2- Tentativi di miglioramento dell'Igiene urbana
Se Sanremo voleva avere un futuro come stazione climatica, dunque, doveva innanzitutto prevenire il pericolo di epidemie, migliorando l'igiene e procedendo quindi con le vaccinazioni.
Un'ulteriore spinta a questo furono i numerosi fallimenti avvenuti a Nizza per l'assenza dei turisti a causa dell'epidemia di colera.
I turisti, provenienti da luoghi lontani e con viaggi magari onerosi, quando arrivavano volevano trovare dei luoghi dove curarsi, non per ammalarsi. Non era pensabile che i facoltosi turisti provenienti dal nord fossero disposti a passeggiare tra mucchi d'immondizie o "ripugnantissime e nauseabonde esalazioni" provenienti da pozzi neri o scarichi fogniari a cielo aperto.
D'altronde, anche se non colpiti particolarmente da tutto questo, avrebbero preteso una maggiore pulizia urbana, e soprattutto acqua corrente a sufficienza.
Nel 1871, quando la colonia straniera cominciò a prendere una certa consistenza, in virtù dei provvedimenti riguardanti la pulizia, malgrado che le condizioni delle strade urbane più frequentate potevano considerarsi soddisfacenti, le lagnanze non mancavano, prendendo generalmente la forma di lettere inviate a periodici locali, e riguardavano quasi esclusivamente la situazione delle zone collinari, delle strade secondarie, di quelle private, dei cortili interni agli stabili.
Nella seconda metà degli anni sessanta venne istituita una Commissione di Sanità, a cui fu affidata una "Relazione sullo stato igienico di San Remo", i cui membri duravano in carica quattro anni, e la cui funzione era quella di presentare alla giunta le misure da approvare nell'interesse dell'igiene urbana.
La relazione dei membri della commissione di sanità, incaricati dell'ispezione, esordiva in questo modo:
«...se è voce generale che nella parte alta la pulizia sia poco curata, i riferenti ebbero invece a persuadersi che il male trovasi al contrario molto più forte nella parte bassa della città, dove a dir vero, giudicando dalle strade frequentate che son quotidianamente spazzate, si sarebbe propensi a dar fede alla volgare credenza; ma se poi, come fecero i sottoscritti, si va ad addentrarsi in certi viottoli, chintagne, ed intercapedini comunemente esistenti dietro le case verso i giardini, vi è da restare stomacati tanto è l'immondizia ivi accumulata; e fa meraviglia come gli abitanti nelle case che vegliano su quegli immondi ricettacoli di sozzure, si adattino, senza muovere lagnanze, a respirare le fetidissime esalazioni, e che anzi col gettito continuo di ogni avanzo di casa liquido e solido, alimentino colla massima indifferenza tale fonte di miasmi, tanto da far credere che abbiano ormai perduto il senso dell'olfatto ».
La relazione conteneva un elenco dettagliato dei luoghi dove bisognava urgentemente intervenire per evitare il pericolo di epidemie e per non lasciar stomacati i villeggianti e un prontuario dei tipi di interventi che si ritenevano più opportuni.
Uno dei casi, tra i tanti simili, che gli ispettori sanitari segnalavano, riguardava il centralissimo e monumentale palazzo della Dogana, dietro al quale,
«...vi è pure un'intercapedine senza sfogo e piena d'immondizie, ma ivi quello che più ripugna e che richiede un pronto riparo, si è, un camerino al pian terreno con porta aperta lateralmente alla trattoria del Vapore, nel quale hanno sfogo le doccie di tutti i cessi del palazzo, a tal punto che si vedono in detto camerino gli escrementi naturali dell'altezza di oltre un metro, e che per l'agitazione continua prodotta dalle materie che cadono dall'alto dei doccioni, mandano un fetore da asfissiare».
Un altro caso di diversa natura ma di eguale gravità concerneva:
«...il beodo che passa nella chintagna, ed il passaggio di tal nome, che sono cose orribili a vedersi, massime dietro il macello di Viale Giovanni, dove è stagnante tale quantità di acqua putrida frammista a sangue di macello da far ribrezzo anche all'uomo più indifferente».
