Avvocato e consigliere comunale

Avvocato Roberto MoroniTra i grandi protagonisti della storia forense del Ponente ligure nella seconda metà del Novecento occupa sicuramente una posizione di assoluto rilievo l’avvocato Roberto Moroni, che avrebbe partecipato ad alcuni dei principali processi susseguitisi in provincia di Imperia dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta.
L’avvocato Moroni prese parte attivamente anche alla vita politica di Sanremo come consigliere comunale della città dei fiori.

Nato a Roma il 3 novembre 1927, Roberto Moroni si iscrisse alla facoltà di legge dell’Università di Genova, dove conseguì la laurea in Giurisprudenza il 31 luglio 1953. Dopo aver superato l’esame di abilitazione alla professione forense, iniziò a svolgere l’attività di avvocato nella città di Sanremo, dedicandosi soprattutto al settore penale.

Uno dei primi processi di cui si occupò fu quello relativo a un delitto passionale avvenuto la notte del 3 aprile 1964.

Nell’aprile del 1965, davanti alla Corte di Assise di Sanremo, l’avvocato Moroni, che difendeva la presunta responsabile dell’assassinio, una giovane algerina, insieme al’avvocato Raimondo Ricci di Genova, sostenne l’innocenza della sua assistita in quanto questa avrebbe agito per salvare la propria vita minacciata dal suo amante.
Nel giugno dello stesso anno assunse la difesa di una mondana nel processo davanti alla Corte di Assise di Sanremo contro un pregiudicato per l’omicidio di un benzinaio. L’avvocato Moroni chiese alla Corte che l’imputato fosse ritenuto responsabile del duplice reato di rapina e di tentato omicidio nei confronti della sua cliente, mentre il pubblico ministero Sanzo ne propose la condanna a trent’anni di reclusione.

Nel 1971 Moroni, insieme agli avvocati Franco Moreno e Gabriele Boscetto, difese un industriale floricolo della valle Argentina, che il 19 gennaio 1971 venne condannato dal Tribunale di Sanremo, presieduto dal giudice Aroldo Romanelli, a cinque anni e mezzo per truffa aggravata e falso continuato, mentre fu assolto per il reato di bancarotta fraudolenta per insufficienza di prove.

Nel 1972 l’avvocato Moroni assunse la difesa di un croupier sanremese accusato, insieme a un suo collega, di aver sottratto illecitamente numerose fiche dai tavoli verdi del Casinò di Sanremo. Nel novembre 1979 la Corte di Appello di Genova concesse infine l’amnistia al croupier, che era già stato assolto dal Tribunale di Sanremo per insufficienza di prove.
L’altro imputato aveva invece rinunciato all’appello.

Nell’autunno del 1974 Moroni assunse la difesa, insieme ad alcuni tra i più prestigiosi legali matuziani, tra cui Lorenzo Acquarone, Silvio Dian e Franco Moreno, di un gruppo di professionisti ed ex amministratori locali posti sotto accusa per un grave scandalo edilizio che aveva coinvolto la città dei fiori. L’8 dicembre 1974 il Tribunale di Sanremo, presieduto dal giudice Ugo Genesio, dispose l’assoluzione di tutti gli imputati per i reati loro ascritti, che andavano dall’interesse privato in atti d’ufficio alla falsità ideologica e alla falsità materiale in atti d’ufficio. Moroni aveva sostenuto, fra l’altro, che l’accusa si era giovata del sentimento di quanti vedevano Sanremo “disastrata” dalla speculazione edilizia.

Nell’aprile del 1978 l’avvocato Moroni fece parte del collegio difensivo, unitamente agli avvocati Gabriele Boscetto, Aldo Ferraro, Piero Quaregna e Piero Scarpa, di due rapinatori accusati di un furto a una gioielleria di via Matteotti a Sanremo, avvenuto nell’ottobre 1976 e che aveva fruttato un bottino di cento milioni.

