La prima chiesa di Piazza San Siro

Un luogo di culto con oltre duemila anni di storia

Il Battistero tra le Opere Parrochiali e San SiroCome detto per la chiesa di San Siro la zona del Piano in epoca imperiale era un luogo densamente abitato anche grazie al passaggio di merci e persone favorito dalla vicina strada consolare Julia Augusta (Aurelia). L'edifico del Battistero ha subito nel corso di oltre mille anni tali e tanti rimaneggiamenti che risulta estremamente difficile leggere la sua storia e individuarne una cronologia precisa.

Nel corso della campagna di scavi archeologici del 1950 e 1951 e successivamente nel 1960, sotto la direzione del Prof. Nino Lamboglia dell'Istituto di Studi Liguri, si sono rinvenute importanti tracce e segni che vanno, di strato in strato archeologico, dall'epoca imperiale al XVII secolo.

Nel manoscritto "Sacro e vago Giardinello" (Archivio Vescovile di Albenga, vol. III, p. 537 can. Paneri), si trova menzione di questa chiesa:
« Quasi contiguo alla detta Collegiata, alzata si vede nuova fabrica di vaga architettura, alla quale il divoto Gregge doppo d'esser stata molti secoli alla rustica, come lo fa palese un'antichissimo vaso marmoreo di fonte, che nel mezo di essa si vede. Si risolse dar moderna forma da servir per Battistero come per il passato, e dovendosi in essa ricever il santo Battesimo, la dedicarono al patrocinio del gran Battista; tiene il Choro a' tramontana e porta a' mezo giorno, d'architettura quadrangolare a' volta con cuba in mezo, e tre Altari nelle frontiere per scancellar le colpe ron la celebrazione de' santi sacrificii; Fu benedetta del 1634 a' di 8 Giugno dal Canonico Pietro Giogredo Gazzono di licenza dell'ordinario con assistenza, e contento universale del Clero, Podestà, e Consegio, e celebrata la santa Messa nel giorno del santo Titolare.
Questa Chiesa (per quanto ci è stato riferito), essendo per l'antichità, quasi del tutto distrutta, habbiamo veduto nella nostra prima visita esser principiata a' restaurarsi, et edificarsi dalla Communità, qual si spera quanto prima doversi veder a' perfettione restando membro della suddetta Collegiata, in essa anticamente risiedeva il sacro fonte, in cui si riceveva il S. Battesimo da' figlioli ».

L'edificio del BattisteroIn poche parole la descrizione di questa costruzione corrisponde all'attuale edificio come noi lo conosciamo.
Si hanno pure notizie della chiesa precedente quando: « L'anno 1505 di Decembre fu fondata da diversi particolari della fameglia de Palmari del luogo di S. Remo in detta Chiesa una Capellania dotata nella somma di lire 975 e furono eletti Patroni dalli predetti, Lodisio, e Michaele de Palmari in loro vita, e doppo essi, ò alcuno di loro, più antichi della detta fameglia, con obligo al Capellano pro tempore celebrare à detta Capella una Messa quotidiana, non essendovi però giusto impedimento, o vero con licenza di detti Patroni, sotto pena di perdere il provento per il tempo, che non sarà servito, da applicarsi alla reparatione di essa Capella in elettione sodetta, e nelli giorni festivi assistere nella Chiesa di S. Siro con gli altri Pretti alla celebratione de Divini Officii a' detta elettione, ecome del tutto più diffusamente appare dall'Instromento ricevuto dal fu M. Antonio Bottino notaro l'anno e giorno soletti, quale fu essibito nelli atti della Corte Episcopale, ne quali anche al presente si conserva nella filza dell'anno 1608 ».

II che vuole dire che i nobili Palmari si occupano della chiesa e ottengono il diritto di sepoltura dei propri famigliari, diritto che mantennero per alcuni secoli sino alla fine del 1700.