Nell'agosto 1871 giunsero al sindaco Corradi i risultati di questa indagine, che egli stesso aveva sollecitato e che danno una nitida immagine delle condizioni di Sanremo all'inizio della sua storia turistica e quindi, fu per cambiare questo status sanitario che anche le amministrazioni comunali successive si impegnarono in un'ampia gamma di misure correttive.
Negli anni settanta così si intervenne molto sui casi specifici, segnalati di volta in volta dagli ispettori sanitari, mentre sul piano generale si cominciò a dotare la città di orinatoi pubblici.
Nel 1883, ancor prima della legge Crispi del 1888 (già citata), la città di San Remo approvò il Regolamento d'igiene, aggiornato nel 1893 e sostituito nel 1901 dal Regolamento per l'igiene del suolo e dell'abitato della città di San Remo, a sua volta modificato nel 1909, nel 1911 e nel 1913, basandosi sulle nuove leggi comunali e provinciali e ministeriali, con i quali venivano stabiliti i criteri generali a cui i vari regolamenti locali avrebbero dovuto attenersi.
I vari regolamenti d'igiene sanremesi, pur non differenziandosi molto l'uno dall'altro, proibivano qualsiasi opera che mettesse in pericolo il naturale deflusso delle acque piovane, per le quali esistevano lungo le vie canali di scolo; vietavano lo sbocco nei torrenti, nel mare o nei canali bianchi del contenuto delle latrine e delle acque immonde; imponevano la pavimentazione di tutte le strade urbane con materiali impermeabili; stabilivano norme per il rilascio del certificato di abitabilità delle case; concedevano al sindaco la facoltà di ritirare l'abitabilità agli appartamenti considerati insalubri; prescrivevano la pavimentazione dei cortili, che dovevano sempre essere lasciati sgombri da immondizie; rendevano obbligatorie le latrine nelle case; regolamentavano i sistemi di raccoglimento delle materie fecali e delle acque luride; ancora proibivano le stalle e i depositi di letame e immondizie nell'abitato. Infine contenevano disposizioni per le condotte d'acqua potabile, per i pozzi, per i cassoni e le cisterne di raccolta e per i lavatoi.
Nella seconda metà degli anni ottanta e nel corso del successivo decennio si istituì un Ufficio d'Igiene, vennero varate disposizioni per la macellazione delle carni, fu realizzata una rete di bocche per la lavatura delle strade, vennero costruiti moderni gabinetti e fu finalmente ultimato il Mattatoio di Valle Armea, fuori città.
Nel gennaio del 1884 il dottor Warlomont, direttore dell'Istituto Oftalmico Internazionale con sede in Sanremo, scrive al Sindaco una lettera con la quale egli, « animato dal desiderio di contribuire al benessere e incremento di questa Città, comunica al Consiglio un frammento o capitolo di un libro, che va ad essere pubblicato prossimamente a Parigi e Bruxelles col titolo "Ou faut-il passer ses hivers?" (Dove bisogna passare il proprio inverno?), il quale frammento tratta della salubrità delle abitazioni in rapporto alla trasmissibilità ed infettività della tubercolosi, e contiene varie proposte per provvedere convenientemente alla salubrità medesima ».
Intanto però le varie Amministrazioni, sia comunali che provinciali raccomandavano spesso di tenere alta la guardia sui pericoli di contagi, specie colerico e vaioloso, che circolavano ancora in varie parti del Paese.
Nel novembre del 1884 viene comunicato che il colera è scomparso da ogni parte del Regno, meno pochi casi.
Tuttavia, nella seduta del 28 giugno 1884 il Consiglio delibera in via d'urgenza, "in vista del pericolo d'una invasione colerica", di autorizzare il Sindaco ad emanare tutti i provvedimenti e fare tutte le opere occorrenti nell'interesse ed a tutela della salute pubblica.
Nel 1885 però, il colera si manifesta a Marsiglia ed immediatamente viene attivata su tutte le principali vie di comunicazione ai confini fra l'Italia e la Francia una rigorosa visita medica delle persone che si presentano per entrare nel Regno, e dei loro bagagli.
