Basilica Concattedrale Insigne collegiata, Parrocchia

Il più vetusto e importante luogo di culto della Città di Sanremo.

Un gran numero di storici, storiografi ed appassionati sono intervenuti su San Siro perché da sempre è il cuore e il baricentro della vita religiosa e civile di Sanremo.
La facciata della chiesaNoi che dobbiamo evidentemente sintetizzare e rendere accessibile a tutti la storia di questo monumento, ci siamo imbattuti in tante versioni di fatti ed avvenimenti con date spesso non coincidenti. A tutti questi studiosi, che in calce elencheremo, va il nostro grazie per avere fatto luce su un tratto di storia, che unito ad altri traccia la Storia della nostra comunità e di uno dei suoi simboli.
È una storia che parte da lontano, da molto lontano, confusa tra leggenda, tradizione orale e realtà.
La chiesa nei primi anni del '900 con carrozze

Come tutti sappiamo l'attuale Sanremo era abitata sin dall'antichità e i romani vi fondarono una colonia formata da ville rurali e piccoli insediamenti. La via Julia Augusta (Aurelia) costeggiava le rive del Mar Mediterraneo spingendosi verso l'interno solo per poter passare i vari corsi d'acqua a regime torrentizio del nostro territorio. Ogni tanto nel corso di scavi emergono o sono emerse tracce della colonizzazione romana e partendo da levante troviamo: la villa di Bussana, i resti rinvenuti nella Villa romana alla Focecostruzione dell'accesso al Cimitero comunale dell'Armea, il ponte in località Rondò, le edificazioni del Piano, la necropoli dei Cappuccini, la Villa della Foce. Tutte queste tracce e innumerevoli altre esistenti, formano un insediamento romano chiamato "Villa Matuziana o Matuciana" o anche Matuzia. La famiglia gens Matucia aveva dato il nome alla zona che corrisponde al territorio geografico che possiamo delimitare tra Capo Don, alle foci dell'Argentina, e Capo Nero anticamente Poipino. L'esistenza della grande via Resti romani a Bussanaconsolare Aurelia che univa Roma con le Gallie e l'Iberia è stata sempre fonte di scambi e di transiti di merce e persone. Nel suo costeggiare il La chiesa negli anni '80mare nostrum nel nostro territorio, percorreva l'attuale Corso Imperatrice, Via Corradi, Via Palazzo, Corso Garibaldi e Cavallotti. La zona del Piano, l'attuale quartiere di San Siro, era particolarmente frequentata in epoca imperiale, ed erano in quel luogo le più antiche memorie e gli edifici di culto alle divinità pagane.

Nel 313 con l'Editto di Milano, l'Imperatore Costantino concesse la libertà al culto cristiano. Grazie all'imperatore e alla madre Elena, prese avvio a Roma un grandioso programma di costruzione di grandi chiese. In alcuni casi gli imponenti edifici basilicali o i templi pagani venivano adibiti a luoghi di culto in memoria dei martiri o dei Santi. Così facendo si rendono visibili le Comunità cristiane che fino ad allora avevano celebrato l'Eucaristia nella più assoluta riservatezza e in clandestinità, provocando la progressiva e rapida scomparsa dei modesti luoghi di culto all'interno di abitazioni private. Si pensa che questo avvenne anche nell'antica Villa Matuziana. In questa epoca storica le figure di Ormisda, Siro, Romolo, i primi vescovi di Genova e i Matuziani fanno la storia paleocristiana della Città.

