Sindaco, Avvocato e Deputato

Avv.Orazio RaimondoIl 6 giugno 1875 nacque a Sanremo Orazio Raimondo. Era figlio di Stefano, originario della Val Nervia, noto avvocato e di Luigia Corradi.

Orazio Raimondo fin da giovane si dedicò intensamente agli studi conseguendo giovanissimo la maturità al Liceo classico "Gian Domenico Cassini" di Sanremo. Negli anni in cui frequento l'università a Genova si avvicinò al movimento socialista.

Ritornato a Sanremo nel 1895, avendo precedentemente conseguito la laurea in giurisprudenza, si dedicò alla professione di avvocato.
Nel 1896, in seguito alla vittoria alle amministrative della lista socialista e alla elezione a sindaco di Augusto Mombello divenne momentaneamente redattore del giornale "La parola dei socialisti sanremesi". Nel 1898 si candidò alle elezioni amministrative diventando consigliere di minoranza e infine assessore nelle nuove elezioni del 1902 in seguito alla nuova vittoria dei socialisti di Mombello.

Alle elezioni amministrative del Luglio 1906 la lista del Partito Socialista Italiano dell'avvocato Orazio Raimondo ottenne la vittoria.
Raimondo fu proclamato Sindaco nel corso della prima riunione. 

Tra i punti qualificanti del programma della sua amministrazione vi era la prosecuzione delle opere messe già in cantiere dalla giunta Mombello tra il 1902 e il 1906, tra le quali l’ampliamento dei corsi a levante e a ponente della città, il recupero della caserma Umberto I, la costruzione della nuova caserma a San Martino e la realizzazione della strada carrozzabile per San Romolo al fine di incentivare lo sviluppo delle attività agricole.

Altri obiettivi del suo programma erano rappresentati dalla municipalizzazione dell’acquedotto, dall’affidamento della nuova gestione del Casinò e dal completamento della linea dei tram tra Sanremo, Taggia e Ventimiglia. La municipalizzazione dell’acquedotto venne quindi effettivamente realizzata tramite un contratto stipulato il 25 maggio 1907 con l’ingegner Ernesto Marsaglia, che avrebbe sancito la cessione al Comune dell’azienda dell’acqua potabile di proprietà della famiglia Marsaglia.

Un’altra importante iniziativa assunta da Raimondo durante il suo mandato di sindaco di Sanremo fu quella di aver tentato di potenziare i collegamenti ferroviari tra il Basso Piemonte e la Riviera di Ponente tramite la proposta di costruire una nuova linea ferroviaria che congiungesse tali due regioni attraverso la valle Argentina, progetto che, tuttavia, sarebbe rimasto sulla carta.

Sotto l'amministrazione Raimondo, il 20 maggio 1906 fu eretto il primo cinematografo permanente nel parco dell'Hotel Eden. 

L'avvocato Raimondo sul Corso Imperatrice nel 1913Il 14 aprile 1907 fu organizzata la prima edizione della gara ciclistica Milano-Sanremo, vinta dal corridore francese Lucien Mazan soprannominato  "Petit Breton".

L’ultima fase della sua amministrazione sarebbe stata caratterizzata da altri importanti avvenimenti, tra cui, nel 1908, il Congresso nazionale di idrologia e climatologia, a cui parteciparono alcuni tra i più importanti medici e climatologi italiani, l’inaugurazione dell’Ospedale per bambini Andrés Nuñez del Castillo in un edificio progettato dall’ingegner Pietro Agosti, e infine, il 26 aprile 1908, l’inaugurazione del monumento a Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore Leonardo Bistolfi, alla presenza di oltre ventimila persone, tra cui molti reduci garibaldini e rappresentanti di associazioni combattentistiche italiane e francesi, circoli socialisti liguri e varie logge massoniche.

Nel giugno 1908 le sue dimissioni avrebbero portato a nuove elezioni, vinte dal partito costituzionale di Alfredo Natta Soleri; la sconfitta fu in parte dovuta alle accuse mosse alla sua amministrazione di aver dilapidato il pubblico erario.

In ottobre fu anche battuto nell’elezione suppletiva per il collegio di Sanremo, indetta in seguito alla morte di Biancheri. La campagna elettorale fu caratterizzata tuttavia da numerose violenze, e, tra le cause della sua mancata elezione, vanno probabilmente annoverate la sua ammissione di appartenere alla massoneria e le divisioni interne al suo schieramento.
Nel marzo 1909 venne nuovamente sconfitto dall’ingegner Giuseppe Marsaglia (per 1634 voti contro 3540) alle elezioni politiche.

Ribadita l’adesione alla massoneria nel 1912, Raimondo conobbe nel 1913 un anno particolarmente ricco di successi e riconoscimenti. In ottobre venne eletto finalmente deputato nel collegio di Sanremo-Ventimiglia, grazie alla stessa coalizione che gli aveva permesso di diventare sindaco della città dei fiori.

Il 6 dicembre 1913, nella prima seduta del Parlamento, tenne un memorabile discorso alla Camera, in risposta al discorso della Corona, tanto che lo stesso presidente del Consiglio Giolitti, al quale era rivolta la replica, espresse il desiderio di conoscerlo personalmente. Nello stesso anno avrebbe assunto la difesa dell’assessore socialista di Savona Giuseppe Garibaldi, nel processo per diffamazione intentato contro il foglio "Battaglie sindacali", che lo aveva accusato di essere tenutario di alcune case chiuse.

