L'antico Oratorio sopravvissuto al passare del tempo
L’oratorio, situato nel quartiere della Pigna in via Capitolo all’interno di un tessuto urbanistico tuttora particolarmente complesso nonostante una serie di demolizioni di alcuni edifici avvenute nei dintorni, risulta inserito in un contesto abitativo caratterizzato dalla presenza di una struttura conventuale dotata forse anche di un chiostro, i cui possibili resti sono ancora visibili sul fianco sinistro della chiesa.
La fondazione dell’edificio sacro è probabilmente collegata con l’arrivo a Sanremo di una comunità delle suore di Santa Brigida, dette Brigidine, appartenenti alla Regola di san Francesco, le quali, come risulta da un documento del 1596, erano insediate da tempo in un monastero ubicato sotto la Costa.
La particolare devozione per la santa svedese affonda però le sue radici nel periodo tardomedievale, essendo diffusa pure in varie altre località del Ponente come Cervo, e profondamente legata all’associazionismo confraternale femminile.
Si sa tuttavia con certezza che le monache lasciarono la nostra città subito dopo la fine del Concilio di Trento nel 1563, per trasferirsi a Porto Maurizio, mentre il loro convento sanremese rimase di fatto disabitato e completamente fatiscente fino ai primi anni del Seicento, quando la chiesa fu trasformata in oratorio su iniziativa dell’omonima Confraternita, una delle più antiche di Sanremo, che risultava già attiva nel 1607.
Nei primi anni del XVII secolo furono eseguiti alcuni lavori all’interno dell’oratorio, il quale, grazie all’intensa attività dei confratelli, era diventato il centro spirituale della popolazione della Pigna, tanto che, verso la metà del secolo, vi fu ammessa la predicazione della Quaresima per la popolazione della parte alta della città.
Terminati nel 1667 i lunghi lavori di restauro, il 30 aprile di quell’anno il vescovo di Albenga Pier Francesco Costa, convinto, nel corso di una visita pastorale a Sanremo, della necessità di istituire una succursale della parrocchia di San Siro, concesse al cappellano dell’oratorio di Santa Brigida la facoltà di conservare il Santissimo Sacramento.
Il 5 gennaio 1633 il capitano Stefano Moreno, avendo intenzione di fondare una cappellania sull’altare maggiore dell’oratorio, assegnò in dote ai membri della Confraternita di Santa Brigida tre locali e un orto situati a Pian di Nave, per il reddito complessivo di duecento scudi genovesi.
Nell’agosto del 1678 il tetto dell’oratorio fu gravemente danneggiato da una bomba lanciata durante il massiccio cannoneggiamento cui venne sottoposta in quel frangente la città da parte di un reparto della flotta francese.
Molti sanremesi ricordano che il canonico Agostino De Marchi, soprannominato "Pré Cagastèchi" fosse stato per lunghi anni rettore della chiesetta dedicata alla santa Svedese.
Nella fase finale dell’ultimo conflitto mondiale la zona circostante l’edificio sacro venne pesantemente bombardata da una squadriglia di cacciabombardieri alleati, che provocarono diciotto vittime e numerosi feriti.
Per ricordare questo triste episodio bellico, avvenuto il 13 febbraio 1945, nel dopoguerra venne apposta una lapide con i nomi delle vittime sulla facciata dell’oratorio.
Quest’ultima, dall’aspetto assai semplice e lasciata in pietra a vista benché fosse originariamente intonacata, presenta un’ampia finestra semicircolare, mentre l’interno è a navata unica rettangolare priva di decorazioni, nella quale sono collocati il vecchio altare maggiore e un dipinto raffigurante la santa titolare di epoca barocca.
I danni provocati dal bombardamento creò uno sconvolgimento della zona, cancellando le case e le strade intorno.
La sistemazione successiva, cercando anche di cancellare le ferite urbanistiche, di fronte all'Oratorio fu creata una piazzetta nominata erroneamente di Sant Brigida, sulla quale si svolgono da tempo eventi musicali e artistici.
Nel 2009 furono iniziati i lavori per un restauro dell'Oratorio sia esterno che interno. La facciata che fino all'inizio della guerra era coperta d'intonaco, nel dopoguerra, forse per i danni subiti rimase con pietre a vista.
Il restauro la portò all'aspetto originale. Oggi, come la piazzetta di fronte, la struttura è destinata ad essere un centro culturale per mostre e manifestazioni.
(fonte testo: Andrea Gandolfo e altri Autori; fonti immagini: nostro archivio)