La seconda villa del barone Thiem
Lo sviluppo edilizio a Ponente della città, fino ad allora concentrato sulla collina prospiciente il corso Imperatrice e intorno ai giardini pubblici M. Vittoria (Casinò) subì verso la fine del XIX° secolo, un notevole incremento nella zona più alta di corso Inglesi dove negli anni successivi altre nuove ville vennero edificate. Fra queste la Villa Virginia.
Situata in corso Inglesi in una posizione dominante la collina sottostante, la villa venne fatta erigere tra il 1883 e il 1885 dal barone tedesco Adolf Thiem su progetto di Pio Soli.
L’idea di costruire la villa venne a Thiem, il quale già risiedeva dagli anni Settanta dell’Ottocento a Villa Noseda, per sistemare la sua grande collezione di opere d’arte in una sede più spaziosa e capiente rispetto a quella della villa ubicata di fronte ai giardini pubblici Maria Vittoria.
Pio Soli ricevette l’incarico di costruire una grande villa il cui nucleo centrale sarebbe stato costituito da un enorme salone, nel quale il nobile germanico avrebbe poi esposto i suoi quadri d’arte veneta e fiamminga, tra i quali alcuni capolavori di Rembrandt e Van Dick, e varie statue, illuminati dalla luce naturale proveniente dal soffitto.
La struttura architettonica dell’edificio ricalca abbastanza da vicino quella del quasi contemporaneo Castello Marsaglia con sviluppo del fabbricato in due corpi, uno dei quali orizzontale e l’altro verticale, svettanti in una torre squadrata con balconatura traforata disposta lungo il profilo degli spalti e avancorpo sporgente.
La villa si distingue per la particolare ricchezza decorativa, forse ispirata dallo stesso barone Thiem, delle decorazioni multicolori che caratterizzano tutta la facciata e che preannunciano il Liberty, come il fregio pittorico situato sotto la cimasa caratterizzato da tipici motivi fitomorfi.
Dopo lo scoppio del primo conflitto mondiale il barone decise di lasciare Sanremo, mentre il suo tesoro d’arte veniva in buona parte rilevato dal Friedrich Museum di Berlino.
Nel primo dopoguerra la villa fu acquistata dall’ingegnere Pippo Pedriali, la cui moglie si chiamava appunto Virginia.
Perfettamente conservata anche negli interni, la villa si segnala ancora oggi per la presenza di pregevoli vetrate d’epoca, tranne quella del soffitto del salone, e del monumentale scalone dalle forme classicheggianti.
(fonti: testo Andrea Gandolfo; immagini da archivio privato)