Anticamente chiamata la Chiesa del Convento

La Storia della chiesa

La chiesa vista di sghemboL’ubicazione dell’edificio sacro risulta inserita in una zona della città contraddistinta da un gruppo di case di epoca ottocentesca, nel settore a monte di piazza Colombo, e da diversi edifici costruiti nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, i cui massicci bombardamenti avevano tra l’altro demolito il quasi antistante convento delle Salesiane.
Il nuovo Palafiori a fianco della chiesa.Risalta in particolare l’acceso contrasto tra la sovrabbondante facciata della chiesa e l’attigua moderna struttura, leggermente arretrata, già sede del Mercato dei fiori e del mercato ortofrutticolo all’ingrosso, attualmente destinata in parte a parcheggio e in parte a sede del Palafiori.

La chiesa, i nostri vecchi l'hanno hanno sempre chiamata "a Geixa du Cuventu" perché era unita al convento dei Minori Osservanti della Regola di San Francesco, è ancor oggi definita la "Parrocchia dei signori"
Furono infatti proprio i Frati Minori Osservanti che fecero la prima comparsa a Sanremo, intorno al 1464, ponendo mano, generosamente sostenuti da meritevoli ricchi cittadini, a fabbricarvi un capace Chiostro, con un cortile nel mezzo dotato di un pozzo e un porticato sorretto e ingentilito da snelle colonne (V.G. Grossi - Osservazioni alla Storia di Sanremo di Gerolamo), mentre quattro anni più tardi, nel 1468, iniziarono la costruzione di una chiesa ad unica navata in stile gotico, con due ali di capace grandezza e preceduta da un sagrato esposto verso mezzogiorno. Convento e Chiesa vennero dedicati in un primo tempo alla Madonna della Consolazione. (Dfr. op. cit.; Accinelli in Liguria Sacra e Vago Giardinello e succinto riepilogo delle ragioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga 1624, III-p. 532; Compend. descrpt. 78 G. Rossi. Storia Città di Sanremo, 1867, cap. I, pag. 36). I due eleganti edifici, intonati alla bellezza del paesaggio circostante in quell’epoca ancora poco urbanizzato e ricco di giardini e di limoneti, ebbero suggellata la loro promettente vita spirituale da una Bolla di Papa Sisto IV, Piis fidelium, del 23 febbraio 1473.
La chiesa vista dal SolettoneIl 30 aprile 1626 i Francescani Osservanti, passarono a malincuore la proprietà del convento ai Padri Riformati; avendo poi decretato il Capitolo provinciale francescano, nello stesso anno, che il convento, cambiato nome in monastero di Santa Maria degli Angeli avrebbe dovuto divenire sede di noviziato, iniziarono subito dopo dei lavori di ingrandimento della struttura, mentre anche la chiesa veniva sottoposta nel 1721 ad alcune trasformazioni con la costruzione delle due nuove cappelle di Sant’Antonio da Padova e San Nicola di Bari.
Nel 1752, su iniziativa degli stessi francescani e dietro autorizzazione del Consiglio comunale, la vecchia chiesa, ormai pericolante, venne abbattuta e al suo posto fu eretto un nuovo edificio, che conservò il titolo del precedente e che venne costruito anche grazie alla fattiva collaborazione della popolazione locale con la <sequella>, ossia il lavoro gratuito nei giorni festivi, e all’interessamento di alcuni generosi benefattori, tra i quali l’abate Agostino Borea e sua cognata Camilla Ricci Borea, che donarono cospicue somme di denaro per finanziare la costruzione della chiesa.
Soldati napoleoniciI padri riformati vissero nel convento limitrofo alla chiesa sino agli anni dell’occupazione della Liguria occidentale da parte delle truppe francesi, quando con l'avvento di Napoleone, vennero aboliti gli ordini religiosi e i loro beni confiscati e acquisiti dal Demanio. Nel 1778-79 la chiesa ed il vecchio convento dei francescani situato in c.so S. Lazzaro (oggi c.so Garibaldi) che era stato abbandonato dai religiosi, furono requisiti dalle truppe francesi ed austriache, che praticamente distrussero i locali dell'edificio a loro riservati.
Nel 1810, in seguito alla soppressione dell'ordine, i frati lasciavano il convento che venne confiscato e passato al Demanio. Siccome l'Ospedale civile, sito fino a quel momento in via Corradi, non era più considerata idoneo per le necessità della popolazione, l’8 agosto 1811, con decreto imperiale, firmato nel Palazzo di Rambouillet a Parigi, Napoleone dispose il trasferimento dell’Ospedale civile di Sanremo nel convento di Santa Maria degli Angeli, mentre l’attigua chiesa veniva riaperta al culto come cappella del nosocomio civico. La proprietà della struttura era passata alla Congregazione di Carità, inclusa la chiesa, che successivamente venne concessa in uso, con apposita convenzione, alla Diocesi di Ventimiglia e divenne di sua proprietà solo nel 1950.