Dall'Arca tophea all'edificio protoromanico

Epoca paleocristiana - Alto medioevo

Jacopo da Varagine narra che Felice, uno dei primi vescovi di Genova, celebrava la Messa assistito dal giovane diacono Siro. Durante la consacrazione una splendida luce si irradiò sull'altare e al diacono apparve una visione celeste.
Felice, temendo che il giovane potesse insuperbire per la grandezza del miracolo, lo allontanò da Genova e lo inviò in penitenza nella Villa Matuziana. Siro si trovò ad annunciare il Vangelo con il santo sacerdote Ormisda, il quale svolgeva l'incarico di "corepiscopus", ovvero di Vicario del Vescovo Felice in questo territorio.
Passarono alcuni anni e Ormisda, ormai anziano, morì e fu sepolto con il rispetto e gli onori dovuti ad un santo nella Arca tophea della Villa Matuziana, la prima piccola chiesa cristiana, sorta probabilmente su un'ara pagana, dove aveva pregato e celebrato l'Eucaristia. Siro, dopo aver portato la fede in Cristo Gesù alla popolazione della Villa Matuziana, venne eletto vescovo di Genova. Nel suo apostolato Siro si distinse per santità di vita e per numerosi interventi miracolosi. In particolare l'esorcismo sulla figlia del ricco esattore Gallione che abitava a Tabja (Taggia) e il miracolo del serpente (basilisco) scacciato dal pozzo. Siro concluse la sua vita in odore di santità il 29 giugno dell'anno 381 (presunto) e venne sepolto a Genova.
La "bauma" di San Romolo, ritiro spirituale del SantoRomolo, che alcuni scrittori medioevali fanno nascere nella Villa Matuziana nel IV secolo, è un vescovo di Genova che proseguì l'annuncio evangelico di Ormisda e di San Siro. Dovendo abbandonare Genova, probabilmente a causa delle persecuzioni ariane, trovò rifugio sulle alture della Villa Matuziana e un 13 Ottobre di una data imprecisata del V secolo morì dopo una vita spesa come pastore del gregge di Dio. Il popolo trasferì il corpo del vescovo Romolo e lo inumò vicino ad Ormisda, nell'Arca Tophea nel quartiere del Piano della Villa Matuziana. In un documento dell'anno 980, relativo ad una donazione di decime o redditi ai Canonici di S. Siro, è detto che inizialmente il Corpo del vescovo Romolo era stato molto decorosamente conservato in una cripta ancora esistente sulle pendici di Monte Bignone, per cui tutta la zona dell'antico Oppido Matuziano aveva preso il nome di San Romolo. Secondo la tradizione in quel luogo Ormisda, San Siro e San Romolo avrebbero celebrato l'Eucaristia e amministrato i sacramenti in epoche diverse. Appare dunque plausibile che l'Arca Tophea (la cripta citata nel documento del 980) fosse nel primitivo edificio di culto, vera e propria pieve battesimale che aveva assunto il nome di San Siro per volontà della Comunità ecclesiale del tempo. Questa Comunità paleocristiana in un primo tempo era soggetta al governo pastorale del vescovo di Milano (Rito Ambrosiano) e successivamente a quello di Genova.
Col passare degli anni l'antico edificio paleocristiano dell'Arca tophea venne sostituito, nel X secolo da una più capiente chiesa protoromanica. Agli albori dell'epoca comunale aveva bisogno di restauri e venne sostituito con una nuova costruzione più grande e più vicina agli stili architettonici dell'epoca, costruzione che in gran parte possiamo vedere oggi.

Dalla storia narrata alla storia documentata

Le indagini archeologiche nel sottosuolo di San Siro 1948 e 2019

Pianta della chiesa con marcati i resti dell'abside centraleNello scavo archeologico del 1948 per il consolidamento del pilastro che sorregge un quarto del peso del campanile, sono tornati alla luce i resti dell'abside centrale e di sinistra della chiesa protoromanica a tre navate, risultanti allineati con l'asse della CanonicaReperti dell'abside minore e databili al secolo XI, situati a tre metri di profondità dall'attuale pavimento. Fu possibile vedere e documentare fotograficamente le lesene che dovevano sorreggere archetti binati, databili intorno al Mille. Internamente alla primitiva chiesa, apparve sul fianco est una serie di semicolonne sagomate, pure di tipo romanico, rivestite di intonaco a stucco perfettamente conservato. Si ritrovarono anche i resti di costruzioni più antiche, con avanzi di pavimenti in coccio pesto di tipo altomedioevale, e di tavelloni e tegole di tradizione romana. Tutti questi reperti lasciano presumere l'esistenza di una chiesa paleocristana anteriore a quella protoromanica. Purtroppo tutte queste evidenze archeologiche, dopo le rilevazioni di rito, furono nascoste per sempre da una gettata di cemento che non potrà mai più essere toccata se non demolendo ilReperti dell'interno dell'abside campanile.
Si tratterebbe quindi di una chiesa di tipo basilicale a tre navate, sorta Reperti, pilastro e fondamenta.immediatamente dopo le devastazioni saracene e agli albori dell'età comunale. I Saraceni andalusi si insediarono a Frassineto (vicino a Saint Tropez nella Costa Azzurra provenzale) nell'889 fino alla loro caduta nel 972. Durante questo periodo sarebbe avvenuta la distruzione dell'Oppidum Matutianum e della antica pieve battesimale paleocristiana che con grande probabilità aveva custodito i resti di San Romolo fino alla seconda metà del IX secolo. Intorno all'876 il vescovo genovese Sabatino dispose il trasferimento delle reliquie di san Romolo a Genova in modo da preservarle dalle incursionisaracene sempre più frequenti nell'estremo ponente ligure. Quando nel 972 il pericolo musulmano venne debellato, la popolazione probabilmente sentì la necessità di erigere un nuovo luogo di culto, più capiente e più bello.
È la costruzione protoromanica ritrovata nel 1948 che venne realizzata con la vicina casa dei Canonici e il Battistero di S. Giovanni Battista.

