Avvocato e consigliere comunale

Avvocato Natale De FrancisiNel panorama della storia forense matuziana del secondo dopoguerra occupa un posto di assoluto rilievo l’avvocato Natale De Francisi, figura di notevole spessore nel campo del diritto penale, protagonista di molti tra i principali processi che hanno interessato, tra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso, il Ponente ligure e lui stesso esponente di primo piano della politica locale come consigliere comunale di Sanremo e come membro della Commissione amministrativa del Casinò municipale.

Nato a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, il 14 maggio 1941, si trasferì con tutta la famiglia in Riviera e, conseguita la laurea in Giurisprudenza, ottenne l’abilitazione all’esercizio della professione forense aprendo uno studio legale a Sanremo.

Contemporaneamente all’attività professionale, decideva di entrare in politica, candidandosi al Consiglio comunale di Sanremo nelle liste del Partito liberale italiano.
De Francisi venne quindi eletto nelle consultazioni amministrative del giugno 1970 e maggio 1975.

Nominato membro della Commissione amministrativa che gestiva la casa da gioco sanremese, il 25 marzo 1975 si dimetteva dall’incarico, con la conseguenza che tutte le delibere assunte da quando furono rese note le sue dimissioni dalla Commissione amministrativa, avrebbero potuto essere impugnate da qualsiasi cittadino, e dichiarate nulle.
La soluzione del problema venne rinviata a dopo le elezioni comunali.

Il 15 giugno 1978 De Francisi si dimise anche dalla carica di consigliere comunale. Al suo posto subentrò Alessandro Remotti, secondo dei non eletti. Nel dare la notizia, l’avvocato sanremese dichiarò che le dimissioni erano dovute a impegni di lavoro che non gli permettevano di seguire con la dovuta attenzione il proprio compito amministrativo. Per il momento mantenne tuttavia la carica di membro della Commissione amministrativa del Casinò municipale.

Nel marzo del 1984 De Francisi si rivolse al Tribunale di Sanremo per chiedere ai giudici la condanna del Comune al versamento della parcella da 270 milioni di lire, che gli era dovuta per aver steso il capitolato della gara d’appalto del Casinò, insieme a un altro avvocato e a un commercialista locale. La parcella rappresentava l’1,5% del valore complessivo del contratto d’appalto (18 miliardi), con i relativi interessi.

Nel maggio 1989 De Francisi fu eletto per la terza volta consigliere comunale di Sanremo, sempre nelle liste del Partito liberale. Il 24 giugno la Corte di Cassazione stabiliva però che il legale sanremese non avrebbe potuto ricoprire la carica di consigliere, per via della mancata chiusura della vicenda giudiziaria che lo opponeva al Comune in merito alla gara d’appalto della casa da gioco matuziana.

Nel giugno 1992 De Francisi ottenne la scarcerazione di un noto esponente di un clan camorristico, da lui difeso insieme a un legale napoletano. Il pericoloso camorrista era stato raggiunto, nel 1991, dall’accusa di aver partecipato alla presunta scalata della camorra al casinò di Mentone. Un’imputazione che si era poi sgonfiata fino all’ipotesi di un reato d’estorsione.

Nell’autunno del 1992 l’avvocato sostenne la difesa di un giovane, che il 22 marzo dello stesso anno, forse con la complicità della fidanzata, aveva ucciso la madre di quest’ultima nella loro abitazione di Arma di Taggia. Nella sua attività difensiva, il legale di Sanremo seguì la linea dell’innocenza assoluta della ragazza, che non avrebbe partecipato in alcun modo all’uccisione della madre, mentre, per quanto riguarda il presunto omicida, De Francisi fece preparare una perizia psichiatrica, che attestò la seminfermità mentale del giovane, anche per scongiurare il rischio di una sua eventuale condanna all’ergastolo.

Nell’ottobre del 1992 difese in secondo grado, presso la Corte d’Appello di Genova, un maresciallo della Guardia di Finanza, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, rivelazione di segreti d’ufficio e minacce, che, in primo grado, nel 1988, era stato assolto dal Tribunale di Imperia.

Nel gennaio 1995 assunse la difesa, insieme a un suo collega della città dei fiori, dell’ex comandante degli agenti di custodia del carcere di Sanremo, imputato di abuso di ufficio, in quanto avrebbe incaricato alcuni agenti di effettuare una serie di lavori nell’alloggio di un’amica durante le ore di servizio.

Il 6 febbraio 1995 due giovani coinvolti in un traffico di droga con la provincia di Vicenza e difesi dall’avvocato De Francisi, furono condannati con il rito abbreviato dal Tribunale di Sanremo a due anni e otto mesi e a un anno e nove mesi, mentre la moglie di uno dei due giovani, difesa sempre da De Francisi, sarebbe stata assolta per non aver commesso il fatto.

Nel marzo 1995 difese l’ex sindaco di Bordighera, che fu ascoltato in procura, a Sanremo, il 29 marzo, in merito alla vicenda, circa la delibera della giunta comunale bordigotta che il 4 aprile 1991 aveva approvato la concessione (della durata di 99 anni) dell’area della rotonda di Bordighera e il progetto relativo alla costruzione di un albergo nella città delle palme.

Il 30 settembre 1995 l’avvocato De Francisi ottenne la piena assoluzione di un ex primario di ginecologia dell’ospedale di Albenga, accusato di praticare interessi troppo alti ai suoi clienti tramite la propria società finanziaria. La sentenza venne emessa dalla pretura di Albenga.