Ex convento e Distretto MilitareQuesto edificio ebbe una parte molto importante nella storia di Sanremo, perché in effetti fu il primo vero Ospedale della città, voluto fortemente da Margotti , dopo quello del Piano, e grazie al decreto di Napoleone, fu chiamato anche Ospedale Napoleonico.
All’inizio, l'edificio che doveva ospitare l'ospedale era in condizioni quasi fatiscenti, retaggi della presenza della soldataglia, e furono necessari molti lavori per poterlo adibire al nuovo scopo che andarono avanti fin verso il 1880.
Nel periodo di attività, questo ospedale dovette fronteggiare epidemie di colera, vaiolo e vennero curate, con una strumentazione medica e i medicinali in uso a quei tempi oggi farebbero probabilmente inorridire, ma sicuramente i medici che operarono in quel periodo si adoperarono con abnegazione per ottenere i risultati migliori possibili.
Successivamente, nel 1885 l'ospedale trovò posto nell'edificio dell'Ordine Mauriziano oggi occupato dall'Istituto Don Orione, vicino alla Madonna della Costa.
La canonica dietro la chiesa vista dall'altoLa struttura di c.so Garibaldi divenne sede del Comando di Reggimento dei Bersaglieri e più tardi del Distretto Militare.
Il 18 marzo 1852 venne stipulata una convenzione tra il vescovo di VentimLa facciataiglia Lorenzo Biale e la commissione amministrativa dell’ospedale cittadino, ai cui sensi la chiesa di Santa Maria degli Angeli veniva eretta a succursale della parrocchia di San Siro.
Il 6 agosto dello stesso anno il vescovo Biale, dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione pontificia, conferì alla chiesa degli Angeli la dignità parrocchiale, riservando la celebrazione dei battesimi della città alla chiesa matrice di San Siro. Il 5 ottobre 1874 la chiesa venne ufficialmente consacrata e dedicata a Santa Maria degli Angeli e Sant’Antonio da Padova dal vescovo di Tarquinia e Civitavecchia Francesco Gandolfo alla presenza del parroco Giovanni Battista Rambaldi, mentre sei anni dopo veniva eretta, nell’attuale via Marsaglia, la nuova casa canonica in un edificio di quattro piani dotato di quattordici vani.
La parte supeiore della faccciataLa chiesa presenta una facciata rettilinea caratterizzata da una ricca decorazione a stucco di matrice tardobarocca. Le tre porte di accesso sono intervallate da coppie di lesene con ornati capitelli compositi, su cui poggia una trabeazione aggettante. Nella parte centrale del lato superiore, collegata a quella sottostante da stilizzate volute, si staglia una grande finestra dal profilo mistilineo abbellita con eleganti decorazioni. L’interno ampio e solenne conserva il tradizionale impianto a tre navate suddivise da pilastri con lesene e semicolonne, anche se risulta chiaramente riletto in chiave barocca. Lungo le pareti longitudinali sono poi ricavate le cappelle dei giuspatronati familiari.
All’interno del nuovo edificio in elegante stile barocco, poi terminato nel 1765, i Riformati curarono la realizzazione di un abbondante apparato decorativo e l’erezione delle cappelle, tra cui quella di San Francesco d’Assisi, eretta a spese del Terz’Ordine Francescano, e quella della Madonna del Carmine, sorta nel 1767 su iniziativa dell’avvocato Pietro Rambaldi).
Foto anteterremoto del 1887, si vede il cupolino del campanile.Dopo essere già stata danneggiata dal terremoto del 23 febbraio 1887 che causò gravi danni alle volte che vennero rifatte in legno e al campanile che subì la demolizione del cupolino che non venne più ricostruito, la chiesa fu gravemente lesionata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e in modo del tutto particolare da quello del 20 ottobre 1944, in seguito al quale il tetto dell’edificio rimase scoperchiato, i muri pericolanti e la facciata sinistrata ed il bassorilievo quattrocentesco in marmo della facciata raffigurante la Madonna col Bambino tra S.Romolo e S.Francesco, con notevoli danni anche in tutto l’interno, nella sacrestia e nella canonica, che avevano reso la chiesa praticamente inservibile.



