Avvocato, Sindaco e Banchiere

Sindaco Bartolomeo AsquasciatiNacque a Sanremo il 20 novembre 1831 da Francesco e da Caterina Gogioso.
Discendeva da una antica casata dell'estrema Liguria Occidentale di cui si ha notizia nella « Storia delle Alpi Marittime » del Gioffredo (lo storico di Nizza) a p. 1041, e in quella del « Marchesato di Dolceacqua » di Girolamo Rossi.

Laureatosi in Giurisprudenza a Parma si dedicò all'attività forense pur lavorando nella banca che, insieme ai fratelli Carlo Felice e Giovanni Battista fondò nel 1867 la « Asquasciati Frères English Bank », con la quale contribuì al finanziamento di numerose grandi opere, tra cui alberghi, ville, giardini e abitazioni civili.

Forte della sua esperienza di influente banchiere e costruttore di importanti edifici pubblici e privati, nel 1878 venne eletto sindaco di Sanremo varando un'amministrazione che sarebbe durata senza interruzioni fino al 1891.

Fu il terzo in ordine di tempo fra i Sindaci insigni nella storia di Sanremo. In due capitoli di « Sanremo rinnovellata » ne tratta l'Astraldi che, pure in prosieguo, continuamente lo cita come il Sindaco rimasto sopra tutti esemplare e quasi leggendario.

« Egli era (c.f.r. Astraldi, p. 157) uno di quegli amministratori ai quali ogni progresso non diventa un fatto antisociale ».
Nei tredici anni del suo « amoroso dominio », a detta della Serao, Sanremo primeggiò fra tutte le città di cura d'Europa. Basterà dare un'occhiata alle quattro fitte pagine in cui l'Astraldi riporta l'elenco delle opere pubbliche grandiose che, con l'Asquasciati, trasformarono, o meglio, quasi crearono la odierna Sanremo.

Si vedrà come ben poco si sia fatto dal 1891 in poi, in ben cinquantacinque anni di altre amministrazioni, e con possibilità finanziarie di gran lunga superiori.
Ai tempi dell'Asquasciati il Casino Municipale non era neppure eretto.

Dopo una breve malattia moriva a Sanremo il 2 aprile 1933


L’uomo

Bartolomeo Asquasciati fu per quattordici anni (dal 1878 al 1891) ininterrottamente Sindaco di Sanremo. Mutarono le Giunte, ma nessun dubbio circa il nome di chi per antonomasia doveva essere il Sindaco di Sanremo. E si osservò che mai, si era avuto prima, ed in seguito, da libere elezioni, un sindaco di tanta e consecutiva durata. Inoltre, che, non più rieletto nel corso del 1891, dopo neppure due, anni, nel 1893, il suffragio popolare lo innalzava di nuovo a capo dell'Amministrazione Comunale.
Egli però, malgrado le calde pressioni e la stima dei concittadini rinunciò alla carica. Non lo lusingava, dopo la lunga attività dal 1878 al '93, l'idea di un sindacato che minacciava ormai di essergli, volta a volta conferito... a vita. Ringraziò garbatamente e col suo senso di vera democrazia, chiuse vittorioso e in bellezza la sua attività pubblica.

Ma non furono queste le sole qualità dell'Asquasciati. Fu dotato da natura di spiccatissimo senso pratico, unito ad una audacia, da ideatore, e di realizzatore insieme, dei suoi programmi arditi. Egli, al contrario di quello che si era fatto fino allora, non volle mai isolarsi nella routine amministrativa, ma ascoltò i saggi consigli dei colleghi e anche l'umile e tanto sovente assennata voce del popolo, di cui faceva tesoro. Con lui Sanremo fece passi da gigante, accattivandosi il favore tra la maggior parte della popolazione con le idee stesse di cui parlava, assecondando cioè il genio della gente, trasfondendo in esse le proprie.
Aveva una vena creatrice, fu insofferente all’ozio e a non far niente. Era contro la violenza sotto qualsiasi forma. Con il successo, non fu mai spocchioso; ma poco o nulla si curava degli attacchi degli invidiosi, ben sapendo che la vita degli uomini pubblici onesti e giusti era una continua battaglia contro gli ostacoli e le malvagità degli avversari, non si smarrì mai d'animo, non mollò mai, pur di raggiungere il suo nobile fine che era il seguente: « impiegare le sue migliori energie nell'addestrare a fortune maggiori gli abitanti di questa nostra Sanremo ».