È notizia di questi ultimi mesi che nei recenti scavi archeologici (2018-2019) all'interno di San Siro, interventi propedeutici all'installazione di un nuovo organo a canne, siano stati rinvenute altre tracce di questo monumento così legato alla nostra più antica storia cristiana.

L'edificio romanico gotico XII-XIII secolo

Il bel San Siro dei giorni nostri

L'edificio sacro fu costruito in stile romanico gotico in un periodo di tempo che spazia tra gli inizi del XII° e la fine del XIII°secolo.Muro esterno con vista sul campanile
Le prime notizie che ne attestano l'esistenza sono atti del 1143 redatti dal consiglio comunale cittadino e un documento del 1254 conservato nell'Archivio di Stato di Genova (ASG carturale 52, notaio Guido di San Ambrogio) attesta esplicitamente la presenza di un Blancus de Molzano magister antelami, il quale lasciò procura al fine di riscuotere quanto a lui dovuto in occasione "laborerii et magisterii quod fecit in operi ecclesie Sancti Romuli". Quindi la durata del cantiere è collocabile nell'arco temporale che va dal 1143 al 1254.
La navata centrale e vista sulle laterali.La chiesa è costruita secondo un impianto generale e una tecnica esecutiva assimilabili a quelli che caratterizzano in particolare la cattedrale di Albenga e la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo ad Andora. All'edificazione della chiesa parteciparono i "magistri antelami" che erano valenti muratori lombardi o ticinesi, allora impiegati in numerosi cantieri sparsi in tutta la Liguria.
La chiesa si presentava a tre navate suddivise da colonne sormontate da archi a sesto acuto con tre absidi semicircolari in pietra che delimitavano verso oriente il tempio; il presbiterio era nella zona coperta da volte in pietra al di sotto della crociera.
Muro esterno sinistroL'intero edificio venne costruito utilizzando una pietra calcarea particolarmente compatta proveniente dalla cava di Verezzo, mentre la copertura in ardesia delle navate era retta da un'armatura in legno durissimo, decorato con soggetti sacri. Oggi la Concattedrale di San Siro risulta delimitata da murature lineari, tutta in pietra lavorata a vista e presenta tre accessi, di cui uno anteriore e due laterali.
L'interno a tre navate è intervallato
da sei campate di colonne a sezione circolare o pilastri a sezione poligonale, a cui si raccordano arcate di forma ogivale, con il tetto delle navate laterali più basso rispetto alla struttura della navata centrale. L'aula sacra riceve l'illuminazione dal grande oculo anteriore (rosone) e da una serie di strette finestre laterali (7 monofore e una bifora). L'ultima campata prima dell'altare maggiore è coperta da un'alta volta a crociera.