L'arte nella chiesa

La navata a sinistraCi si può rendere conto della La navata centralequantità di opere d'arte presenti nella chiesa,  La navata di destraentrando per la porta di destra, delle tre esistenti, ammirando subito lo splendido barocco che caratterizza tutta la chiesa con le sue navate, quella laterale di destra, la centrale e quella di sinistra. Quindi i due lati in alto ed il tetto in legno.

Parte superiore di destra delle colonne e tetto ligneo                                   Parte superiore a sinistra delle colonne e tetto ligneo

Sulla parte interna della parete sopra la porta c'è un ritratto ligneo di San Francesco, Immagine di San Francescoe quindi percorrendo il lato destro interno della chiesa, siamo di fronte alla prima Cappella, caratterizzata da un fonte battesimale in marmo bianco, eseguito da un ignoto La prima Cappella con il Fonte Battesimalescultore con ogni probabilità nella seconda metà del Seicento, e caratterizzato da una raffinata fattura, da una particolare fastosità nella decorazione a rilievo, a forte aggetto, dei putti e del festone di frutta.

La statua sopra il FonteSopra di essa una statua raffigurante forse San Bonaventura, in gesso e stucco, scolpita da uno sconosciuto artista ligure alla fine dell’Ottocento.

La Cappella dei BoreaLa seconda Cappella, forse la più sfarzosa e meglio conservata, è quella detta dei Borea. L’altare è marmoreo, fatto erigere nel 1721 dall’abate Pier Francesco Borea, che lo commissionò al marmoraio genovese Gaetano Solaro per la Cappella di san Nicola di Bari e sant’Antonio da Padova, contraddistinto dalle tarsie marmoree del paliotto raffiguranti due tralci di giglio di straordinaria fattura rispondenti in pieno alla tipologia degli altari.
Quadro della M donna e Gesù BambinoTra le opere d’arte, la tela raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e i santi Nicola di Bari e Antonio da Padova, commissionata nel 1721, per la somma di 150 scudi d’oro, al pittore bolognese Marcantonio Franceschini (1648-1729), che la terminò il 14 giugno 1722, per essere poi ricollocata, dopo la ricostruzione della chiesa nel 1766, al centro della parete della cappella Borea; l’opera è contrassegnata in special modo dall’umanità dimessa dei personaggi che animano la scena, in ossequio al realismo di matrice carraccesca, dal fermo profilo del disegno e dalla plasticità delle figure ritratte a tinte fredde.

La Cappella, dedicata in origine a san Nicola di Bari e sant’Antonio da Padova presenta inoltre un’elegante portella raffigurante San Giovannino, realizzata da un ignoto pittore del Settecento e caratterizzata dalla posa aggraziata del santo e dalle linee particolarmente morbide della pennellata.
Sulla volta Cappella della famiglia Borea venne inoltre realizzato dopo il 1766 un altorilievo in stucco, nel quale viene sottolineato in modo particolare il ruolo di difensore civico del patrono san Romolo.
Le lapidi sui due latiSui due lati all'interno della Cappella ci sono due lapidi, una dedicata alla memoria dell’abate Agostino Niccolò Borea da parte del marchese Giovanni Battista Borea d’Olmo l’8 ottobre 1804; l'altra, una lapide tombale dedicata alla memoria del generale Paolo Girolamo Borea (1723-1821), del ramo Borea-Ricci, generale dell’esercito sardo, governatore di Savona e cavaliere dei santi Maurizio e Lazzaro, la cui epigrafe fu dettata dal figlio Giovanni Battista Borea d’Olmo.L'altare della Cappella restaurato