Egli (Astraldi p.146) ebbe ferma opinione che la colonia forestiera dovesse rifare interamente la nuova generazione, perché gli ospiti gentili, venendo a felicitare il nostro popolo con le loro idee e con le loro ricchezze, avrebbero contribuito potentemente a dare salutare aiuto alla risorgente prosperità di Sanremo.
Le idee di progresso (data la grande autorevolezza dell'Asquasciati e la fiducia in lui della popolazione) più « non erano messe in deriso, nè più alcuno aveva il coraggio di criticare i cittadini che le accarezzavano; ed ecco perché l'operoso sindaco, non volendo imitare quell'antico che cunctando restituit rem, non cessava dal ripetere che i diversi partiti hanno reciproche responsabilità, se la macchina del Comune cammina adagio adagio...».
Ma come marciava forte invece, ai tempi dell'Asquasciati, di questo Sindaco, pur così scrupoloso con i suoi consiglieri.

Attribuisce l'Astraldi all'Asquasciati la ripetizione delle stesse parole che il buon Enrico IV rivolse ai notabili nell'Assemblea del 1596: « Io vi ho uniti per ricevere i vostri consigli, e mettermi in tutela nelle vostre mani».

La Sanremo dei Grandi Alberghi delle Ville e dei Giardini

Da libri, e da memorie di contemporanei, si può facilmente ricavare la figura di questo grande Sindaco. Bell'uomo, signore di nascita e di cuore, fornito di largo censo, era un lavoratore come oggi se ne è perduto io stampo. Con i fratelli Carlo e Giovanni Battista, dalla loro « Asquasciati Frères. English Bank », si era proposto un incremento di Sanremo radicalmente moderno. E non gli mancò un entusiasmo tenace, una forza lavorativa eccezionale, e una chiarezza di idee in un programma insieme così audace, lineare e generoso, che non ha riscontro nella storia di Sanremo.

Chiunque aveva in animo di costruire grandi alberghi, ville, edifici, giardini, trovava negli Asquasciati il finanziatore. Così sorse la Sanremo dei grandi alberghi, delle ville, dei giardini e delle più civili abitazioni. Molte ville e alberghi, costruì egli stesso, per infondere fiducia nei timidi e negli incerti sull'avvenire di Sanremo.
Aprì due strade private, sulla collina del Berigo che quasi intera gli apparteneva, e lungh'esse vi edificò ville sontuose, con grandi giardini ricchi di piante, che ancor oggi costituiscono una delle maggiori e più sostanziali bellezze di Sanremo, sia dal lato edilizio che da quello panoramico. Di pari passo, a ritmo intenso, sotto la sua guida, procedeva la attività comunale.
Furono tre lustri circa, dal 1878 al 1891, di opere incessanti, intelligenti che incontrarono il gusto e l'approvazione di tutti, come eloquentemente dimostrava suffragio popolare, con le ininterrotte rielezioni dell'Asquasciati Sindaco della città.


Modello ai Sindaci dItalia

Matilde Serao che soggiornò di frequente in quell'epoca a Sanremo, proponeva in una serie di articoli sul « Corriere di Napoli », l'Asquasciati come modello a tutti i Sindaci d'Italia: « Io non ho mai trovato un Sindaco come questo Asquasciati innamorato praticamente del benessere del suo paese... Mentre quindici anni fa i braccianti di qui dovevano andare in Francia per guadagnare venti soldi, ora v'è un continuo andare di gente in Riviera per lo sviluppo di questo industrioso, amabile e bellissimo paese...Da dodici anni a questa parte, sotto il paterno, amoroso dominio di questo sindaco, Bartolomeo Asquasciati, Sanremo ha fatto progressi di bellezza, di comodità, di lusso che la rendono superiore e diversa da tutte le stazioni invernali, da tutte les villes d' eaux d'Europa ».