L'alternanza di colonne e pilastri è stata determinata dalle scelte dei vari gruppi di maestranze che hanno via via lavorato nel cantiere della chiesa. Nonostante l'interno appaia chiaramente di impostazione romanica, risulta
altresì evidente una tendenza generale dell'insieme orientata verso il gotico.
La parte superiore della facciataNella caratteristica facciata si segnala una finestrella crociata e il grande rosone e parte di due bifore sono ricollegabili ancora alla struttura iniziale dell'edificio risalente al XIII secolo, e non conseguenze del rifacimento effettuato nel 1902. Il protiro o grande portale ogivale ad avancorpo strombato, molto simile a quello esistente all'ingresso della cattedrale di Ventimiglia, risulta un'aggiunta evidentemente posteriore alla struttura originaria.

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Rilievi decorativi lungo il bordo superiore
Lungo i contorni della facciata si sviluppano ghiere di piccoli archi pensili, retti da mensole dove sono ottenuti a rilievo in marmo bianco elementi decorativi geometrici, teste di animali e specialmente visi umani con valore apotropaico, ovvero di protezione della chiesa dalle forze del male. La lunetta del protiro è decorata con un artistico mosaico dedicato al santo titolare Siro.
La stessa porta quando c'era la pianta di capperoIl portale di destraIl portale del fianco destro, detto anche "del cappero" per la pianta che vi cresceva, sormontato da una rara testa glabra a tutto tondo, reca nel timpano un rilievo marmoreo cinque-seicentesco raffigurante la Vergine con Gesù Bambino e i santi Siro e Romolo proveniente dalla chiesa di San Mauro a Pian di Nave distrutta nel 1754-1755 per erigere il forte di Santa Tecla.

Portale di sinistraIl portale gemello del fianco opposto, perforato da un oculoPortale di sinistra Particolare

quadrilobato, nell'alto architrave e nella chiave della cuspide si avvale di reimpieghi, o presunti tali, che mostrano rispettivamente un quadrupede crucifero passante fra due palme e un Chrismon, antico simbolo battesimale di origine ambrosiana a otto raggi tra due pavoni figurati araldicamente.

A proposito è bene ricordare che questo portale permetteva, un tempo, il passaggio dei fedeli e del clero dalla chiesa al battistero, in modo particolare durante la solenne liturgia battesimale della notte di Pasqua, e conseguentemente il portale si distingue con apparati decorativi battesimali diventando una "porta battesimale".

Il prezioso soffitto ligneo

Un rarissimo esempio di pitturo su legno del medioevo

Il sottotetto decoratoIl tetto della chiesa era sorretto da una tipica costruzione a capriate che sosteneva le tavole e le ardesie di copertura. I magistri antelami poi decorarono il soffitto ligneo con coprigiunti disegnati con motivi ornamentali a colori vivaci e con tavolette che portavano dipinto su fondi marrone o rosso scuro simboli o figure. Vi erano effigiati angeli verdi con gigli rossi in mano, angeli bianchi con ali nere, vescovi mitrati con palio in atto di benedire, agnelli con la bandiera bianca rossocrociata e con aureole a fasce rosse e chiare. La figura dell'agnello pasquale con bandiera bianca con croce rossa che proprio verso il 1259 era divenuta l'insegna di Genova ci conferma una data ed un'epoca: la conclusione dei lavori nella chiesa di San Siro. Da un piccolo particolare, quasi insignificante, si può quindi avere una conferma sulla data di costruzione dell'edificio.

Di quel tetto di
circa duemila metri quadrati e vecchio di quasi 800 anni, si conservano ancora alcuni pezzi che nel 2017 sono stati restaurati a cura del Rotary di Sanremo dal restauratore Bonifacio, ed esposti al pubblico. Un altro gruppo di tavole rimane ancora da restaurare ed esporre e si spera in un adeguato finanziamento.

Gli absidi

Reperti colonna dell'abside romano-goticaPoco possiamo vedere degli absidi romanico-gotici della Concattedrale, solo alcune piccole tracce di quelli minori alla fine delle pareti laterali esterne.
Parete con colonnaAltro pezzo di muro decoratoL'abside maggiore invece ha una storia tutta sua. Nel 1997 grazie ad un fortunato intervento nel negozio di articoli religiosi sottostante il presbiterio della Basilica, è stato possibile recuperare e portare alla vista di tutti l'abside maggiore che era coperto da mattoni e altri materiali dalla metà del XVII secolo. L'intervento fortemente voluto da Ernesto Porri, titolare e fondatore dell'esercizio "II Campanile", fu condotto sotto la guida del Presidente della Commissione d'Arte Sacra della Diocesi di Ventimiglia - San Remo, il canonico Angelo Nanni con l'approvazione della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della Liguria nella persona dell'indimenticato Geom. Giuseppe Bellezza. Tale intervento di parziale demolizione delle sovrastrutture barocche ha permesso di poter rendere visibile la parte inferiore dell'abside che mostra una fine decorazione con semicolonne per tutta la sua altezza.