Nel 1981 partecipò al famoso processo del Solaro contro i 119 croupier del Casinò accusati di furti ai tavoli verdi della casa da gioco matuziana, che si sarebbe concluso il 28 maggio 1982 con 112 condanne per 334 anni e tre mesi di reclusione e 63 milioni e mezzo di multa.

Nell’autunno del 1983 Moroni difese un editore milanese davanti al Tribunale di Sanremo, imputato di tentata esportazione illegale di opere d’arte in Svizzera e tentata costituzione di capitale all’estero. Alla fine del processo l’editore, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto sei anni di reclusione, dodici miliardi di multa e un miliardo e duecento milioni di sanzione amministrativa, venne assolto.

Nell’ottobre 1984 difese tre ragazzi della Sanremo-bene accusati di spaccio di sostanze stupefacenti in base alla confessione di una loro coetanea.

Nel maggio 1986 intervenne nel processo per la bancarotta fraudolenta da un miliardo della fallita “Cea” di Imperia, che aveva gestito fino al 1980 il supermercato alimentare di via Tommaso Schiva, assumendo la difesa di uno degli imputati.
L’anno successivo ottenne la scarcerazione di un ginecologo di Imperia, imputato di violenza carnale e calunnia in danno di una sua paziente, del quale aveva assunto la difesa insieme all’avvocato Gianni Agnese.

Nel 1988 difese due pregiudicati calabresi, che il 27 ottobre 1988 furono condannati a pesanti pene detentive dal Tribunale di Sanremo, presieduto dal giudice Ugo Genesio. In tale occasione, peraltro, l’avvocato Moroni aveva presentato appello per i suoi assistiti.

Nell’autunno del 1989 Moroni difese un noto medico di Taggia, primario chirurgico presso l’ospedale di Sanremo, accusato di aver dimenticato una garza nel corpo di un paziente, poi deceduto al termine di un delicato intervento chirurgico. Nel corso della sua arringa davanti al Tribunale di Imperia, Moroni sostenne l’innocenza del suo assistito, tanto per quanto concerneva la dimenticanza del frammento di garza al termine dell’operazione, quanto per non aver adeguatamente esaminato la lastra che denotava la presenza del corpo estraneo in un periodo successivo, quando il paziente sarebbe stato colpito dai primi malesseri. Al termine della camera di consiglio, la corte, presieduta dal giudice Aroldo Romanelli, avrebbe tuttavia condannato il primario a sei mesi di reclusione col doppio beneficio della condizionale e della non iscrizione al casellario giudiziale.

Il 23 maggio 1990 Moroni intervenne per quattro ore davanti al Tribunale di Milano, come avvocato di parte civile per il Comune di Sanremo, nell’ambito del processo per lo scandalo del Casinò del 1983. Nel corso del suo lungo intervento, il legale matuziano tracciò le varie tappe dello scandalo che, nel novembre 1983, aveva portato in carcere il sindaco e diversi assessori, provocando la chiusura provvisoria del Casinò. Riassunse quindi la storia della casa da gioco partendo dalla gestione di Pier Busseti e passando per quella di Luigi Bertolini. Ricordò il fallimento della società Ata, che aveva dato il via al primo processo legato al Casinò, lo scandalo dei “Libri neri” di Bertolini, che aveva decretato la fine del sindaco Francesco Viale, fino al processo ai croupier arrestati nel 1981 per le vincite truccate. Moroni chiese una condanna esemplare per tutti gli imputati, oltre al risarcimento dei danni al Comune di Sanremo. Moroni intervenne ancora a Milano, il 21 ottobre 1992, al processo d’appello per lo scandalo del 1983, dichiarando che nella città dei fiori si era verificata, con un anticipo di dieci anni, la prima "tangentopoli" d’Italia. Dopo aver parlato per un’ora, consegnò alla Corte di Appello una memoria in cui era ricostruita minuziosamente tutta la vicenda che aveva portato in carcere sindaco, assessori e consiglieri comunali nell’autunno del 1983.