E' impossibile tener dietro, anche se con citazioni frettolose, alla copiosa bibliografia che riguarda la vita (pure molto interessante) e le opere di questo grande concittadino. Proseguiamo, dunque, ancora sunteggiando. Si deve all'Asquasciati :

Un complesso di opere pubbliche da parere incredibile per ogni tempo, e tale che Sanremo, avviata alla ricerca del suo incerto avvenire da Siro Andrea Carli e da Roverizio, più con tentativi, speranze, assaggi, che non con programmi razionali, fu con opera tenace, sistematica, ben coordinata allo scopo, laboriosissima, ed anche addirittura audace, elevata a centro tristico di fama mondiale.
E tutto ciò (a parte la modestia delle risorse comunali d'allora) pure attraverso le vicende di una lotta spietata, che voleva presentare all'opinione pubblica l'Asquasciati quasi come un visionario o almeno un illuso. I numerosi lodatori del tempo passato, che mai sono mancati in ogni epoca, lo accusavano di trascurare il porto, la cultura dei limoni e dell'olivo le antiche risorse di una Sanremo (che però in questi settori, a giusto giudizio dell'Asquasciati si avviava ad una tranquilla decadenza), che, per loro particolari interessi, o per gretta forma mentale, desideravano ancora artificiosamente conservare.

Quanto all'agricoltura della zona, l'Asquasciati ne prevedeva e ne patrocinava l'avvenire più lucroso nelle culture floreali. Vagheggiavano gli avversari del grande Sindaco, addirittura, la creazione di un porto di prima classe, anche se la disposizione della baia, la poca profondità e il facile insabbiamento dei fondali, la mancanza di dirette comunicazioni con il retroterra piemontese sconsigliavano tale folle impresa. Ma si voleva il grande porto,. perché il sindaco era fermamente di parere contrario.. e anche in odio sterile e mediovalesco di Porto Maurizio ed Oneglia; si voleva il porto che potesse far loro concorrenza, rovinandole.
Così, per la coltura dell'olivo che era pure interpretata come sfida, anche se la valle dell’Impero per condizioni naturali era favorita. Ma in mancanza di migliori argomenti i detrattori dell'Asquasciati lo chiamavano « quello della Colonia » (della città di colonia).

Anche l'Acquedotto Municipale, sembra inconcepibile, gli guadagnò avversari. Stava di fatto che quasi tutta la piccola borghesia sanremese, grettamente statica, culturalmente mediocre, timida di ogni novità, non lo comprese, e gli fu avversa spesso con acrimonia. Ma l'Asquasciati ebbe sempre dalla sua la totalità del vero popolo con tutto il suo buon senso, e gli intellettuali e l'aristocrazia. Da queste tre forze gli veniva il suffragio alla sua lotta appassionata, che fu sempre vittoriosa.

Anche per la costruzione di vie, sia al centro che suburbane che per le campagne dovette lottare, in modo indicibile, con i proprietari.
Eppure, come si vedrà dalla documentazione dell'Astraldi, quasi tutte le strade di Sanremo nuova, nonchè le panoramiche, e quelle di allacciamento con le frazioni e dintorni, sono legate al suo nome.
« L'Asquasciati. il Sindaco Miracoloso, che diede un volto e un fascino a Sanremo diceva che ogni strada nuova è come una porta aperta alla fortuna. (A. di Lisbona, in chiave al piano regolatore) ».