Il Campanile


Il campanile visto tra chiesa e Battistero
Sul lato sinistro dell'edificio si erge lo slanciato campanile, nel quale si possono notare tre distinte fasi edilizie:

 -  la base del XIII secolo che è di uguale manifattura di tutta la chiesa, e che con tutta probabilità non venne mai terminata;
 - un prolungamento quattrocentesco che denota l'impiego di pietre appena sgrossate e che raggiunge il livello del calpestio della cella campanaria;
 -  ed una terza fase riconducibile all'età barocca, che è il risultato del rifacimento della torre campanaria parzialmente abbattuta dal Genovesi sino alla "camera dell'orologio" a punizione della città dopo la rivoluzione del 1753.

Tutti i campanili coevi romanici e liguri non sono particolarmente elevati, sono poco più alti della parte più elevata della costruzione, ma hanno sempre una bella cuspide cho lo slancia e lo rende otticamente più alto. La demolizione ad opera dei galeotti del generale Pinelli si fermò più o meno sotto l'attaccatura della cuspide e quindi gran parte del campanile romanico è sopravvissuto fino ad oggi.

Primo piano del campanile diroccatoDanneggiato nel corso dell'ultimo conflitto mondiale,
venne rifatto nella parte terminale secondo le La parte superiore del campanilelinee barocche, con una serie di lavori conclusi nel marzo del 1948. Il dibattito a Sanremo in merito alla ricostruzione fu notevole perché alcuni avrebbero visto di buon'occhio la ricostruzione del campanile in stile romano-gotico come da progetto dell'Ing.Antonio Capponi, che agli inizi del '900 fu il promotore del grande ciclo di restauri. Un'altra scuola di pensiero vedeva inopportuno edificare un falso eappoggiava la riedificazione del campanile barocco, coe le ultime generazioni di sanremesi hanno sempre visto. Dopo accese discussioni e diatribe il Consiglio Comunale deliberò per la ricostruzione nelle attuali forme barocche.
La ricostruzione fu approssimativa e solo nel primo restauro del 1975 vennero recuperati tutti i dettagli dell'antico campanile, con guglie e boccioni, grazie ad un'attenta ricerca storica tramite fotografie d'epoca.
Il Prof.Nino Lamboglia con don Angelo Nanni si occuparono dell'intervento. Nel 2015 poi una nuova tornata di restauri ha ridato colore e bellezza alla torre campanaria di San Siro.

 

Le Campane



 -  Il Campanone - prima voce solista
"Bacì" il campanone a terra per lavoriPeso 2.000 Kg.circa, dedicato a San Giovanni Battist, Patrono della Liguria.
La campana al suo postoMotto: "Concilium voco, et solemnia festa decoro" (convoco il Consiglio cittadino e rendo onore alle feste solenni).
È chiamato familiarmente dai vecchi sanremaschi "Bacì". Nella parte centrale del bronzo sono raffigurati in rilievo: S.Giovanni Battista, l'Immacolata Concezione, la Beata Vergine Maria Reginadel S.S.Rosario, i Santi Siro,
Romolo e Rocco. Una frase ricorda che il Sindaco di Sanremo del 1879 era Asquasciati. Il motto sintetizza mirabilmente la funzione che ha da sempre avuto il suono del campanone sia in ambito civile che in quello religioso.
Bacì infatti, con i suoi rintocchi gravi e solenni, convocava i riunione il Consiglio Comunale cittadino, solennizzava le vittorie, i trionfi e i festeggiamenti civili ma chiamava anche i fedeli alle celebrazioni liturgiche
delle Solennità. Se la funzione civile è andata via via scomparendo, è rimasta quella religiosa: infatti ancora oggi il nostro Bacì continua a far sentire la sua voce per le Solennità della Chiesa e gli eventi ecclesiali
più importanti. Per precisione storica negli anni '50 dello scorso secolo si usava ancora il campanone per annunciare la seduta del Consiglio Comunale cittadino.

