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4 - I gabinetti pubblici

Il Consiglio comunale del 14 giugno 1872 approva la costruzione di pisciatoi pubblici (vespasiani) da collocarsi alla Stazione ferroviaria, al giardino pubblico, sulla piazza Colombo, Giardini Pubblici Maria Vittorialungo la via Vittorio Emanuele, e altrove la Giunta municipale reputi necessario.
Si suggerisce l'opportunità di costruirli "a garitta come quelli che si vedono a Nizza".

Nel 1885, in occasione del rinnovo dell'appalto per la distribuzione delle sedie nei giardini pubblici, si dà onere all'appaltatore di provvedere alla custodia e cura dei gabinetti pubblici costruiti nel giardino Maria Vittoria.

Nella seduta del Consiglio comunale del 5 giugno 1891 l'ing. Giacomo Picconi, assessore ai lavori pubblici, fa una succinta relazione intorno alla proposta del rappresentante in Italia della "Compagnie nouvelle des chalets de commoditè", con sede in Parigi, al fine di ottenere la privativa, per 30 anni,
« onde stabilire ed esercitare in Città un padiglione o chiosco ad uso di latrina pubblica, e due colonne luminose con scompartimenti, ad uso di orinatoi.

Il riferente dimostra come coll'una e colle altre s'intenda di sopperire ad un sentito bisogno, e come le due specie di costruzioni corrispondano pienamente allo scopo. La Società provvederebbe in proprio alla loro costruzione ed all'esercizio, mediante un annuo assegno, mentre il Comune dovrebbe fornire l'acqua ed il gas necessari. La spesa annuale sarebbe di £. 600 circa; dopo 30 anni, chiosco e colonne passerebbero in proprietà del Comune senz'altra spesa.
La latrina sarebbe da collocare sull'angolo della piazza Mercato, posto in faccia al Palazzo dell'istruzione, di modo che non presenterebbe alcun inconveniente, quand'anche si volesse ampliare la piazza stessa.
Ciò posto, propone di approvare in massima l'impianto della latrina e dei due orinatoi, e d'incaricare la Giunta perché prepari apposita convenzione, da presentarsi a suo tempo alla approvazione del Consiglio ».

La proposta è, per i consiglieri Pio Carli e cav. Antonio Rubino, del tutto accettabile; però, prima di vincolare il Comune colla concessione a lunga scadenza, vorrebbero si facesse un apposito esperimento.
« Nessun dubbio potendo sorgere circa il buon esito del sistema proposto, come quello che è in uso e fa ottima prova nelle più importanti Città, specialmente in Parigi, Picconi non vede con quanta ragionevolezza si possa pretendere che la Società assuma di sobbarcarsi ad una spesa assai ragguardevole, colla condizione d'una prova, e per questo insiste nella fatta proposta ».

Vespasiano allo scaricoIl Presidente comm. Bartolomeo Asquasciati parla in senso favorevole alla proposta che viene da Rubino formulata nei seguenti termini: « Il Consiglio, prendendo in considerazione la proposta della Società, commette alla Giunta la preparazione di apposito atto convenzionale per l'impianto e l'esercizio della latrina e dei due orinatoi pubblici ».
Il Consiglio, a pieni voti, delibera di adottare la proposta del consigliere Rubino.

Nel 1896 il consigliere geom. Bartolomeo Odorizzi illustra al Consiglio comunale del 15 dicembre, un'interpellanza da lui presentata « sulla errata costruzione dei pubblici orinatoi della Città, sia per ciò che concerne la forma e le dimensioni, sia per ciò che ha tratto col decoro e colla decenza ».
Passa in rassegna i vari difetti, riguardanti la tecnica e l'estetica, da lui più specialmente riscontrati negli orinatoi di via Morardo, in quello posto a lato del Teatro comunale e nell'altro addossato al muro di levante del palazzo Borea.
Suggerisce alcune norme, alle quali dovrebbe essere informato il sistema di siffatte costruzioni, affinché meglio corrispondessero al loro scopo.

Vespasiano in via Fiume, angolo corso CavallottiIn Consiglio comunale del 18 giugno 1900 viene posto in discussione il progetto "per un cesso pubblico da erigersi in via Umberto I, nell'aiuola a sud della via Roma", per l'eseguimento del quale sarà per occorrere la spesa di £. 7.500.

Riferisce l'assessore cav. ing. Antonio Tornatore, descrivendo le particolarità tecniche ed economiche del progetto stesso, del quale poi propone una modificazione che consiste nel sostituire all'esterno dell'edificio le piastrelle smaltate in luogo dell'intonaco di cemento.


Segue una breve discussione sulla scelta della località, parendo al consigliere Paolo Marini che sarebbe da preferirsi quella sul piazzale antistante alla Stazione ferroviaria; mentre invece i consiglieri cav. dott. Gio. Battista Onetti e cap. Gio. Battista Goetta giudicano assai migliore quella prescelta. Il secondo poi desidera e raccomanda che si provveda, a non lungo andare, per l'erezione d'altri cessi in luoghi adatti, a levante ed a ponente della Città.
Messo ai voti, il progetto è approvato all'unanimità.

(fonti: elaborazione da testi di Massimo Scattareggia "Sanremo 1815-1915; Giuseppe Silingardi "C'era una volta a Sanremo")