Il Ministro dell'Interno dispone che:
«- ogni treno ferroviario in percorrenza da Ventimiglia a Savona dovrà avere un vagone speciale con latrina destinato al ricovero ed alla cura dei viaggiatori che durante il viaggio fossero colpiti da malattia sospetta;
- detto vagone verrà scortato da sufficiente personale sanitario e fornito di medicinali, disinfettanti e di tutto l'occorrente per la cura dei malati;
- i malati ricoverati nel vagone ospedale saranno deposti alla più vicina stazione, provveduta di adatti locali per riceverli in isolamento;
- quando occorra depositare in un Comune un viaggiatore colpito da malattia sospetta dovrà esserne preventivamente avvertita l'Autorità Municipale per cura del Capo stazione, onde concertare colla medesima le cautele con cui deve farsi il trasporto dei malati nei locali destinati per la cura».
Sono del 1885 alcune raccomandazioni che il Prefetto rivolge ai Sindaci:
« Si avvicina la stagione estiva, la stagione che più è propizia allo sviluppo delle malattie epidemiche. E siccome nessun sintomo accenni al ritorno nel paese del morbo che sventuratamente infierì nell'anno scorso, tuttavia non si può disconoscere la necessità di adottare rimedi preventivi atti ad impedire il generarsi e il diffondersi di qualsiasi malattia infettiva, e specialmente di provvedere per rimuovere ogni fomite d'infezione facendo mantenere la massima pulizia nelle vie, nelle piazze, nelle scuole e negli altri luoghi pubblici, come pure nell'interno delle abitazioni private e nelle loro adiacenze.
Conviene anche che, oltre la sorveglianza attribuita dalla legge all'autorità comunale, che deve essere rigorosissima, sulla qualità dei commestibili e delle bevande poste in vendita, e sulla salubrità delle acque potabili, i rappresentanti comunali si adoperino per far comprendere ai loro concittadini che per essere bene in salute e trovarsi quindi in grado di resistere all'assalto delle malattie, fa anche d'uopo curare la nettezza della persona, adottare una nutrizione sana, evitare i disordini d'ogni genere e durante l'estate moderarsi nell'uso della frutta.
Di più non basta soddisfare alle esigenze del presente, bisogna occuparsi anche dell'avvenire, cioè procurare che l'osservanza delle indicate regole igieniche entrino nelle abitudini delle popolazioni affinché le nuove generazioni crescano sane e robuste e possano così migliorare le loro condizioni sì morali che materiali, essendo provato che lo sviluppo della intelligenza suole camminare di pari passo con lo sviluppo e rinvigorimento del corpo.
Ed a chiamare in modo speciale su ciò l'attenzione delle amministrazioni comunali sono indotto dal fatto doloroso che in questa Provincia, pur tanto favorita dalla natura, non sono pochi i giovani che in occasione della leva vengono dichiarati inabili al servizio militare per difetto appunto di sviluppo fisico ».
Ma nel 1886 l'epidemia si diffonde in tutto il Regno ed il Prefetto comunica al Sindaco che « il Municipio di Roma, al quale l'Augusta Maestà del Re, commossa all'annunzio delle gravi sciagure che l'epidemia colerica diffondeva tra il suo popolo, commetteva il nobilissimo mandato di raccogliere dalla carità di tutta la nazione copiose offerte per soccorrere a tante miserie e lenire così acuti dolori, si rivolge per mezzo mio ai corpi morali di questa provincia al fine di ottenere il loro generoso aiuto.
Nel dare di ciò notizia alla S. V. La prego di voler darne partecipazione a codesto Consiglio Comunale, con invito a votare, nei limiti della possibilità delle finanze comunali, un soccorso a favore dei colpiti dal flagello.
La interesso poi a voler rivolgere analogo invito agli Enti morali esistenti in codesto Comune che hanno per obbiettivo la beneficenza, il risparmio, il mutuo soccorso, la previdenza, e a stimolare alla nobile impresa tutte le società patriottiche e sodalizi di mutuo soccorso, professionali, o di ricreazione ecc., perché destinino ad incremento dei fondi della carità qualche loro offerta collettiva o personale, e ad esempio di tutti là dove è possibile aprano sottoscrizioni nei giornali e promuovano espedienti, come lotterie pubbliche, tombole, regate, spettacoli teatrali, rappresentazioni musicali, concerti, serate di ricreazione a pagamento, apposizione di urne elemosiniere in luoghi pubblici per raccogliere l'obolo della beneficenza, ecc. ».