 -  Campana dell'Angelus - seconda voce solista
Peso 800 Kg. circa, dedicata alla Vergine Maria; motto: "A fulgore et tempestate libera nos, Domine" (dal fulmine e dalla tempesta liberaci, o Signore); raffigurazioni: la Croce, la B.V.Maria, San Siro, San Romolo e un gallo,
poiché è la campana che saluta l'inizio e la conclusione della giornata lavorativa invitando alla preghiera e annunzia l'Angelus di mezzogiorno. Anticamente era suonata durante i grossi temporali perché si pensava che il suono
disperdesse la tempesta. È la campana collocata nella parte più elevata della torre campanaria a 40 metri dal suolo: la lanterna.

 -  Campana grossa - prima campana
Tonalità: Mi bemolle, peso 940 kg., dedicata a San Romolo, patrono della città;
Motto: "Sancto Romulo, qui civitati huic nomen et praesidium tribuit auxilium donat" (a San Romolo , che dà il nome a questa città, le conceda protezione, e le presti aiuto).

 -  Seconda Campana
Tonalità Fa, peso 670 kg.; dedicata alla B.V.M. Regina del santissimo Rosario;
Motto: Reginae Sncratissimi "Rosarii advocate et distructus glorianter conclamatae die primo Septembrisanno" (alla Regina del Santissimo Rosario, acclamata, con con ogni gloria e onore, patrona il 1 settembre nell'anno 1731).

 -  Terza campana
Tonalità: Sol, peso 490 kg., dedicata a San Siro, titolare della Basilica;
Motto: "Sancto Syro, titulari Ecclesiae loci quoque patrono et defensore fortissimo" (a San Siro, titolare della chiesa locale e anche patrono e protettore potentissimo).

 -  Quarta campana
Tonalità: La bemolle, peso 403 kg., dedicata alla B.V.M. Ausiliatrice, Madre della Chiesa, Reginadel Mondo;
Motto "Mariae Matri Ecclesiae, Mundique Reginae, in periculos cunctis auditrici" A Maria, Madre della Chiesa, e Regina del Mondo, ausiliatrice di tutti i pericoli).

 -  Quinta campana
Tonalità: Si Bemolle, peso 293 kg., dedicata al Giubileo Straordinario postconciliare;
Motto: "Sacro extraordinario Iubileo Postconciliari - 1° Ianuarii anno MCXLXVI - 29 mai MC;LXVI" (al Sacro Giubileo straordinario postconciliare - 1° gennaio - 29 maggio 2966). Il Giubileo Straordinario fu indetto
il 6 dicembre 1965 per la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

 -  Sesta campana
Tonalità: Do, peso215 kg., dediocata al Comcilio Ecumenico Vaticano II, a S.S.Giovanni XXIII a e S.S.Paolo VI;
Motto: "Sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano Secundo et Ioanni XXIII Paoli VI - Die 11 Ooctobris anno MCMLXV" al sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano II a a GiovanniXXII e Paolo Vi - 11 ottobre 1962 - 7 dicembre 1965).

 -  Settima campana
Tonalità: Re Bemolle, peso 179 kg., dedicata alla pregiera di nuove e sante vocazione;
Motto "Mitte operarios in messem tuam" (Manda operai alla tua messa!).

 -  Ottava campana
Tonalità Re, peso 159 kg., dedicata agli Angelo Custodi;
Motto "Sanctis Angelis, qui vident semper faciem Patris, custodisusque nostris contra diabolicas fraudes" (ai Santi Angeli, che vedono sempre la faccia del Padre, e i nosri custodi, contro le insidie del diavolo).

 -  Nona campana
Tonalità: Mi bemolle, peso 126 kg.,dedicata alle anime purganti di tutti i fedeli defunti;
Motto: "Omnibum Fidelibus defunctis requiem".

 -  Decima campana
Tonalità: Fa, peso 97 kg., dedicato alla Beata Vergine Maria Immacolata Concezione;
Motto "Mariae Immacolatae".

