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Il Cinema Sanremese.

Carlo VacchinoLocandina per uno spettacolo della Compagnia Stabile di SanremoCarlo Vacchino, con la moglie Emilia Accatino, iniziò nel 1908 la sua attività imprenditoriale nel campo dello spettacolo, rilevando il locale cinematografico di via Vittorio Emanuele II, chiamato "The American Cinematograph", ribattezzandolo "Cinematografo Sanremese", primo cinematografo della città che era stato inaugurato solo due anni prima.

Sito al pianterreno, il locale disponeva di duecento posti, una vasta sala d'aspetto, una comoda entrata e una luminosa vetrina, dove venivano esposti i programmi forniti in esclusiva dal Consorzio Pathé.

Per l'attività cinematografica, Carlo collaborò con il distributore di film Stefano Pittaluga, illuminato pioniere ligure della cinematografia.

 

L'atrio d'ingresso del CinemaTestimonianza personale:
".......Ed ecco l'ampio ingresso del vecchio Cinema Sanremese dove Carlo Vacchino, il nonno di Carla e Walter, proveniente da Genova, iniziò la sua attività sanremese di gestore di spettacoli teatrali e cinematografici.
Le uscite di sicurezza della lunga e stretta sala di proiezione si affacciavano, così come è ancor oggi, sulla via Volturno e, più di una volta, attraverso queste, da ragazzi, ci s'intrufolava velocemente dentro al locale stipato come un uovo, eludendo la pur attenta sorveglianza del vecchio Liberato, allorché tra uno spettacolo e l'altro egli le spalancava per dare aria alla sala, che ancora gli impianti d'aria condizionata erano da venire.

L'ingresso al cinema con la vetrina a fiancoEravamo però di modeste pretese e andavamo ad occupare, quando le trovavamo, le prime file dei terzi posti, proprio sotto lo schermo e ci facevamo venire il torcicollo con la testa rivolta verso l'alto per seguire le sequenze del film, a volte ancora muto, accompagnate solo dalle note del pianista che, con bravura e tempismo, le sincronizzava con le immagini, che a noi apparivano distorte ed allungate a dismisura, dal basso verso l'alto, come succede alla nostra figura allorché questa viene riflessa negli specchi deformanti.
Locandina pubblicitaria del CinemaAvremmo potuto anche sistemarci di soppiatto nei primi posti, caratterizzati da poltroncine ribaltabili ricoperte di velluto rosso, ma ci si accontentava dei "terzi", anche perché , allorquando si fossero accese le luci tra un tempo e l'altro, il nostro gruppo di "portoghesi" (scrocconi) sarebbe stato subito individuato dalle maschere, che riuscivano, con un colpo d'occhio, ad assegnare ad ogni spettatore presente in sala il posto giusto.



L'ingresso, la vetrina e persona davanti all'entrataEpoca eroica allora per il cinematografo, quando ancora la televisione era ancora allo stadio di progetto e quindi da essa, la nobile arte dei Fratelli Lumiére, non aveva ancora nulla da temere.
Riuscire ad entrare in una delle poche sale disponibili di allora, specie nei giorni festivi, era un'impresa piuttosto ardua e, se ciò avveniva, dovevi il più delle volte, accontentarti di seguire le vicende del film per quasi tutto il tempo in piedi, tanta era la calca.
Non parliamo poi quando si proiettavano drammoni come Ben Hur, il primo della serie interpretato dal fascinoso Ramon Navarro, Suora Bianca, il Segno della Croce, i Miserabili o, in tempi più recenti, colossi come Via col Vento.
La vera "fiction", tanto sbandierata oggi, era quella di allora quando , dopo aver pianto per quasi tutta la durata dello spettacolo strappalacrime, la gente, specie il gentil sesso, usciva premendosi il fazzoletto sugli occhi e, soffiandosi il naso, esclamava con voce rotta dall'emozione: "Che bel Film!!! Quanto mi sono divertita !!!"

(fonti: elaborazione da " C'era una volta la Via Vittorio " di Cesare Gentili e dal libro "Sanremo e l'Europa, l'Immagine della Città tra Otto e Novecento" a cura di Letizia Lodi; ediz. Scalpendi, 2018; immagini da Archivio Privato)