Nell’estate del 1992 riuscì a far scagionare dall’accusa di associazione a delinquere un cinquantenne sanremese, che era finito a San Vittore insieme a due suoi concittadini per aver prelevato illecitamente un miliardo di lire da una banca di Fossano.

Nel 1993 l’avvocato difese l’ex responsabile del settore spettacoli del Casinò di Sanremo, nel processo contro i politici sanremesi accusati di aver appoggiato la candidatura di Adriano Aragozzini alla guida dell’organizzazione del Festival di Sanremo del 1989. Al termine del processo davanti al Tribunale di Sanremo, il 21 maggio 1993, l’imputato difeso dall’avvocato Moroni venne condannato alla pena di due anni, peraltro interamente condonati, oltre ad essere interdetto dai pubblici uffici e privato della capacità di trattare con la pubblica amministrazione per cinque anni. Tra gli imputati politici furono invece assolti l’ex sindaco Leone Pippione e gli ex assessori Guido Goya e Agostino Carnevale, mentre Adriano Aragozzini fu condannato alla pena di quattro anni e l’ex assessore Giuseppe Fassola a tre anni e otto mesi.

Nel 1994 Moroni, insieme all’avvocato Angelo Roggero, futuro presidente dell’Ordine degli Avvocati di Sanremo, assunse la difesa di un ex assessore al Patrimonio del Comune di Sanremo, sotto processo con l’accusa di aver “pilotato” l’appalto per la pulizia dei cimiteri, favorendo la ditta vincitrice. Nella sua arringa puntò in particolare sulla qualità del servizio svolto dalla ditta appaltatrice, sulla congruità del prezzo concordato (160 milioni all’anno), che non avrebbe causato danni al Comune, tutelato dall’avvocato Grigoletto, e sul fatto che l’assessore non si sarebbe mai accorto della somiglianza delle tre offerte alla base dell’appalto. Il Tribunale, presieduto dal giudice Aldo Bochicchio, fu tuttavia di diverso avviso, e, il 28 aprile 1994, dopo tre ore di camera di consiglio, condannò l’ex assessore a un anno e due mesi di reclusione, con la condizionale e la concessione delle attenuanti generiche, per abuso d’ufficio e falso ideologico. Moroni e Roggero annunciarono subito che avrebbero fatto appello.

Sempre nel 1994 Moroni difese con successo, insieme all’avvocato Erminio Annoni, un giovane accusato dell’omicidio di un’anziana antiquaria genovese. Condannato a 26 anni in primo grado, grazie all’abile difesa di Moroni, il ragazzo venne poi assolto in appello e quindi definitivamente scagionato in Cassazione.

L’avvocato Moroni svolse anche per diverse legislature la carica di consigliere comunale, a Sanremo, per il Movimento sociale italiano e ricoprì l’incarico di segretario cittadino del Partito liberale italiano.
Nel 1975, in occasione della caduta della Giunta Parise, accusò i vertici della Democrazia cristiana sanremese di aver voluto “bruciare” il sindaco uscente.

Il 21 giugno 1986 costituì ed entrò a far parte del consiglio direttivo della Camera penale di Sanremo, insieme agli avvocati Erino Lombardi, Franco Moreno, Evelina Cristel, Giuliano Giuliani e Gabriele Boscetto.

Dopo un cinquantennio di onorata carriera forense, oggi degnamente rappresentata dal figlio Alessandro, l’avvocato Roberto Moroni si è spento, all’età di ottant’anni, presso la sua abitazione di via Padre Semeria, a Sanremo, il 27 dicembre 2007.
Due giorni dopo si sono svolti i suoi funerali nella chiesa di San Rocco.

Per celebrare la sua figura di grande avvocato del Foro di Sanremo, il 14 gennaio 2015, con decisione unanime, i penalisti dell’Ordine degli Avvocati di Imperia hanno deliberato di intitolargli la neo costituita Camera Penale Imperia-Sanremo, aderente all’Unione Camere Penali Italiane.

(fonte: tratto dal testo di Andrea Gandolfo)