Miracoli dell’Onestà e della capacità

Solo con una sua amministrazione di una onestà e di una capacità e genialità che rimasero fino a oggi proverbiali, egli poté sviluppare i suoi piani grandiosi. Non poteva contare su altre risorse. Le laute entrate comunali del Casinò erano ancora da venire... Il Casino Municipale fu edificato con l'Amministrazione Mombello, appena sorsero i primi Casino nella vicina Riviera Francese. Si noti, ancora, che il Comune ai tempi dell'Asquasciati non aveva neppure le entrate delle tasse di soggiorno, di posteggio per il mercato dei fiori, e altre successive.

L'Asquasciati e il Casinò di Sanremo

Lo stesso Casino Municipale, poté sussistere, solo grazie all'intervento del Comm. Bartolomeo Asquasciati (non più Sindaco) e della Banca Asquasciati. « Alla finizione dell'opera, e al suo esercizio dovette dare man forte il compianto Sindaco Bartolorneo Asquasciati, l'illustre e veramente benemerito cittadino di Sanremo, il quale permise con il suo intervento decisivo la effettuazione di un programma amministrativo utile per la città e pronubo di benefici per la popolazione ».

Ma il programma aveva il marchio... socialista, e verso di esso e verso la erezione del Casino s'erano costituite tutte le avversità, fino a comprometterne ogni esito pratico. L'Asquasciati salvò la situazione. Appena, infatti, l'amministrazione Mombello ebbe deliberato di erigere il Casinò, imponendo con saggia previdenza, l'onere della gestione diretta al suo costruttore, il francese Ferret, questi andò in cerca come Diogene col lucernino, in ogni dove, dei capitali occorrenti alla bisogna.
Ma il pacco di azioni che aveva recato seco, estrema razio, a Parigi. con l'intendimento di collocarle su quella piazza fu riportato dal Ferret ancora completo. La gestione del Casino minacciava in quei tempi di assumere il carattere di affare balordo, catastrofico. Chi salvò la situazione, allora, con occhio lungimirante, come sempre, e con passione di devoto figlio della sua terra, fu Bartolomeo Asquasciati.

« Il Banchiere stavolta, del resto, come tutte le altre volte, la vinse sull'avvocato. Vinse cioè la « causa » per Sanremo. Largì...al Ferret il milione e le duecentomila lire, che occorrevano per attrezzare il Casinò. (Un milione e duecento mila lire, dell'anno 1896, ci permettiamo di soggiungere tra le righe già tanto eloquenti del Brizio).
Se il Casinò esiste, sia come superamento allo sciocco ostracismo politico all'amministrazione socialista che era fautrice di un Casinò in Sanremo sia come sostanziale fondamento economico che per tutti i suoi successivi sviluppi, e se oggi il Casinò esiste, come una sentita necessità, del comune e della. popolazione, sappiamo a chi renderne grazie. (A.N.Brizio. Estratti dal «Pays du Soleil ». Storia di Sanremo, ai n. 53 - 4°, e 53 - 10°) ».


L’Acquedotto Civico

Nonostante la miopia di molti suoi conterranei, che (per misoneismo, o per modeste e poco igieniche concezioni di vita, o per sterili privati interessi (come ad esempio la difesa dallo sradicamento di qualche pianta di limone o poniamo pure di olivo lungo l'itinerario dell'opera, o per selvaggio ed antisociale concetto del diritto di proprietà nei riguardi delle maestranze operaie adibite ai temporanei pubblici lavori nelle loro terre) non vedevano la civile necessità della costruzione di un acquedotto tale da dotare la città e l'agricoltura di acque abbondanti, l'Asquasciati, tutte queste resistenze debellando, patrocinò ed attuò (non proponeva programmi che per attuarli) l'opera ancora oggi grandiosa e sufficiente ai bisogni, dell'Acquedotto Municipale.
Prima di allora, in città, l'acqua si andava a prendere alla fontana con il secchio, e queste fontane del benemerito Siro Andrea Carli erano, in ogni modo insufficienti alla cresciuta popolazione. Nelle campagne poi, se in qualche terra si poteva. avere un pozzo, l'orto o il campo di quel proprietario era invidiato e sospirato dai vicini come addirittura una Terra Promessa. « L'Asquasciati con l'acquedotto d'Argallo, costruito dall'Ing. Giovanni Marsaglia, dotò Sanremo di una irrigazione sana e abbondante. (A.N.Brizio. «Au Pays du Soleil ». Storia di Sanremo. 54° - 4 »).

