L'Ospedale Civile di Sanremo
Agli albori del secolo scorso si sentiva l'esigenza di una nuova struttura ospedaliera in grado di rispondere all'emergenza e dotata di tutte le moderne strutture per assicurare, alla città in crescita. un servizio sanitario efficiente.
Il 27 aprile 1901 infatti, si riunì la Commissione Amministrativa dell'Ospedale Mauriziano, presieduta dal senatore Ernesto Marsaglia, presidente della Congregazione di Carità di Sanremo per discutere la possibilità di dotare Sanremo di un nuovo nosocomio.
Ci volle molto del tempo per percorrere una strada lunga e tortuosa...
Il primo progetto ideato e fortemente voluto dal l'ingegner Pietro Agosti, prevedeva la costruzione di un nuovo edificio a padiglioni separati nella località dove in seguito fu effettivamente costruito.
La spesa complessiva sarebbe stata divisa tra Comune e Congregazione, e molti benefattori, tra cui l'avv. Bernardo Massabò che donò tutte le sue sostanze, concorsero con offerte a questo progetto.
Purtroppo, per motivi finanziari, nonostante fossero già iniziate le espropriazioni, la cosa non andò a buon fine
Successivamente furono prese in considerazione altre prospettive:
a) adattamento del Ricovero Marsaglia a padiglione ospedaliero,
b) acquisizione dell'Hotel West End,
c) adattamento dell'Ospedale Tedesco di costruzione ex novo su terreni dei Fratelli Capoduro nei pressi di Corso Victor Hugo (hotel Quisisana e l'attuale Corso Matuzia)
Finalmente l'anno 1928 la Commissione Amministrativa della Congregazione bandì un concorso per la costruzione di un nuovo Ospedale.
L'ingegner Antonio Sibilia, torinese. esperto nel campo dell'edilizia ospedaliera. espose una relazione che riassumeva tutte le esperienze passate ed aveva il pregio di concepire la costruzione con criteri decisamente nuovi, inserendosi in un clima di orgoglio nazionale, tipico dell'epoca. Scartata l'idea di un adattamento di vecchi fabbricati, come si era soliti fare, propose la costruzione di un nuovo edificio sul terreno alle spalle del ricovero Marsaglia che era bene esposto al sole ed aveva il vantaggio di essere già di proprietà della Congregazione.
Sibilia fece inoltre un elenco di tutte le opere necessarie: dalla strada adeguata, al sistema fognario, ai giardini e aiuole per il confort dei degenti.
Il Consiglio Sanitario Provinciale espresse parere favorevole al progetto che prevedeva una spesa di Lire 4.000.000.
L'Ospedale, denominato Vittorio Emanuele III sorse in base a questi postulati fondamentali:
a) avere una disponibilità di 150-160 letti, facilmente elevabile in caso di necessita;
b) permettere la costruzione di un facile ingrandimento, quando in avvenire la capienza non fosse più sufficiente;
c) pur attenendosi al criterio delle costruzioni a padiglione, non incorrere in eccessivo decentramento in modo da assicurare i servizi senza aumentare le spese;
d) rispondere a tutte le esigenze sanitarie, avendo presente che, ad eccezione della pediatria, della oculistica e della otorinolaringoiatria, già presenti sul territorio in altre sedi, tutte le altre specialità oltre a medicina e chirurgia generale vi debbano essere esercitate;
e) costituire un centro di irradiazione di cultura medico chirurgica per attrarre o favorire la frequentazione di giovani medici della città e della regione.
La Rivista "Ospedali d'Italia", edita nel 1942 ritiene: « L'Ospedale di San Remo come uno dei migliori tipi di ospedale di media grandezza, non solo per la invidiabile ubicazione, per la bellezza architettonica dei suoi fabbricati, per la signorile e molto ben riuscita ambientazione intensa, ma anche per la ricchezza e completezza dei suoi impianti che corrispondono alle più moderne e signorili esigenze della tecnica ospedaliera ».
Il nuovo Ospedale, era circondato da vaste zone verdi con una impareggiabile vista sulla Città sottostante e sul mare. II recinto ospedaliero misurava una superficie di mq. 26.800, pari a circa mq. 185 per letto. Per la orientazione dei fabbricati, tenuto conto dei dati calorimetrici locali, dei venti dominanti, della giacitura del terreno era stata prescelta una esposizione a Sud-Est.
Come tipo di costruzione si fu seguito il criterio dell'accentramento dei servizi, contemperandolo con le esigenze e coi requisiti collinari, non consentendo il regolamento edilizio urbano, la costruzione nelle zone collinari di fabbricati eccessivamente sviluppati in lunghezza o altezza, non sarebbe stato possibile costruire un unico monoblocco, anche per decentrare le malattie contagiose e distaccare dai reparti di degenza i servizi settici: lavanderia, disinfezione, deposito mortuario.
Il nuovo Ospedale. si presentava così costituito da un gruppo principale di quattro fabbricati collegati a croce che occupavano un ampio piazzale alla quota di 85 metri sul mare, e comprendenti i servizi all'entrata dell'Ospedale e le degenze comuni, e di altri fabbricati minori a monte (isolamento - tubercolotici - disinfezione - lavanderia e centrale termica) in modo da sfruttare i dislivelli del terreno collinoso.
Il fabbisogno di posti-letto del nuovo Ospedale era stato fissato in 170 così suddivisi: Medicina 52, Chirurgia 52, Cronici 20, Ostetricia e Ginecologia 12, Tubercolotici 16, Infettivi 8, Degenza temporanea 4.
Il numero dei letti fu infine di 140: per motivi economici furono sacrificati gli alloggi delle suore e del personale come anche il reparto dei degenti a pagamento.
Il Nuovo Ospedale Civile Vittorio Emanuele III fu inaugurato il 28 ottobre del 1936. Ma il trasferimento dal vecchio dovette aspettare l'anno successivo: il Commissario Prefettizio deliberò il trasferimento dei degenti solo il 20 marzo 1937.
Opera magnifica per l'epoca ed innovativa fu salutata come un'opera del regime fascista a beneficio del popolo italiano secondo il classico "salus popoli suprema lex".
Fu considerata esempio di Edilizia Moderna Ospedaliera al punto che il Comune di Milano invitò il Comune di Sanremo a partecipare alla Fiera Campionaria Internazionale di Milano che si tenne dal 12 al 27 aprile 1937, cui Sanremo partecipò con un plastico dell'Ospedale.