1895 - Il lato est del Battistero non ancora coperto dall'edificio Piccone

Qualche altra traccia scritta su questa chiesa c'è e ci porta indietro di altri quattrocento anni quando nel luglio del 1123, in un orto fuori le mura, vicino alla chiesa di S. Giovanni, sotto un albero di noce, convenivano, in qualità di arbitri, eletti dalle due parti, il Vescovo genovese Sigifredo, ed Oberto, conte di Ventimiglia, in presenza di molti boni homines di Genova e di Ventimiglia e (cosi dice il documento) di tutta la popolazione di San Romolo.
Si trattava di porre termine alla questione che, quantunque già tredici anni prima fosse stata oggetto della sentenza del Conte Oberto, tuttavia era sorta di nuovo tra il preposito Villano ed i suoi canonici da una parte e gli uomini del Castello di San Romolo dall'altra.
II Preposito pretendeva i tre quarti della mezzadria di tutta la rendita dell'intero territorio di San Romolo, che, diceva, fuit sancti sili e mostrava il libellum per Teodulfunt ianuensem episcopum per provare suo diritto per i fichi, per gli agrumi, per le altre specie di alberi, che impedivano alla terra di dare prodotto, (di biade), per tutti i feudi e per le biade di tutto il territorio. (cfr.: Illustrazione di antichi documenti riferentisi al Castello di San Romolo — Antonio Canepa — Albenga 1935).

Nel prezioso volumetto "Scavi e scoperte nel Battistero di Sanremo" Rivista Ingauna ed Intemelia si trovano tante notizie e riferimenti che aiutano a fare capire il succedersi delle costruzioni nelle varie epoche, che qui vengono sintetizzate ed elencate come livelli archeologici:

- IV livello — Epoca imperiale romana

- Ill livello — Epoca alto-medioevale

- II livello — Epoca tardo medioevale posteriore al secolo XII

- I livello — Epoca posteriore al secoloXV

Da questa gran mole di tracce ed indizi possiamo affermare che sono oltre duemila anni che l'uomo frequenta e lascia tracce del suo operato in questi 150 metri quadrati di suolo matuziano.

Le tracce di un muro alto medioevale posto in parallelo con i resti della chiesa protoromanica sottostante il pilastro che sorregge il campanile (come già illustrato nella pagina dedicata alla Basilica), potrebbero fare ipotizzare un complesso di basiliche parallele come ad Albenga.

Reperti del sottosuolo con colonne e stradaIn questa sede non riteniamo utile alla nostra narrazione addentrarci nei dettagli archeologici e storici ma ci limitiamo ad evidenziare come la storia di Sanremo prenda origine da questo luogo denominato Battistero. Non ci resta che evidenziare come gli scavi siano ancora visibili e purtroppo non visitabili, anche se con poco si potrebbero renderli fruibili.Colonna, reperto del sottosuolo Sarebbe un bel modo di onorare tutti quegli antichi frequentatori che hanno lasciato un segno tangibile del loro lavoro e della loro fede.

Durante gli scavi, compiuti tra il 1950 e it 1960, sono stati individuati vari strati pavimentali risalenti al periodo medievale, sovente incrociati gli uni sugli altri, con zone destinate alla sepoltura. Rilevante la scoperta di un vano circolare, che probabilmente serviva per la fusione delle campane, un tratto di strada di epoca romana, una pietra lavorata con colatoio, alcune sepolture e una porzione di pavimento in cotto.

I documenti ci narrano del Battistero

Il "resettu" in fondo alle canoniche.Il primo documento attestante la presenza, nell'area dell'attuale Piano, di una chiesa intitolata a San Giovanni Battista, risale al 1123, anno in cui venne stipulato il suddetto atto sotto un noce in un orto ubicato dietro la chiesa, orto che era già diventato una piazza nel 1164 e quindi un vero e proprio «chiostro» nel 1210, in concomitanza con la messa a punto della canonica.

Il "resettu" dalla parte del BattisteroTale area ha poi assunto il nome di "Resettu" ed a stata successivamente utilizzata come cimitero e struttura di sostegno alla primitiva chiesa di San Giovanni, la quale, nel periodo compreso tra il XII e il XIII secolo, non aveva l'attuale pianta centrale, ma si sviluppava su tre navate, mentre le basi dei pilastri sagomati risalenti a questa fase sono tuttora chiaramente visibili nella zona oggetto della campagna di scavi.
Sembra peraltro assai probabile che l'originario titolo del Battista sia ricollegabile al dominio arcivescovile genovese sul territorio matuziano fino alla sua cessione a Oberto Doria e Giorgio De Mari da parte dell'arcivescovo Jacopo da Varagine nel 1297.



