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Dal Paleolitico al periodo preromano

1 - L’Uomo di Neanderthal a Sanremo

L’eclettismo dei suoi imponenti palazzi storici, il suo verde, le industrie della coltivazione dei fiori e del Turismo, la città vecchia della “Pigna”, la moltitudine di palazzi costruiti a partire dagli anni del dopoguerra in poi e soprattutto la sua storia, fanno di Sanremo una cittadina moderna ma di una unicità particolare.

Parlando proprio di Storia, quella che comunemente si conosce di più è quella che, partendo dal primo 800 arriva fino ai giorni più recenti.
L'uomo paleoliticoNon a tutti è noto invece, parlando della popolazione, più che della città stessa, che ha una storia che risale addirittura a Paleolitico.
Comprendiamo perfettamente che quello che stiamo per narrare, non a tutti può essere comprensibile, ma cercheremo in ogni modo di rendere la lettura il più scorrevole possibile e di evidenziare i termini meno noti con agganci esterni, evidenziati in azzurro.
Caverne dei Balzi RossiUna serie di scoperte archeologiche, avvenute nel corso degli anni, pur conoscendo che lungo la costa esistono caverne nelle quali i reperti rinvenuti risalgono a 950 mila anni fa (come quelle dei Balzi Rossi), quelli rinvenuti nel territorio sanremese, sono databili a non più di 100 mila anni. In ogni caso sempre una rispettabile anzianità, riporta al Paleolitico superiore, all’inizio dell’ultima glaciazione quaternaria.
Homo SpiensLe bande di cacciatori preistorici che allora frequentavano la costa ligure erano formate da individui dalle caratteristiche fisiche ben definite: statura media, ossatura robusta, cranio peculiare dell’ Homo Sapiens Neanderthalensis, comunemente conosciuto come l’Uomo di Neanderthal.

Questi uomini dal portamento pesante, dal volto arcaico e per certi aspetti ancora animalesco, eppure dotati di una certa intelligenza, furono preceduti nel tempo da individui appartenenti al ceppo dell'Homo erectus, evoluto successivamente nel neandertaliano; gli ante-neanderthaliani conclusero la loro lunghissima evoluzione circa 80 000 anni fa.
Tracce umane appartenute proprio a questi ultimi sono venute alla luce nello strato inferiore della grotta della Madonna La grotta dell'Armadell'Arma di Bussana dove, nel seicento, fu costruito il suggestivo santuario rupestre dell'Annunziata. Dietro l'abside della chiesa, un cunicolo largo da 6 a 10 metri, scavato nel conglomerato pliocenico del promontorio sovrastato dalla torre del 1565, prosegue per circa 40 metri, dove però una frana ne impedisce la continuazione. Sul lato orientale dello stesso sono osservabili sedimenti quaternari (che si ritrovano anche lungo la sottostante spiaggia).
Questo promontorio in conglomerato, che si può vedere anche oggi, ha riservato molte sorprese archeologiche durante gli scavi che sono stati effettuati.
Schegge acute a raschiatoioLa spiaggia antistante, frutto di erosioni interglaciali, (95 000 ± 5000 anni da oggi, secondo una datazione radiometrica), era ricca di conchiglie caratteristiche e di alcuni strumenti litici arcaici in quarzite: un raschiatoio e la parte di una grossa scheggia tipici del Musteriano arcaico, insieme ad alcuni frammenti di ossa.

l deposito soprastante, formato da stratificazioni di sabbie, copre i millenni della fase glaciale, fino a circa 60 000 anni fa, ed anche qui furono rinvenuti strumenti in pietra anch’essi risalenti al Musteriano tipico, ricco di raschiatoi, con progressiva presenza di manufatti, ottenuti con una Reperti in San Francescotecnica che consentiva di predeterminare la forma all'atto della fabbricazione. Oltre ai raschiatoi, sono presenti i denticolati, mentre scarseggiano bulini e perforatoi; fra i coltelli compare una forma caratteristica ad una sola lama che distingue il giacimento di via San Francesco (oggi via M. C. Astraldi) nel centro di San Remo. I resti fossili di fauna comprendono soprattutto il cervo reale, seguito in ordine di abbondanza da uro, orso speleo, cinghiale, iena, rinoceronte di Merck, Resti fossili di fauna ippopotamo, elefante antico, cavallo. Sulla base degli elementi raccolti, possiamo immaginare un clima iniziale tendente al freddo e progressivamente umido, con una vegetazione formata da pinete e da querceti; la presenza dell'ippopotamo può dipendere dall'ambiente paludoso delle foci dell'Armea e dell'Argentina, prossimi alla grotta.

La località continuò ad essere frequentata dall'uomo preistorico anche dopo le glaciazioni, ma il deposito di ostruzione che chiuse la grotta e che contiene i reperti nasconde ancora dei segreti.


Fra 39 000 e 35 000 anni da oggi, vi fu un periodo di clima secco e intensamente freddo, con vegetazione a pino e betulla, e mentre nel resto d’Europa stavano riducendosi i Neanderthaliani e l'industria musteriana, in Liguria invece, grazie al clima relativamente mite, erano ancora presenti ed attivi. Lungo il fianco ripido orientale, sopra il torrente San Francesco Punte di lancia in selceproprio all’altezza della sua ultima ansa, ad una altezza di circa 18 metri, c’era un riparo o un punto di incontro all'aperto Resti fossili di faunafrequentata da gruppi di cacciatori. Grazie ad uno scavo edilizio del 1960 fu possibile recuperare oltre 3000 manufatti in quarzite e in calcare grigio-azzurro locale e resti di fauna, specialmente di cervo reale.

Naturalmente questi reperti hanno attirato l’attenzione degli studiosi, perché il giacimento paleolitico di via San Francesco rappresenta, come ha scritto Giuseppe Vicino, Conservatore del Museo Civico di Finale, «L'espressione della massima evoluzione raggiunta dalle litotecniche musteriane al termine del ciclo da esse rappresentato ». In effetti si conoscono soltanto due giacimenti dello stesso tipo. La datazione del giacimento non è stato definito del tutto, con dibattito tra il Paleolitico inferiore e quello superiore. La raccolta degli strumenti ritrovati è unica nel panorama del Musteriano ligure di schegge litiche. L’elenco è diversificato, vi sono schegge non ancora trasformate in strumenti, con lame lunghe e sottili, quasi mai ritoccate, abbondanti Coltelli tipo   "San Remo"denticolati, scarsi raschiatoi e punte, numerosi coltelli a dorso, del “tipo San Remo”, con uno dei bordi abbattuto per breve tratto presso la punta e di notevole lunghezza, con esemplari di oltre 20 cm. La selvaggina è rappresentata in maggioranza da cervi reali, poi da cavalli, caprioli e rinoceronti.
Dalla presenza di numerose corna di cervo, cadute agli animali per la muta annuale e raccolti dall'uomo, si deduce che il posto riparato era frequentato dai cacciatori ancora alla fine dell'inverno. Il luogo fu probabilmente abitato per brevi periodi, ma il ritrovamento a poca distanza di reperti simili fa pensare ad un più vasto accampamento.

Il Paleolitico medio e il Musteriano hanno, nel territorio sanremese, esempi significativi e di grande originalità all'inizio e alla fine del periodo, a conferma che la zona doveva essere regolarmente abitata o percorsa dai gruppi umani, anche se le tracce finora venute alla luce non offrono che parziali ed episodiche informazioni.