In tempi più recenti sono stati infine portati a termine dei restauri all’interno della cappella Borea, che hanno interessato il complesso dell’altare marmoreo, la tela di Franceschini posta sopra l’altare, il bassorilievo della volta, le porte e il nuovo impianto di illuminazione. La Cappella così restaurata è stata ufficialmente inaugurata e benedetta dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo Giacomo Barabino la sera del 7 dicembre 2002, nel corso di una solenne cerimonia alla quale ha preso parte la corale parrocchiale che ha eseguito un concerto in onore del venerabile Egidio Bullesi.
Cappella di Santa RitaNella terza Cappella, dopo che l’edificio sacro, nel giro di pochi anni dalla fine del conflitto grazie soprattutto all’intraprendenza del parroco don Giuseppe Lanteri, nel 1956, in occasione della festa di Il quadro di Santa Rita nel particolaresanta Rita, fu inaugurato e benedetto il nuovo altare in marmo realizzato dalla ditta Formaggini e dedicato alla santa, mentre la tela raffigurante la santa di Cascia, opera del professor Carlo Morgari di Torino, fu inaugurata nel 1957; l’anno successivo furono invece inaugurati, sempre il giorno di santa Rita, l’ornato in stucco indorato con oro zecchino dalla ditta Laura di Sanremo e i due lampadari in cristallo di Boemia che adornano l’altare.

La Cappella successiva, la quarta è occupata da un mobile in legno di grosse dimensioni al di sopra del quale è posto il dipinto "Transito di san Il quadro sopra il mobileGiuseppe", eseguito da un ignoto pittore ligure tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, collocato al centro della parete La quarta Cappelladella quarta Cappella e contrassegnato da un colore molto fluido e da una tavolozza particolarmente chiara.

Cappella della Madonna della SaluteNella quinta Cappella in fondo alla navata di destra si trova l'altare della Madonna della Salute, realizzato da un ignoto scultore dopo il 1763 con ricca decorazione a stucco in stile rococò, e che conserva, nell’urna sottostante, le spoglie mortali del beatoParticolare
Giorgio Baldassare Oppezzi da Vigone, deceduto in fama di santità nel convento dei francescani di Santa Maria degli Angeli il 17 luglio 1525, mentre, sopra la nicchia, al centro del fastigio, è collocato un dipinto raffigurante una gloria d’angeli che alza il ritratto della Madonna, secondo un modello iconografico assai diffuso a partire dalla fine del XVI secolo fino a tutto il XVIII.

Siamo quindi di fronte all'abside e da questa visione globale possiamo scendere nei particolari.Veduta dell'abside globale

L'altare origilane del 1931Innanzitutto notevole è l'altare maggiore, eseguito dal marmista sanremese Enrico Formaggini su disegno dell’architetto Giovenale Gastaldi, consacrato il 17 marzo 1931 dal vescovo di Albenga, su licenza di quello di Ventimiglia Daffra. Dalle distruzioni avvenute nel corso dell'ultima guerra fu uno delle poche opere salvate che furono riutilizzate. Infatti, nel corso dei restauri del dopoguerra, quell'altare fu la base per il rifacimento globale di tutta l'abside. L'altare Maggiore oggi
Il Tabernacolo in scurezzaFu dotato di un tabernacolo di sicurezza a cassaforte con facciata e interno tutto foderato in lamina dorata e simboli eucaristici, eseguito dall’officina meccanica Giovanni Novo di Torino su disegno dello stuccatore sanremese Achille Vincenzo Casella; nell’impianto generale dell’altare è evidente la ripresa di modelli stilistici tardosettecenteschi, visibili nella forma del paliotto a vasca trapezoidale, con al centro la cartella contornata da una ricca cornice, e dalle gradinate decorate da volute fitomorfe disposte a formare una struttura dalla forma concava.


Il Crocifisso sopra l'AltareAl di sopra dell'altare un Crocifisso in legno scolpito, inciso e dipinto, eseguito da un ignoto intagliatore tra il XV e il XVI secolo vicino alla maniera di Michelozzo, Brunelleschi e Michelangelo e che doveva presumibilmente far parte dell’antico chiostro, Il complesso dell'organo, del coro e la cantoriaprimo nucleo originario della chiesa con sul retro il coro di forma semicircolare in legno di noce, realizzato da un ignoto ebanista alla fine del XIX secolo, al di sopra del quale è posta la cantoria in legno intagliato, dorato e policromato, con decorazione a rilievo in stile rococò, eseguita da uno sconosciuto ebanista nella seconda metà del Settecento. Sullo sfondosempre dietro l’altare maggiore è ubicato pure l’organo corale fabbricato dalla ditta Vegezzi-Bossi di Centallo (Cuneo) e dotato di 21 registri e 1700 canne.