Inutile dire che, solo da allora, si iniziò la coltura dei fiori che tanta irrigazione richiede, ed è pure superfluo enumerare i vantaggi immensi che dall'Acquedotto ne ebbe l'igiene cittadina e l'agricoltura in genere, a prescindere dalla particolare coltivazione dei fiori.

Le Opere Pubbliche Asquasciati

L'elencazione delle opere pubbliche dell'Asquasciati, come si è già detto, occupano da sole quattro intere pagine della «Sanremo Rinnovellata » dell'Astraldi.

Rimandiamo il lettore a quella documentazione; basti qui citarne alcune:
· Acquedotto Civico

Corsi e strade al Centro:
· Corso Trento e Trieste (Passeggiata a Mare)
· Corso Umberto
· Via Roma
· Via Ruffini
· Via XX Settembre
· Via Volta (Via Francia)
· Via Giorgio Pallavicino
Strade di Circonvallazione, allacciamento, ecc...:
Berigo: Corso degli Inglesi, e tutte le strade del Berigo (esclusa la via Roverizio). Due strade inoltre aprì di sua privata iniziativa in questa zona (le due «Strade Private Asquasciati » : la prima, quella dietro al Casinò, sopraelevata, che va dalla Casa Montepignol alla Villa Armida; la seconda, che, dalla prima, passando lungo l'Albergo Savoia, si inerpica fino all'alto Berigo, uscendo quasi di fronte all'Albergo Belvedere. Queste due strade private lasciò in uso alla popolazione.
· Solaro. Tutte le strade del Solaro.
· Strada alla Madonna della Costa.
· Strada alla Madonna della Guardia.
· Strada di Peirogallo,
· Strada a Borgo Pescio,
· Strada a Verezzo.
· Strada attraverso Poggio.
· Sistemazione generale della strada a Coldirodi.

Rettifiche e ampliamenti strade e piazze:
· Corso Cavallotti.
· Via Palazzo.
· Via Principe Amedeo.
· Piazza Mercato.
· Piazza Municipio.
· Ampliamenti e migliore sistemazione del Cimitero.

Città vecchia:
· Cisternone di Piazza Castello.
· Condotta d'acqua delle fontane Capitolo e Palma.
· Quattro pubblici lavatoi.
· Sistemazione di una Casa di Ricovero per i poveri.
· Sistemazione, in confronto alle precedenti Amministrazioni, della Città Vecchia con Lastricamenti, aperture di passaggi, ecc.
Dopo l'Asquasciati ben poco, o nulla, si è fatto per questo denso agglomerato urbano nel quale vivono tanti sanremesi.

Pubblica Istruzione
· Miglioramenti delle sedi delle Scuole Comunali allora ancora rionali.
· Sisitemazione del Palazzo delle Piazze Mercato e Cassini a sede dell' Istruzione Pubblica (Liceo Ginnasio, Istituto Tecnico).
· Istituzione di un Istituto Tecnico Comunale.
· Istituzione di una scuola di canto, che funzionò qualche tempo sotto la direzione del M.o Abele Gessi, e che doveva costituire il primo passo per la fondazione di un Conservatorio di Musica che l'Asquasciati vagheggiava nonostante le opposizioni che ne ebbe.