Da osservare inoltre come, oltre alla serie di pilastri collocati nel sottosuolo, sia ancor oggi visibile un frammento dell'edificio medievale situato ai lati dell'attuale ingresso, dove la muratura si presenta a file regolari, molto più rifinita rispetto a quella dei pilastri, tanto che forse si potrebbe trattare anche di una sistemazione successiva.

Vista da campo lungoAll'inizio del Cinquecento l'edificio sacro venne completamente ricostruito con pianta a croce greca di ispirazione rinascimentale e con probabile destinazione L'altarebattesimale, sorretto pure dalla fondazione di una cappellania nel 1505 da parte della famiglia matuziana dei Palmari, con facoltà di potervi effettuare sepolture di membri del casato. Nella prima metà del Seicento si pervenne alla strutturazione attuale del Battistero, la cui sistemazione definitiva era stata peraltro già avviata fin dal 1576.

L'edificio venne allora sottoposto ad una serie di profondi rimaneggiamenti dalla tipica impronta barocca, come l'eliminazione dei settori meridionale e occidentale della chiesa a croce greca e il probabile rinnalzamento della cupola, con due absidi laterali asimmetriche ricavate da due bracci della precedente chiesa.

Nei primi tempi dopo la consacrazione, avvenuta nel 1634, nel nuovo edificio sacro doveva essere presente anche l'antico fonte battesimale, che non è stato tuttavia mai più ritrovato.


La cupolaDurante il Seicento la chiesa aveva pure tre altari, mentre oggi vi si trova soltanto un altare.

Un'ampia pareteIl cantiere era stato inoltre utilizzato per sistemarvi una struttura destinata alla fusione di una campana, in un lasso di tempo comunque anteriore al XVII secolo.

La struttura interna del Battistero appare sicuramente molto più spaziosa rispetto a quanto possa apparentemente sembrare dall'esterno ed è costituita da un'alta cupola su tiburio poligonale, una cappella principale posta di fronte all'ingresso ed una cappella laterale destra da dove si accede, tramite una scala di metallo, alla zona archeologica sottostante il pavimento.



Il fonte battesimale col ciborio ed entrata ai sotterraneiL'architrave sopra la portaSino agli ultimi lavori di restauro inaugurati il 18 maggio 1966 l'altare che ospitava il fonte battesimale era ancora delimitato da una cancellata di ottima fattura in ferro battuto e da un artistico architrave in marmo finemente scolpito con elementi decorativi inerenti alla pratica del suffragio dei defunti, opere tutte di epoca cinquecentesca.


L'architrave è collocato come decorazione della controfacciata d'ingresso, mentre la cancellata è stata reimpiegata nelle sacrestie.
Il fonte battesimale marmoreo con prezioso ciborio in legno è di epoca seicentesca.



Dipinto della Morte della VergineLa volta sopra il ciborioAll'interno dell'edificio l'illuminazione risulta abbondante grazie alle ample aperture e le pareti accolgono un'autentica collezione di opere d'arte provenienti da edifici sacri della città che non esistono più.

Sopra l'entrata è collocata l'importante tela con "La morte della Vergine" del genovese Domenico Piola (1627-1703), che ben interpretò in questo dipinto la pittura ligure della seconda metà del Seicento.

Al centro della parete sinistra, sotto la finestra, troviamo il dipinto "Comunione della Maddalena" di Orazio De Ferrari (1606-1657), che realizzò un'opera particolarmente espressiva, ricca di dettagli raffinati e databile alla metà del Seicento, proveniente dalla chiesa dei Cappuccini di Porto Maurizio, dedicata appunto alla Maddalena.

Nell'angolo a sinistra su un piedistallo si vede la statua marmorea della Madonna del Carmelo, facente parte dell'omonimo altare già in basilica prima dei lavori di restauro degli anni '30 del secolo scorso. L'opera è ricollegabile al celebre modello della genovese «Madonna delle Vigne».