Dal Partito socialista sarebbe stato però costretto ad uscire dopo il congresso di Ancona (26-29 aprile 1914), in seguito all’approvazione di una mozione favorevole all’espulsione dei massoni dal partito su pressione di Mussolini, e malgrado l’opposizione dello stesso Raimondo e di Giovanni Lerda. In quell'occasione, strappando la propria tessera del PSI, disse: «Io non scelgo, rimango quello che sono». Era stato infatti iniziato molti anni prima nella loggia sanremese "Giuseppe Mazzini", di cui era divenuto Maestro Venerabile nel 1905.

Lo scoppio della prima guerra mondiale avrebbe reso ancora più acuto il divario fra Raimondo, arroccato su posizioni nettamente interventiste, e il Psi, schierato apertamente per la neutralità. Raimondo sostenne infatti le ragioni della “guerra liberale” dell’Intesa e la pratica impossibilità per il nostro paese di astenersi da uno scontro che l’avrebbe messo in crisi nell’approvvigionamento di grano e carbone.
Su tale linea si espresse anche in favore del prestito nazionale e dei primi passi dell’aviazione militare italiana.

Tra il maggio e il giugno del 1917 si recò in missione in Russia, insieme ad Arturo Labriola, Innocenzo Cappa e Giovanni Lerda, per tentare di convincere Kerenskij a non uscire dal conflitto.
Dopo aver aderito, nel dicembre 1917, al Fascio parlamentare di difesa nazionale, con l’obiettivo di spingere il governo Orlando ad adottare misure più rigide per assicurare una condotta energica della politica interna e della guerra, il 12 gennaio 1918 fu chiamato a far parte, insieme ad alcuni generali, al senatore Paolo Emilio Bensa e all’onorevole Alessandro Stoppato, della Commissione d’inchiesta istituita per indagare sulle cause e le responsabilità della disfatta di Caporetto. In tale incarico sarebbe stato peraltro sospettato di aver esercitato pressioni per far scagionare presunti affiliati alla massoneria implicati nella rotta dell’ottobre 1917.
Proprio il più autorevole di essi, il generale Luigi Capello, finì infatti per essere rimosso dal comando della 5ª armata, affidatogli in un primo tempo per organizzare la riscossa del nostro esercito dopo Caporetto, e quindi sospeso dal servizio.

Verso la fine del conflitto si impegnò a diffondere le idee wilsoniane come base per il trattato di pace, ma in seguito rifiutò di partecipare alla commissione internazionale per l’accertamento delle responsabilità della guerra.

Nel 1919 si ripresentò alle elezioni politiche promuovendo un blocco in grado di convogliare i voti di nazionalisti ed ex combattenti, riuscendo eletto insieme all’avvocato Celesia di Vegliasco. Nel corso della campagna elettorale gli sarebbe stato impedito di parlare da parte di alcuni squadristi, che interruppero un suo comizio a Genova.

Sempre nel 1919 fondò nel capoluogo ligure il foglio indipendente "L’Azione", sulle cui colonne avrebbe appoggiato l’impresa di Fiume guidata da D’Annunzio, pubblicando la costituzione elaborata nel settembre 1920 da Alceste De Ambris (la cosiddetta “Carta del Carnaro”).
Il giornale, su cui scrisse anche Ungaretti, si sarebbe avvalso del sostegno finanziario di alcuni noti industriali del tempo, tra cui Erasmo Piaggio e Attilio Odero.

Nel 1919 Raimondo riuscì pure a ottenere consistenti finanziamenti per l’istituzione di una Stazione Sperimentale di Floricoltura nella sua città natale, poi effettivamente riconosciuta con regio decreto del 25 gennaio 1925 e affidata alla direzione del professor Mario Calvino, padre dello scrittore Italo.

Malato e precocemente in declino, morì la mattina del 11 gennaio 1920 nella sua abitazione di Corso Umberto (oggi corso Mombello). 
Ai solenni funerali, cui avrebbero preso parte oltre ventimila persone, Innocenzo Cappa tenne l’orazione ufficiale, mentre il notaio Bartolomeo Badino avviava la raccolta di fondi per l’erezione di un monumento commemorativo, poi realizzato dallo scultore Leonardo Bistolfi e inaugurato il 21 febbraio 1960 dal sindaco Secondo Anfossi nei giardini di corso Trento Trieste. 


Dopo la sua improvvisa morte il fratello Riccardo Raimondo ne raccolse l'eredità e fu eletto parlamentare nelle Elezioni politiche italiane del 1921 per conto della lista del P.N.F., entrò a far parte dei Blocchi Nazionali.

Il Monumento a Raimondo su corso Trento e Trieste
Pochi anni dopo gli fu intitolata una via nella città di Sanremo e più tardi anche la Stazione Sperimentale di Floricoltura di Sanremo fu intitolata ad Orazio Raimondo.


(testi: in parte tratto da un testo di Andrea Gandolfo; in parte da Wikipedia; immagini da Archivio personale)