Sindaco
Domenico Cotta nacque a Carpasio il 23 febbraio 1866 da Angelo e da Eugenia Giauni, originaria di Triora.
Dopo aver compiuto gli studi medi superiori a Oneglia, si iscrisse all’Università di Genova, dove il 27 luglio 1892 si laureò in Medicina e Chirurgia.
Nel 1895 iniziò a svolgere la professione medica nella condotta di Baiardo facendosi benvolere dalla popolazione.
Undici anni dopo si trasferì a Sanremo, mettendosi anche qui in luce per la sua grande professionalità e la sua personalità semplice, bonaria e onesta, tanto da meritarsi l’affettuoso appellativo di « medico dei poveri » da parte degli abitanti della Pigna.
Furono proprio queste qualità di grande rettitudine che lo portarono in Consiglio comunale nelle elezioni amministrative del 1915 tra le file del Partito socialista, di cui Cotta era diventato l’esponente più rappresentativo della città.
Alle successive elezioni amministrative del 24 ottobre 1920 la lista da lui capeggiata ottenne quindi la maggioranza con 18 seggi su 30, contro i 12 conseguiti dalla lista rivale che faceva capo all’Associazione Democratica.
Cotta, che aveva riportato il maggior numero di preferenze, venne eletto sindaco nella seduta del Consiglio comunale del 5 novembre 1920.
Egli ereditava dai suoi predecessori una situazione particolarmente difficile, caratterizzata soprattutto dal grave passivo delle finanze comunali, che richiedevano un urgente riassestamento congiuntamente al rilancio delle attività turistiche. Durante il periodo della sua amministrazione, Cotta affrontò alcuni tra i problemi più rilevanti della città, tra i quali, ad esempio, il tanto dibattuto spostamento a monte della ferrovia.
Vennero anche promosse alcune importanti iniziative riguardanti il settore turistico allo scopo di rilanciare Sanremo come centro climatico internazionale, operazione che appariva però possibile soltanto risanando le finanze locali e creando le infrastrutture necessarie ad accogliere la numerosa clientela turistica.
In tale contesto assumeva fondamentale rilevanza l’attività del Casinò Municipale e la tolleranza dei relativi giochi d’azzardo, per cui la Giunta presieduta da Cotta, nel corso di una seduta svoltasi il 19 dicembre 1920, invitò il governo a provvedere con una disposizione di legge alla regolamentazione dei giochi d’azzardo, anticipando intanto al Comune di Sanremo la tolleranza dei giochi nel suo Casinò per la prossima stagione invernale. Con tale richiesta Cotta si fece così interprete dei sentimenti della maggior parte dei sanremesi, che da anni vedevano nello sviluppo dei giochi al Casinò uno strumento essenziale per il rapido incremento delle condizioni economiche e sociali della città.
Un altro importante provvedimento adottato dalla Giunta Cotta in campo turistico fu l’adozione del nuovo Regolamento per l’applicazione della Tassa di soggiorno approvata il 2 gennaio 1921. Il Regolamento introduceva una tassa di soggiorno, modificata secondo le disposizioni emanate dal ministero dell’Interno e comunicate dalla Sottoprefettura il 24 dicembre 1920, la cui applicazione dipendeva dalla durata della permanenza in città dei turisti e veniva eseguita in base alle condizioni economiche dei contribuenti da ricavarsi dal tipo di alloggio in cui questi prendevano dimora; i contribuenti erano poi divisi in due classi, ripartite a seconda della categoria di albergo o pensione in cui i turisti decidevano di alloggiare, delle quali la prima comportava una tassa di 30 lire e la seconda di 20, con riduzione però della metà dell’importo per i domestici e i fanciulli.
La Giunta Cotta affrontò anche la questione del trasferimento della linea ferroviaria a monte per poter dare spazio allo sviluppo urbanistico della città. Per risolvere questo problema, su cui la classe politica cittadina discuteva da anni, l’Amministrazione da lui presieduta nominò una commissione tecnica e legale incaricata di studiare i diversi progetti, che vennero poi approvati dal Consiglio comunale e inviati all’Amministrazione ferroviaria.
Il 13 gennaio 1921 il Consiglio ratificò il progetto, già predisposto dal commendator Gerra, di realizzare due stazioni distinte, che avrebbero dovuto essere collegate da un’unica galleria, una a levante, nei pressi della Villa del Sole, e l’altra a ponente nei pressi del Cimitero della Foce, distanti l’una dall’altra 4.500 metri circa; secondo questo progetto, la stazione di levante sarebbe stata ubicata allo sbocco della provinciale Sanremo-Poggio-Ceriana-Baiardo e nelle vicinanze di San Martino e Verezzo, mentre quella di ponente sarebbe stata costruita allo sbocco della mulattiera Sanremo-Coldirodi in prossimità di aree edificabili e al centro della zona del Berigo, dove già si trovavano i maggiori alberghi e ville della città.