Statua di San RomoloSull'unico altare, dall'aspetto tipicamente barocco, è posta una monumentale statua che subì una curiosa trasformazione, realizzata per la Confraternita dallo studio Minoja di Torino alla fine del 1800, rappresentava San Germano, quando venne demolito l'oratorio omonimo a metà degli anni '50 dello scorso secolo, la statua venne rinominata come san Romolo e gli venne aggiunto lo stemma della Città di cui era patrono e la spada simbolo araldico del Santo. Così la statua cambiò nome e luogo di esposizione alla venerazione dei fedeli. 

Una pregevole Allegoria della Fede adorna invece la porticina del tabernacolo dell'altare che risale al XVII-XVIII secolo il cui trasferimento dalla vicina Basilica avvenne nel 1938.


Quadro sulla parete di destraSulla parete di destra è situato un dipinto di Maurizio Carrega (1737 - dopo il 1819), raffigurante i Santi Agostino e Giovanni Nepomuceno con un gruppo di pellegrini, nel quale si segnala soprattutto l'accentuato dinamismo della scena, caratterizzata dal particolare realismo dei pellegrini ritratti in basso.

Sulla parete di sinistra vi è una tela secentesca di evidente matrice devozionale, con Santa Lucia, sant'Antonio Abate, sant'Antonio da Padova e san Bernardino da Siena, probabilmente riferibile, in base a relativi blasone e iscrizione, ad una scomparsa «cappella degli eredi Ghirardi».

Segue un'altra opera di impronta devozionale, ma settecentesca, raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e due santi, forse identificabili con Crispino e Crispiniano, patroni dei calzolai, una corporazione che doveva avere sicuramente numerosi affiliati nella Sanremo dell'epoca.


Il quadro sulla parete di sinistra.Nella zona battesimale si distingue poi la tela con la Madonna con Gesù Bambino e sant'Antonio Abate, un'immagine originale risalente al 1651, alla quale vennero Veduta di Sanremo sul basso del dipinto del quadro con la Madonnaaggiunte altre figure nel corso del secolo successivo.

Nello stesso dipinto, in basso, si segnala una precisa veduta della Sanremo del 1651, in cui sono chiaramente riconoscibili i principali edifici della città. Sul lato opposto si trova un grande Angelo Custode risalente al Settecento.



Pareti laterali con quadriPareti laterali con quadriEpisodi della vita di san Germano sono individuabili su tutte le pareti dell'edificio e provengono dall'attiguo e non più esistente Oratorio. Sono grandi dipinti, tutti di eguali dimensioni, realizzati da un ignoto pittore locale attivo tra Seicento e Settecento, che dipinse alcuni eventi tratti dalle storie di san Germano di Auxerre.



Nella sequenza l'artista ha voluto rappresentare soprattutto scene affollate e realistiche, con particolare attenzione verso l'imponenza dei miracoli compiuti dal santo.
I soggetti rappresentati in successione nella serie sono da sinistra a destra: Pareti laterali con quadriSan Germano disputa sulle possibilità di compiere miracoli, predicando contro le eresie; San Germano resuscita un uomo; San Germano guarisce un giovane; San Germano guarisce un giovane ai margini del porto; San Germano libera i carcerati e San Germano caccia l'esercito turco.

Quest'ultimo soggetto è peraltro caratterizzato da un errore storico, in quanto, in realtà, il santo aveva aiutato i Britanni a scacciare i Pitti, una popolazione dell'attuale Scozia, ma di questi ultimi a Sanremo non si aveva nessuna cognizione e pertanto la scelta era caduta sui Turchi, nemici storici della città e di tutta la Riviera di Ponente.


La Teca col Cristo Deposto

Una presenza che però non fa parte dell'antichità dell'edificio ma che si nota bene è a Teca col Cristo Deposto scolpito nel legno, di scuola altoatesina, è invece degli anni ’50 del ‘900 e fu acquistata  dal Parroco Pasquale Oddo  in Val Gardena.


(fonti: testo Ernesto Porri; fonti immagini: archivi personali)