Quadro Santa Maria degli AngeliAl di sopra dell'organo, nel catino dell'abside si trova la tela di Santa Maria degli Angeli, realizzata dal professor Mario Misani di Cremona e inaugurata L’8 febbraio 1959 in sostituzione di quella precedente andata distrutta per cause belliche.opera attribuita al Carrega.

Quadro di San Francesco alla sinistraSul lato sinistro dell'altare, posto in alto, c'è un quadro con il dipinto San Francesco e le anime purganti, realizzato da un ignoto pittore ai primi del Settecento e caratterizzato dalla presenza di evidenti ricordi Tela della Mdonna con Bambino e i Santidella pittura del Correggio e da una scelta iconografica ispirata chiaramente ai dettami dell’arte post-tridentina e sulla sinistra, speculare alla prima, la tela raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Francesco e Antonio da Padova, realizzata da un anonimo artista degli inizi del XVII secolo, assai vicino ai modi del Paggi e che si ispirò evidentemente a modelli figurativi di epoca cinquecentesca mutuati molto probabilmente dalla tecnica di Luca Cambiaso.

La mensa Eucaristica di fronte all'Altare

Davanti all'altare c'è una mensa eucaristica rivolta al popolo, retto da quattro

putti dorati.

La statua del Redentore

A completamento della scenografia dell'abside, a sinistra, davanti all'ultima colonna, una delle opere scultoree della chiesa che meritano di essere citate in modo particolare, la statua del Redentore, un’artistica esecuzione lignea realizzata nel corso del XVIII secolo da un certo La statua della VergineRoasio, mentre nella stessa posizione, sulla destra troviamo una statua raffigurante la Vergine in gesso dipinto, opera dell’artigianato ligure dell’Otto-Novecento.

Poco più avanti sulla destra della navata centrale, il pulpito in marmo scolpito e marmi policromi intarsiati, eseguito da Particole del bassorilievoIl pulpitoun ignoto marmoraio nel corso del Settecento, e sovrastato da un bassorilievo raffigurante l’Immacolata, che poggia i piedi su una mezzaluna decorata con un putto alato.



Il fondo della bavata verso l'ingressoPrima di proseguire vediamo un insieme della navata centrale verso il portone d'uscita della chiesa sopra il quale è di buon effetto un affresco rappresentante San Francesco d’Assisi, prostrato davanti ad Onorio III, assieme ai primi seguaci Bernardo, Egidio, Silvestro ed altri, per invocare dal sommo Pontefice l’approvazione dell’Ordine.
Il finestrone decorato

In cima a tutto c'è un elegante mosaico a vetri rappresentante San Francesco.

La Cappella di Sant'AntonioLa statua del SantoNella quinta Cappella, in fondo alla navata di sinistra detta di Sant'Antonio troviamo la statua del Santo da Padova in gesso policromato, tipico esempio di statua devozionale realizzata da una bottega artigiana, forse ligure, tra la fine del XIX e i primi del XX secolo.

Cappella col quadro della MadonnaNella quarta Cappella di sinistra, c'è un'unica pregevole tela: la Madonna col Bambino tra i santi Vincenzo Ferreri ed 
La tela
Elisabetta, opera di un artista sconosciuto degli inizi del XVIII secolo, che ricalca da vicino uno stereotipo devozionale molto diffuso nell’ambito della produzione decorativa sei-settecentesca.

