordinare le forze di tutti coloro che intendevano rimanere fedeli alle istituzioni patrie favorendo lo sviluppo civile e politico del Paese e tutelandone gli interessi morali e materiali.
L'Associazione si proponeva inoltre di incoraggiare l'educazione civile e politica dei cittadini e si impegnava a prendere parte alle elezioni politiche e amministrative della città e della provincia, riservandosi anche il diritto di costituirsi in Comitato elettorale provvisorio o permanente.

Il 21 ottobre 1899 assunse quindi la carica di sindaco succedendo al dimissionario Vincenzo Manuel Gismondi.

Durante la sua amministrazione furono realizzati numerosi lavori pubblici e adottati importanti provvedimenti, tra i quali il completamento della strada Arenella, di corso Cavallotti e di strada delle Banchette; l'ampliamento e la sistemazione di via Vittorio Emanuele II all'imboccatura di ponente, dove venne aperta una traversa, intitolata a Giuseppe Verdi, che immetteva nel piazzale della stazione ferroviaria; la costruzione di una condotta di acqua potabile nella frazione di
Verezzo, la realizzazione del marciapiede di via Berigo e della passeggiata Federico Guglielmo, l'edificazione dell'Osservatorio Meteorologico; l'apertura al pubblico della Biblioteca Comunale, la costituzione del Patronato scolastico, la riduzione della tariffadaziaria e infine l'unificazione e la conversione dei prestiti comunali.

Nelle adunanze del Consiglio comunale dell'8 e 9 novembre 1900 venne anche deliberata l'istituzione di un macello pubblico gestito da personale dell'Amministrazione comunale, che sarebbe stato definitivamente autorizzato dal prefetto di Porto Maurizio il 7 maggio 1901. Si interessò anche al potenziamento dei collegamenti ferroviari tra Sanremo e le principali città europee con l'obiettivo di favorire il flusso turistico verso la nostra città che proprio in quegli anni si stava affermando come stazione climatica invernale conosciuta a livello internazionale per essere meta della più prestigiosa aristocrazia europea.

Nel 1900 venne anche approvato un nuovo piano regolatore edilizio, detto Lamborizio dal nome dell'ingegnere che lo predispose, poi ratificato con decreto reale del 14 agosto 1904. Questo piano regolatore, che avrebbe plasmato la struttura urbanistica della città per oltre trent'anni in forza di una proroga ministeriale, rappresentò il primo tentativo di pianificare l'intera area urbana tra i torrenti Foce e SanMartino, sempre però con l'esclusione del quartiere della Pigna.
I progetti previsti dal piano Lamborizio furono comunque realizzati solo in parte nel periodo antecedente alla prima guerra mondiale, quando vennero aperte alcune delle previste traverse di raccordo e furono sistemati i corsi Mazzini e Cavallotti a levante, e Imperatrice, Matuzia e Hugo a ponente. Nella zona centrale venne invece costruita via Volturno, prolungata via Roma e furono sistemati piazza Sardi, corso Carlo Alberto e via Vittorio Emanuele, che non venne però prolungata.
Non furono invece realizzati i progetti più importanti previsti dal piano regolatore nell'area compresa tra piazza Colombo e le vie Manzoni e Crispi e non furono
nemmeno costruite la grande arteria Berigo-Francia e la via Martiri della Libertà; venne però prolungata la via Feraldi, si costruì la via Massabò e fu ampliata la piazza del Mercato.

Nell'agosto 1899 il ministero dei Lavori Pubblici aveva intanto autorizzato l'esecuzione di opere di riparazione e manutenzione al molo di ponente del porto per un importo complessivo di ventimila lire. Alla fine dell'Ottocento il porto matuziano stava gradualmente trasformandosi da scalo commerciale a porto turistico, anche per la mancanza di entroterra e di collegamenti con il Piemonte, oltre che per la sua posizione estremamente periferica. Il traffico portuale all'inizio del Novecento non raggiungeva infatti nemmeno le 50.000 tonnellate annue di merci transitate e si svolgeva esclusivamente via mare. Una tale situazione non consentiva quindi aspirazioni da grande porto commerciale, come attestato anche dal rifiuto opposto dalle Ferrovie dello Stato il 20 marzo 1900, all'installazione di un binario di collegamento tra il porto e la stazione ferroviaria.

Dopo essersi dimesso dalla carica di sindaco nel luglio del 1901, tornò a ricoprire a carica di primo cittadino in seguito alla vittoria del partito costituzionale nelle elezioni amministrative del maggio 1915.

Negli anni della prima guerra mondiale, la sua amministrazione si impegnò in particolare ad offrire un adeguato alloggio ai numerosi profughi provenienti dal fronte, allestendo, grazie al finanziamento del governo e di privati, la Casa del profugo all'interno di un edificio situato in via Arenella.

Questa casa venne adibita a centro di raccolta dei profughi provenienti dal Veneto e dal Trentino, di cui molti si sarebbero pienamente inseriti nell'ambiente socio-economico locale restando in seguito stabilmente in Riviera, mentre altri avrebbero fatto ritorno nelle loro terre d'origine alla conclusione del conflitto.

Dopo la fine delle ostilità, la sua Giunta, che nel periodo bellico si era limitata all'ordinaria amministrazione, riprese con vigore la sua attività proponendo di spostare a monte la ferrovia litoranea con uno stanziamento di 5 milioni di lire rateizzate in 50 annualità.
Nel corso del 1919 il Consiglio comunale, dopo il ritiro di Augusto Lurati, aveva intanto affidato la gestione del Casinò Municipale ai due imprenditori francesi Roques e Archiprétre, in base ad una concessione della durata di cinque anni al canone di 400.000 lire annue detratto l'ammontare di tutte le imposte.

La grave situazione finanziaria del Comune e la strenua opposizione portata avanti dai consiglieri socialisti lo indussero tuttavia a rassegnare poco dopo le dimissioni nelle mani del prefetto di Porto Maurizio Adolfo Cotta, che nel dicembre 1919 sciolse il Consiglio comunale nominando commissario prefettizio Francesco Gardella.

A poco più di due anni di distanza dalla conclusione del suo mandato amministrativo, morì a Sanremo il 7 marzo 1922.

(fonte: Andrea Gandolfo)