Nel giugno del 1996 partecipò al cosiddetto processo “chemin” per i furti ai tavoli verdi alla casa da gioco, presso il Tribunale di Sanremo. In particolare sostenne l’innocenza del suo assistito, un croupier accusato di malversazioni, dichiarando come, a suo carico, ci fosse un solo episodio, senza filmati, basato su un‘”impressione” di un poliziotto in servizio al Casinò.

Ai primi di novembre del 1996 assunse il patrocinio di un giovane di Bardineto, il quale, in complicità con un coetaneo, era accusato di aver ucciso a sprangate, il 29 ottobre precedente, in un’abitazione di Santo Stefano al Mare, una signora anziana, massacrata con la punta in ferro di un martello pneumatico al solo scopo di sottrarle un orologio e una catenina d’oro, poi rivenduti per trecentomila lire il mattino dopo.

Nel marzo 1997 inviò una lettera alla Procura della Repubblica di Sanremo, al sindaco di Ospedaletti e al Comune di Sanremo, in cui sostenne che le antenne televisive sistemate lungo la rotabile Capo Nero, che da Ospedaletti porta a Coldirodi, non solo avrebbero emesso onde nocive radiomagnetiche superiori al limite consentito, ma sarebbero state da considerare veri e propri abusi di natura edilizia non condonabili. Secondo il legale sanremese, le antenne erano state sistemate senza alcuna concessione edilizia in una zona che per di più risultava essere vincolata dal punto di vista paesaggistico e ambientale. L’iniziativa di De Francisi seguiva la presa di posizione contro le antenne da parte della circoscrizione di Coldirodi.

Nella primavera del 1998 partecipò al processo, svoltosi presso il Tribunale di Imperia, per tutelare le “vittime” dell’Aurelia bis finite tra le tombe del cimitero di Valle Armea. L’avvocato De Francisi concluse la sua arringa chiedendo un risarcimento danni di 50 milioni ciascuno nei confronti di tre degli otto imputati. Si trattava di un risarcimento di carattere soprattutto morale per i titolari delle edicole funerarie, che erano stati colpiti dalla vicenda dal punto di vista affettivo.

Il 22 gennaio 1999 De Francisi presentò una memoria al sostituto procuratore della Repubblica di Sanremo in difesa del sindaco della città dei fiori, raggiunto da un avviso di garanzia per omicidio colposo e inondazione colposa a seguito dell’alluvione che aveva investito Sanremo il 30 settembre 1998 e nel corso della quale era deceduta, tra l’altro, un’agente immobiliare per la piena del Rio Rubino. Nel documento il legale matuziano tracciava le principali linee della sua difesa, chiedendo al tempo stesso l’archiviazione del procedimento penale. I punti salienti riguardavano l’evento eccezionale delle precipitazioni, le presunte responsabilità del sindaco a fronte di una precisa delega del coordinamento della Protezione Civile e l’applicazione della Legge Bassanini, che dava ampio mandato ai funzionari in materia di autorizzazioni e concessioni edilizie, oltre che di prevenzione e repressione dell’abusivismo.

Tra gli altri processi celebri a cui prese parte l’avvocato De Francisi si ricordano, negli anni Novanta, quello per lo scandalo all’ex Sirt di Bordighera, che vide coinvolto il sindaco della città delle palme, e quelli contro personaggi della mala implicati in alcune indagini della Dia.

Dopo aver lottato per tre mesi contro un male incurabile, l’avvocato Natale De Francisi si spense, a soli 58 anni, la mattina del 16 settembre 1999, all’ospedale civile di Sanremo.

Un giornale locale avrebbe riassunto la sua figura, il giorno dopo la scomparsa, in questi termini: « Natale De Francisi lascia un vuoto enorme, di affetti, professionale, nelle forti e intense amicizie coltivate in una vita vissuta in prima linea. Un esempio di correttezza con i clienti, i magistrati, la polizia giudiziaria, i colleghi. Un sorriso intenso, il suo, capace di mille parole, associato all’acume di un’intelligenza che erano e rimangono fuori dal comune ».

Su un altro quotidiano locale apparve invece il seguente commento: « Personalità brillante e comunicativa, dall’intelligenza viva e dalla battuta pronta, Natale De Francisi aveva acquisito un ruolo di primo piano nell’avvocatura: rappresentava un po’ il ponte ideale e professionale tra la ‘vecchia guardia’ e le nuove leve. Innumerevoli le difese – spesso vincenti – condotte in processi di primo piano, sia sul fronte della criminalità organizzata che su quello dell’amministrazione pubblica: sempre con senso della misura e stile, a tutto vantaggio della stessa immagine dei suoi clienti, anche nei rapporti con i mezzi di comunicazione. Per queste doti professionali, e per la sua simpatia, era stato capace di instaurare rapporti amichevoli e di stima reciproca con magistrati e colleghi ».

De Francisi si era sposato due volte e aveva avuto un figlio dalla prima moglie, che ha seguito le orme paterne.
Era un socio benefattore del Lions Club di Sanremo ed era stato maestro venerabile della Loggia Crémieux, affiliata al Grande Oriente d’Italia.

La mattina del 17 settembre 1999 si sono tenuti i suoi funerali nella chiesa del cimitero di Valle Armea, ai quali hanno partecipato migliaia di persone, tra le quali amici, colleghi, giudici, agenti di polizia giudiziaria e massoni di tutte le logge, uniti nel dolore per la scomparsa di uno dei più grandi protagonisti del Foro di Sanremo.
Dopo la cerimonia religiosa, la salma dell’avvocato De Francisi è stata tumulata nella tomba di famiglia del cimitero matuziano.

(fonte: tratto dal testo di Andrea Gandolfo)

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