L'arte nella Concatterale di San Siro

Le numerose opere che impreziosiscono l'interno sono legate alle diverse fasi della vita dell'edificio.

L'ingresso interno del portale di sinistraSopra l'ingresso laterale sinistro si trova il monumento funebre con busto marmoreo e lapide dedicati al benefattore Giuseppe Morardo risalente al 1784. Benemerito perché grazie ad una donazione tolse ai sanremesi le decime da pagare quale tassa.Monumento a Giuseppe Morardo

L'altare della navata di sinisttraIn fondo alla navata sinistra è collocata nell'omonimo altare la statua lignea della Madonna del Rosario, scolpita tra Sei e Settecento sotto l'influenza delle grandi opere in legno del Maragliano, è opera di Giuseppe Compostano.

Statua della MadonnaNel 2018 la statua è stata completamente restaurata a cura di Raffaella Devalle che l'ha riportata alla sua antica bellezza. Sulla parete destra dell'altare è murato un rilievo marmoreo della Vergine con Gesù bambino affiancata dai patroni della città san Siro e san Romolo, effigiati secondo una sensibilità compositiva di ispirazione tardogotica espressa con una particolare maestosità. Sicuramente questo manufatto faceva parte di un'opera ben più complessa e importante e con tutta probabilità era la decorazione di una porta di accesso.

Il Crocifisso dell'altareAl di sopra dell'altare maggiore settecentesco si staglia poi il grande Cristo Crocifisso in agonia, opera lignea attribuita ad Anton Maria Maragliano (1664-1739), il più celebre scultore del legno attivo a Genova tra Seicento e Settecento. La ditta Donetti ha provveduto al completo restauro del crocefisso.

La pala dietro l'altareLa pala del coro, datata al 1548, è stata invece realizzata dal fiorentino Raffaele de Rossi, di cui si hanno notizie in un periodo compreso tra dopo il 1494 e il 1572/73, e che fu uno dei maggiori protagonisti della pittura ligure del primo Cinquecento. L'opera rappresenta al centro la figura di San Siro, affiancata a sinistra dai Santi Pietro e Paolo, e a destra dai Santi Giovanni Battista e Romolo, Santi che hanno un culto locale sanremese.
La tavola è stata interpretata come un espresso attestato di rigorosa osservanza del dogma cattolico contro le spinte disgregatrici del movimento riformatore luterano. In particolare, l'iniziativa di far eseguire il dipinto era partita dal prevosto Stefano Gioffredo e dai canonici Girolamo Gaudo e Giuliano Ballestrero, che il 2 agosto 1534 si erano presentati al Consiglio comunale per proporre all'assemblea di dotare la collegiata di un'ancona degna della chiesa più importante della città.
Il 9 luglio di quattro anni dopo il Consiglio affidò quindi ai suoi membri Gio Antonio Rosso, Siretto Nicola, Pantaleone Fabiano e Raimondo Sapia l'incarico di affiancare il preposito di San Siro e i canonici Gaudo e Ballestrero nella conduzione delle trattative con Raffaele de Rossi, che tuttavia avrebbe portato a termine l'opera soltanto dieci anni più tardi. La pala è stata recentemente sottoposta ad un accurato restauro dal laboratorio Nicola Restauri di Aramengo d'Asti sotto la direzione della dottoressa Paola Traversone della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico della Liguria e dello storico dell'arte Antonio Rolandi Ricci, che hanno presentato i risultati del restauro il 13 marzo 2005.

L'altare della navata di destraAl fondo della navata destra è l'altare del Sacro Cuore dove troviamo sul lato esterno il tabernacolo in marmo con figure a rilievo dell'Angelo, della Vergine, di san Giovanni Battista, di santo Stefano e il monogramma eucaristico IHS.Le fgure in rilievo Contrassegnato da elementi decorativi di epoca rinascimentale ricollegabili alla maniera della bottega dei Gagini, il manufatto è databile alla fine del XV secolo. Nell'altare antecedente la riforma del Concilio di Trento questo tabernacolo doveva custodire l'Eucaristia, ed era esposto assieme alla grande tavola lignea di Raffaello de Rossi. Successivamente, con i lavori che videro l'allungamento del coro questo prezioso manufatto rinascimentale venne collocato nell'attuale posizione ed impiegato come custodia per gli olii santi.

