Sacerdote, Teologo e Giornalista
Giacomo Margotti era nato a Sanremo l'11 maggio 1823 da Francesco Andrea e da Maddalena Vittini.
Compiuti i primi studi alle scuole di Bussana, si laurea in studi filosofici e diviene seminarista a Ventimiglia; nel 1845 ottiene il dottorato in Teologia e Diritto Ecclesiastico presso l'università di Genova con il professor Balbi.
Si trasferì successivamente a Torino presso la Reale Accademia di Superga dove si dedicò allo studio dell'eloquenza sacra, della morale, del diritto canonico e della storia ecclesiastica. Nel 1846 fu ordinato sacerdote.
La situazione sociale e politica di quel periodo lo spinse a intraprendere, insieme con la sua attività pastorale normale, anche una forte azione di informazione e di diffusione delle idee cattoliche, combattendo il laicismo risorgimentale che tendeva ad emarginare la Chiesa.
Nel 1848, insieme al Vescovo di Ivrea Moreno, il Professor Audisio ed il Marchese Birago, fondò a Torino il quotidiano "L'Armonia", di cui fu la vera anima e brillante direttore; tanto brillante da suscitare il duro disappunto della Torino sabauda: senza troppi complimenti si tentò di sopraffarlo con sequestri, multe, chiusure coatte ed ogni genere di vessazione (tra cui un tentato omicidio contro la sua persona nel 1856), fino alla definitiva chiusura del quotidiano, ordinata da Cavour nel 1859.
Ma il tenace sacerdote non si diede per vinto e riuscì a spuntarla nuovamente, prima dalle colonne de "Il Piemonte", poi nuovamente dal ristabilito "L'Armonia" che, per volere del Beato Pio IX, viene rinominato "L'Unità Cattolica", nel giorno di Natale del 1863. Foglio, più moderato, ma non meno intransigente, che dal 1870 al 1929 uscì (a Firenze) listato a lutto per la condizione in cui si era venuto a trovare il papa dopo la fine del potere temporale.
Fu il principale artefice del motto "nè eletti nè elettori" (del 1864, successivamente rielaborato dal Beato Pio IX nel principio del "non expedit"), naturale evoluzione dell'atteggiamento di totale chiusura del parlamento sabaudo, che addirittura annullò la sua trionfale elezione alla Camera del 1857 nei collegi di Sanremo e Oristano, per il curioso reato di "abuso di armi spirituali", neologismo politico dello scaltro Cavour che non aveva certo bisogno di una opposizione intelligente che fosse ostile alla sua linea anti-clericale (ed estese tale provvedimento aberrante ed anti-liberale ad una ventina di sacerdoti neo-eletti).
Dei suoi numerosi scritti, di cui ci perviene quasi niente ma che comunque bastano a tracciare lunghe ombre di dubbi sull'operato di alcuni pater patriae, è da ricordare il monumentale "Memorie per la storia dei nostri tempi" (in 6 volumi, del 1863), assolutamente introvabile anche nelle biblioteche nazionali (e ciò, allunga ulteriormente le succitate ombre), poi anche "Considerazioni sulla separazione dello Stato dalla Chiesa in Piemonte" (1855); "Le vittorie della Chiesa nei primi anni del Pontificato di Pio IX" (1857); "Le consolazioni del S. P. Pio IX" (1863); "Pio IX e il suo episcopato nelle diocesi di Spoleto e d'Imola" (1877).
Fu molto apprezzato dai Papi Pio IX e Leone XIII , ( il primo gli donò una penna d'oro a simbolo della sua attività di polemista); ebbe ottimi rapporti con i Gesuiti e si fece anche promotore dell'iniziativa "Obolo di San Pietro" ( offerte date alla Chiesa romana a sostegno delle opere di carità in tutto il mondo, iniziativa viva ancor oggi.
Morì a Torino il 6 maggio 1887.
Dopo i solenni funerali che si svolsero a Torino nella chiesa di San Secondo, la salma fu trasportata a Sanremo dove fu tumulata nella tomba di famiglia del cimitero della Foce.
L'Amministrazione Comunale gli ha dedicato una strada.
(Tratto da Giacomo Razzetti)