Amante delle lettere e della libertà

Uomo di ricca e vivace cultura e che aveva largamente viaggiato, conoscitore espertissimo delle lingue straniere, aveva un concetto della cultura vasto e vario.
Amante, personalmente e istintivamente, delle lettere e delle arti, specie della poesia e della musica, fu appassionato altrettanto del Diritto e specie di quello Commerciale nostro, (comparato a quello dei paesi stranieri, nel quale ultimo campo, che era stato uno dei maggiori studi di Camillo Cavour, fu in allora uno degli italiani più aggiornati. Fu così legato da vivissima amicizia con letterati, con uomini politici, con giuristi. Si fanno i nomi di Pio Pecchiai, Matilde Serao, Anton Giulio Barili, Sofia Bisi Albini, Grazia Pierantoni Mancini, Giovanni Ruffini, Cesare Correnti, dei giureconsulto Augusto Pierantoni, marito della poetessa Grazia Mancini genero e discepolo del grande Pasquale Stanislao Mancini fondatore della moderna scuola italiana di Diritto Internazionale. Pietro Bonfante, altro celebre giureconsulto fondatore di una scuola italiana nell'interpretazione della Storia del Diritto Romano e nelle istituzioni di Diritto Romano, era per via femminile nipote dell'Asquasciati. E lo ricordarono alcuni i questi suoi contemporanei, così noti nella vita italiana, con tratti magistrali nelle loro memorie, perché Bartolomeo Asquasciati parve, anche a loro, una personalità veramente completa ed eccezionale.

Nel cerchio cittadino, poi, nonostante l'antica e potente casata ed il censo, Bartolomeo, questo lavoratore ben preparato, audace, e genialmente e fisicamente instancabile, fu amico degli allora sorgenti ingegni delle nuove generazioni. Così di un Augusto Mombello e di un Orazio Raimondo, e delle idee nuove che rappresentavano. Ne comprese anche le idee.
Era pertanto, l'Asquasciati, aperto per i tempi suoi, a concezioni politiche e sociali così largamente democratiche (come fu pure, d'altra parte, nella sua vita privata) che, volendo usare un vocabolo moderno, le potremmo dire progressive, E, se mai, si diede alla politica italiana militante (non si presentò a collegi elettorali politici), spiritualmente, il suo personale pensiero, civile e morale ed umanitario, lo può far collocare in un quid medium tra il Partito Repubblicano Storico ed il Partito Socialista Italiano. Quest'ultimo partito, allora nascente, e la nostra Sanremo ne era all'avanguardia (si ricordino i successi elettorali che si avranno poi con Orazio Raimondo), lo considerò come un amico, e talora addirittura come un vero alleato. Ciò, specie nei momenti decisivi per gli orientamenti più opportuni nella cosa pubblica. E, ciò, anche quando l'Asquasciati non era più sindaco.
Si ricordi, in proposito, la sua fermissima presa di posizione, che fu così efficace, sia per autorità personale che per diretto e tangibile suo intervento economico, allorchè egli sostenne tutti i sensi fino all'ultimo, il programma già suo dal 1885 ( vedi Astraldi, pag.144) e ripreso dall'amico suo Mombello per l'erezione di un Casino Municipale in Sanremo, e come detto programma poté grazie all'Asquasciati giungere, dopo molte e lunghe fatiche, al fatto compiuto, con pieno successo e con pubblico rafforzamento dell'Amministrazione Socialista, retta da Augusto Mombello.


Il più alato discorso di Orazio Raimondo


« Il 27 gennaio del 1908, il concittadino illustre chiudeva la sua giornata terrena. Orazio Raimondo pronunziava allora il più concettoso, il più alato discorso che di lui si ricordi. Crediamo che l'accorata paroladel grande oratore e uomo politico sanremese non potè meglio volgersi a compito più sincero, e, cioè, rendendo omaggio al merito riconosciuto, nella sua Sanremo e in Italia; di un uomo veramente nobile che palpitò fino all'estremo respiro del più intenso amore per il suo paese, e alla passione di una vita consacrata alla comunità, nel deliberato proposito di beneficare e di erudire.
Così Bartolomeo Asquasciati passò nel novero dei beatificati dal ricordo imperituro (A. 'N. Brizio.« Au Pays du Soleil » Storia di Sanremo,
53°-8) »

(Testo liberamente tratto da "Storia di Sanremo I Grandi Sindaci dell'Ottocento" a cura del Comitato Arti e Tradizioni e appunti di Andrea Gandolfo)