2 - Da nomadi a stanziali e poi guerrieri
Intorno a Sanremo ci sono dei monti che dopo secoli di silenzio, hanno svelato i loro misteri riguardanti le attività di caccia o pastorali dell’uomo primordiale
Con la fine della glaciazione Würmiana e quindi con un clima progressivamente più mite, l’uomo paleolitico dapprima si limitò alla raccolta di molluschi e frutti spontanei, quindi, utilizzando la recente scoperta di arco e frecce, iniziò la caccia ad animali di taglia piccola, visto che quelli più grandi si erano ritirati seguendo lo sciogliersi dei ghiacciai.
Le prede più ambite rimanevano il cervo, il cinghiale, lo stambecco, oltre alla selvaggina minore e agli uccelli. Stagionalmente, gruppi di cacciatori si riunivano in bivacchi proprio nei pressi dei luoghi da dove erano certi i passaggi delle selvaggine da cacciare. Le punte delle frecce erano dei piccoli manufatti di selce a forma triangolare oppure a rombo o anche altre forme geometriche.
Fra 7000 e 6000 anni a.C. circa, bivacchi di cacciatori mesolitici, in presenza di clima nuovamente secco e caldo, venivano a stabilirsi lungo la costa (La Mortola di Ventimiglia), sulle montagne dell'interno (San Giovanni dei Prati, presso Triora) e ai piedi di monte Bignone, su un dosso della località Pian del Re, poco oltre il passo dei Termini di Baiardo. Gli strumenti microlitici qui raccolti, soprattutto a forma di trapezio, indicano che le soste non dovevano essere prolungate, ma che esse venivano ripetute regolarmente in un'area molto estesa.
Con l’evolversi del tempo le popolazioni abbandonarono progressivamente la vita nomade, creando una società più stabile fatta di villaggi, dedita all’agricoltura, alla fabbricazione della ceramica ed in genere all’evolversi della vita materiale e morale.
Testimonianze di tutto questo però, purtroppo non ha avuto riscontro nelle ricerche intorno a Sanremo. I commerci regolari con interscambio con altre popolazioni, il miglioramento delle tecniche agricole, l’introduzione della armi in ferro, portarono la società ad evolversi ulteriormente creando anche delle classi sociali, ma costringendo i pastori transumanti a salire sulle montagne e nelle valli interne, allontanandosi dalle zone agricole già più sviluppate.
Molte testimonianze di quel periodo si sono rilevate nelle parti più alte delle Valli Argentina e Nervia, nelle vicinanze di Sanremo. I reperti raccolti appartenevano a piccole necropoli con cavernette sepolcrali ed arredi funerari come vasi, ornamenti personali, armi e strumenti. Un’armilla risalente alla parte finale dell’età del bronzo, ornata di motivi geometrici fu ritrovata sulla pendici di Monte Bignone. A conferma, insieme ad altre armille repertate sui monti limitrofi, altrettanto decorate, che esistevano delle classi di capi guerrieri che, per la loro carica, erano soliti ornarsi di una serie di bracciali.
La conferma più evidente ed eccezionale dal punto di vista del ritrovamento, del prestigio di questi ultimi, è data dalla necropoli a tumuli di Pian del Re, nascosta dalla vegetazione e che fu scoperta solo a seguito di un incendio che colpì la zona una cinquantina di anni fa. Sull’altura un tempo occupata di bivacchi dei cacciatori, apparve un enorme accumulo di pietroni dalla forma circolare, che potevano nascondere o un grandioso tumulo sepolcrale, confermato tale dagli scavi archeologici intrapresi successivamente. Mentre altri tumuli di minore importanza saranno scavati negli anni a seguire, il più grande, completamente scavato era imponente: più di 10 mila pietre, raccolte sul posto, un diametro di 14 metri circondato da un muro formato da pietroni infissi nel terreno. Al suo interno un ipotizzabile recinto funerario e che misurava solo 4 x 2 mt. Intorno a questo sono stati ritrovati dei frammenti di urne risalenti alla tarda età del bronzo, ma anche altri oggetti o frammenti di essi molto più vicini a noi, come ad esempio una parte del collo di un'anfora tardoromana e una moneta genovese medievale. Essendo il primo tumulo rinvenuto in tutta la Liguria, non si è potuto definire l’esatto periodo, ma è possibile che sia stato tra la tarda età del bronzo e l’inizio di quella del ferro, tra il 13° e l’8° secolo a.C.
L'eccezionalità del ritrovamento, oltre alla sua spettacolarità, deriva dal fatto che, in nessun’altra parte dell’Italia settentrionale ne siano stati trovati dei simili per cui una ipotesi ci dice che possano essere stati portati da popoli provenienti da zone fuori d’Italia.
Solo scavi futuri, dopo questi importanti ritrovamenti, potranno però rispondere a domande per il momento ancora senza risposte, relative soprattutto al fenomeno più vistoso della protostoria sanremese: la civiltà dei castellari.
STORIA DI SANREMO - 1^ Parte - 2 - Da nomadi a stanziali e poi guerrieri
Indice articoli
Pagina 2 di 3