Cappella con teca dorata e il Crocefisso

Nella Cappella successiva, in una specie di teca dorata, piena di ex-voto si trova un raffinato ed elegante Crocifisso in legno scolpito e inciso, realizzato da uno sconosciuto intagliatore forse nel corso del XX secolo.Il Crocefisso

La Cappella con San FrancescoLa seconda Cappella è impegnata da un dipinto con San Francesco consolato dall’angelo violinista fra san Giovanni Quadro con San Francescoda Capistrano e un santo francescano, eseguito da un ignoto pittore dopo il 1690, ed è caratterizzato da un’iconografia informata alla tendenza di natura mistico-sensuale tipica dell’età barocca, affermatasi nel contesto dello spirito innovatore della Controriforma.
Statua di Santa Teresa del Bambino GesùNella stessa, a lato, visibile, una statua devozionale in gesso di Santa Teresa del Bambino Gesù.


Cappella dei GismondiNella prima Cappella di sinistra, detta dei Gismondi si nota il dipinto raffigurante San Francesco d’Assisi, donato dall’avvocato Quadro di San FrancescoPaolo Manuel Gismondi, collocato nell’omonima cappella nel 1765 e tradizionalmente attribuito a Ludovico Cardi detto il Cigoli (1559-1613), che lo realizzò probabilmente tra l’ultimo decennio del Cinquecento e i primi anni del Seicento, con la figura del santo adattata alla rappresentazione pietistica di soggetti religiosi di stampo controriformistico.

La teca col Cristo mortoNella teca sottostande il dipinto vediamo una scultura in cartapesta dipinta raffigurante il Cristo morto, commissionata il 16 aprile 1637 dal Comune di Sanremo ad una sconosciuta maestranza lombarda, inserita in una lettiera settecentesca sormontata da un baldacchino, e caratterizzata dall’iconografia di Gesù deposto dalla croce ancora con i segni della sofferenza sul volto, tipico della produzione secentesca, mirante a rendere patetica la figura del Cristo per suscitare nei fedeli pietà e devozione.
Uno delle tele della Via CrucisAll’interno della chiesa si conserva inoltre un’artistica Via Crucis, tradizionalmente attribuita a Maurizio Carrega (1737 - dopo il 1819) e costituita da quattordici tele di 107 centimetri per 80 in buono stato di conservazione.


Ritratto di San Romolo su legnoSopra la porta d'entrata di sinistra della chiesa si trova un ritratto ligneo rappresentante San Romolo.


Lapide commemorativa del 1874Nella chiesa si custodiscono anche varie lapidi commemorative, come quella a ricordo della consacrazione dell’edificio sacro avvenuta il 5 ottobre 1874 alla destra del portone centrale d'uscita, mentre su quello destro la lapide tombale Lapide dedicata a Francesco Maria Gaudiodedicata al padre scolopio, ingegnere e matematico sanremese Francesco Maria Gaudio (1726-1793), dettata dall’avvocato matuziano Bartolomeo Bruni.

Nel dicembre 1958 la parrocchia, al termine di un lungo e laborioso iter, riottenne finalmente la proprietà della chiesa e dei locali annessi, mentre alla fine degli anni Cinquanta veniva demolita la vecchia casa canonica ed eretta al suo posto quella nuova, su progetto e direzione dei lavori di Giovenale Gastaldi.
Nel corso del 1987 vennero eseguiti lavori di restauro e tinteggiatura della facciata principale e di quelle laterali della chiesa sotto la direzione dell’architetto Angelica Corradi, mentre tra il 1995 e il 1997 furono eseguiti alcuni interventi di manutenzione straordinaria al complesso parrocchiale con la realizzazione di opere di restauro e consolidamento del tetto, risanamento della volta della chiesa e costruzione della passerella sopra il cornicione interno.


Tela della Madonna col Bambino e San Gionanni Al primo piano dell’edificio delle opere parrocchiali sono conservate quattro tele raffiguranti, la prima, una Madonna col Bambino in trono e san Giovanni Battista fanciullo, di ignoto artista ligure della fine del XIX secolo; la seconda, Sant’Ambrogio battezza sant’Agostino, eseguita nell’ambito della bottega di Orazio De Ferrari (1606-1657); la terza, una Sacra Famiglia e san Giovanni Battista fanciullo, realizzata forse da un artista ligure nel corso del Seicento; e la quarta, avente per soggetto San Francesco d’Assisi riceve le stimmate tra san Giovanni da Capistrano, santa Elisabetta d’Ungheria e san Luigi re di Francia, attribuita a Maurizio Carrega.

 

(testo elaborato sulla base di testi di A.Gandolfo e altre fonti; immagini personali e da Web)