L’Amministrazione Cotta si occupò anche del reperimento di un’area per il nuovo cimitero urbano; il regio commissario Moro, che aveva preceduto Cotta, aveva proposto di realizzarlo in zona Tinasso. Nel corso del Consiglio comunale del 5 dicembre 1920, la Giunta Cotta propose invece di indire un referendum tra tutti i sanremesi per scegliere la località preferita dalla popolazione tra le due alternative della zona Tinasso o di Valle Armea. Il referendum venne poi fissato per il 20 marzo 1921.
Tra gli altri provvedimenti adottati dalla sua Giunta si possono inoltre ricordare la realizzazione dell’illuminazione elettrica di corso Mazzini fino ai Tre Ponti; la sostituzione di numerosi lampioni a gas con lampadine elettriche per l’illuminazione pubblica; la liquidazione dell’indennità caro-viveri per i dipendenti comunali; la concessione di speciali contributi a favore delle casse scolastiche destinati agli alunni più poveri delle scuole tecniche e al Patronato scolastico; l’inoltro di un’istanza al ministero dei Lavori Pubblici per l’attivazione del servizio automobilistico Sanremo-Ceriana, la ricostruzione del lavatoio di via Morardo, e la richiesta di un intervento di Nicolò Panizzi in qualità di supervisore del Museo Zoologico Municipale.
Al fine di accelerare l’approvazione delle pratiche più impellenti, Cotta si recò inoltre diverse volte a Roma per interessare i competenti ministeri ed ottenere in tempi rapidi il Mutuo a pareggio del bilancio 1920, sollecitare la pratica dello spostamento a monte della ferrovia e l’avvio del servizio automobilistico Sanremo-Ceriana, chiedere il dissequestro degli alberghi Mediterranée, Bellevue e Quisisana e appoggiare le istanze degli avvocati e della cittadinanza contro la minacciata soppressione del Tribunale di Sanremo.
L’attività amministrativa di Cotta dovette però bruscamente interrompersi a causa di un avvenimento politico indipendente dalla situazione locale della città matuziana.
Nel gennaio 1921, infatti, nel corso del Congresso socialista di Livorno, si consumò la scissione dell’ala intransigente del partito che si costituì in Partito Comunista d’Italia. La Giunta comunale sanremese dovette quindi prendete atto dell’avvenuta divisione politica verificatasi al suo interno, che aveva dato la maggioranza ai consiglieri comunisti.
Invitato in tal senso dal capo dell’opposizione comunista Enrico Fornari, Cotta rassegnò le dimissioni da sindaco e, nella seduta del Consiglio comunale del 21 aprile 1921, venne sostituito dallo stesso Fornari alla guida del Comune.
Dopo essere stato rieletto consigliere comunale nelle elezioni amministrative del giugno 1922, rimase in Consiglio fino al 1924, quando l’Amministrazione municipale fu sciolta d’autorità.
Negli anni del regime, a causa della sua posizione politica antifascista, venne perseguitato e rinchiuso periodicamente nel carcere di Santa Tecla ogniqualvolta si tenessero in città manifestazioni fasciste o visite di gerarchi. Successivamente si rifugiò a Carpasio presso il fratello Emilio, che per un lungo periodo lo nascose in un “casone” isolato lontano dal paese, da dove sarebbe anche riuscito a sfuggire a un gruppo di fascisti giunti appositamente da Sanremo per catturarlo.
Nel dopoguerra riprese l’attività professionale come medico del Casinò, entrò poi nella prima Amministrazione comunale democratica eletta nel marzo 1946 e fu anche consigliere provinciale.
Morì a Sanremo il 15 febbraio 1950 e venne tumulato nella tomba di famiglia a Pianavia (Prelà).
Di lui si ricorda pure l’attività poetica, che rivela un’anima sensibile e un’indole sincera, come traspare dai numerosi sonetti, soffusi di una profonda malinconia e pervasi da una grande tensione etica, alcuni dei quali sono stati pubblicati sulle riviste della Famija Sanremasca « Civitas Sancti Romuli » e « A Gardiöra du Matüssian ».
(fonte testo Andrea Gandolfo)