Ritratto a sinistra dell'absideSulla parete sinistra dell'altare è collocata inoltre una tela risalente al Settecento e raffigurante la Santissima Trinità, provieniente dall'edicola esterna detta "dello Spirito Santo" che si trova a metà di via Debenedetti, via principale del quartiere. In detta edicola è conservata una copia della tela non particolarmente preziosa.


L'altare maggioreL'altare del Sacro Cuore è contraddistinto da decorazioni di età barocca tipiche del culto al Santissimo Sacramento.

Il "Crocifisso nero"A metà della navata destra è collocato invece un grande Crocifisso detto comunemente il "Cristo Nero" e già custodito nel demolito oratorio di San Germano nell'altare appositamente costruito su progetto del pittore Lorenzo Martini.
Il prezioso manufatto, risalente al primo Cinquecento, è legato alla Confraternita di San Germano ed è stato sempre particolarmente venerato dai fedeli matuziani, che gli hanno da sempre attribuito il potere di
salvare la città da tempeste e siccità.

La leggenda di Luca Spinola

Il 6/7 agosto 1543 nove galee algerine col rinforzo al mattino di altre 6 navi, sbarcarono circa un migliaio di uomini armati sulle spiagge di Sanremo attaccando la città che però era preparata alla difesa e probabilmente forte di un pari numero di uomini validi e armati. Varie fonti riferiscono che lo scontro fu molto duro e impegnò per otto ore i contendenti, che ebbero morti e feriti da entrambe le parti. Gli Algerini non riuscirono ad avere ragione della città, per cui finsero di abbandonarla. Sbarcarono invece sulla spiaggia di levante e si diressero nella valle di Verezzo, forse per portare un nuovo attacco alle spalle. Durante lo spostamento fecero saccheggio nelle campagne e rapirono alcune donne con i loro bambini, che non fu più possibile riscattare. I sanremesi, guidati da Luca Spinola, attesero i pirati nella zona di Poggio Radino e, dopo un altro violento scontro alla Parà, presso Verezzo, li costrinsero alla fuga. La città era salva. Questi gli eventi, poi la tradizione popolare vuole che Luca Spinola prima della battaglia si recasse nell'oratorio di San Germano e lì si raccogliesse in ginocchio proprio davanti al crocefisso nero con la preghiera di un appoggio "divino" al fine di vincere la battaglia contro il pericoloso nemico. Dopo il favorevole esito per i sanremaschi, Luca Spinola ritornò davanti al crocefisso per elevare una preghiera di ringraziamento per l'esito favorevole della battaglia, che da quel giorno risultò una data storica per la Città.

Il pulpitoIl 30 marzo 1952 fu solennemente benedetto il nuovo ambone della basilica con relative balaustre opere realizzate dallo scultore Dante Ruffini di Cremona. L'ambone o pulpito, ricavato da un blocco unico di marmo durissimo, a forma di parallelepipedo e dal colore avorio antico in modo da non contrastare con il materiale usato per l'erezione della chiesa, è scolpito su tre facce e vi sono raffigurati vari episodi evangelici nei quali predomina sempre la figura di Gesù.

AcquasantieraNel 1960 lo stesso Ruffini ultimò le tre acquasantiere marmoree, rappresentanti vicende tratte dalla Bibbia, che furono collocate algli ingressi della Concattedrale.

Nel 1992 le balaustre furono rimosse e vennero impiegate per la decorazione della mensa eucaristica rivolta al popolo come voluto dalla riforma liturgica del

Vaticano II.

Alcune  immagini della Via CrucisAltre  immagini della Via CrucisNel 1942 era stata invece collocata, lungo le pareti delle due navate laterali, Particolare immagine della Via Crucisl'artistica Via Crucis, scolpita in legno di tiglio dall'intagliatore livornese Cesare Tarrini, mentre sei anni dopo il pittore cremonese Giovanni Misani realizzò il grande affresco sovrastante il coro e rappresentante la scena del Discorso della montagna.

(fonti: testo Ernesto Porri; immagini: personali e d'archivio)