Dopo avere colpito più di 50.000 persone, con oltre 2.000 morti, l'anno seguente il morbo si placò.
In previsione della stagione estiva del 1887 scrive il Prefetto:
« Le condizioni sanitarie del Regno volgono soddisfacenti, e tutto fa credere che il presente stato di incolumità possa continuare durevole.
Ma una tale speranza non deve trattenere le autorità preposte alla tutela della salute pubblica dal tentare tutti i mezzi valevoli a scongiurare prima che sopravvenga la stagione estiva ogni anche lontana possibilità dì pericolo, sia nei comuni che nel decorso anno furono più o meno infestati dal colera, sia in tutti gli altri ».
L'anno 1887 fu anche l'anno del terremoto che devastò interi comuni della Provincia e il 20 luglio il Prefetto ribadisce:
« Ora che il caldo è nel suo pieno sviluppo, e pur troppo favorevole alla manifestazione delle malattie epidemiche, è più che mai necessario che i signori Sindaci pongano ogni loro opra nella cura dell'igiene pubblica, specialmente ìn quei Comuni la cui popolazione vive nelle baracche.
L'esperienza di questi ultimi anni, nei quali le epidemie si succedettero, ora in un punto, ora in un altro del Regno, dimostrò chìaramente che la pulizia è uno dei più efficaci preservativi delle malattie, specialmente di quelle di natura diffusiva.
Perciò ritengo opportuno, quantunque le condizioni sanitarie della nostra Provincia siano soddisfacenti, raccomandare caldamente la nettezza delle strade e piazze pubbliche, specialmente dove sono ammucchiate ancora macerie, disporne l'immediato sgombro, o almeno la disinfezione con cloruro di calce, sciolto nell'acqua, come pure dei cessi pubblici e privati, e soprattutto di quelli degli alberghi e dei pubblici esercizi, per mezzo dei quali potrebbero facilmente essere propagate dai viaggiatori malattie contagiose. Ordineranno anche l'immediata rimozione dei depositi di letame e concime di qualsiasi natura, che si trovano nell'abitato od in prossimità delle piazze e strade pubbliche.
In quei comuni poi dove la popolazione o parte dí essa vive nelle baracche si raccomanda maggiormente l'esecuzione dei suaccennati suggerimenti, praticando di frequente la pulizia e la disinfezione delle baracche, ed evitando gli agglomerati di persone in luoghi rinchiusi, onde la respirazione non si renda difficile e perniciosa ».
Seguì un periodo di relativa tranquillità di contagio, finché nel 1892 il Ministro Giolitti scrive:
« L'estendersi minaccioso dell'epidemia colerica in Stati col nostro confinanti o col nostro in continui e importanti rapporti commerciali, rende imperioso per tutte le autorità sanitarie provinciali e comunali, di coadiuvare, colla loro più scrupolosa vigilanza, l'opera del Governo, nell'intento di impedire che la temuta infezione riesca a farsi strada in paese e, nel caso disgraziato ciò avvenisse, di provvedere che non trovi fra le nostre popolazioni facilità di attecchire e diffondersi, che anzi vi siano subito soffocati gli eventuali primi focolai della malattia ».
Alla circolare vengono allegate dettagliate istruzioni per prevenire lo sviluppo e la diffusione del colera.
L'anno dopo aumentano i casi di colera nel sud della Francia e si intensificano i controlli sanitari di frontiera: ciò non evita che si verificassero 10 casi nella Provincia di Porto Maurizio.
Nel frattempo, nel corso della riunione consiliare del 22 ottobre 1889 il Sindaco riferisce sul servizio di pulizia della Città, dicendo che « vi si provvede "con donne a giornata", per cura della Giunta e col mezzo della Polizia Urbana ».
Si verifica, è vero, l'inconveniente dei mucchi della spazzatura che a tarda sera si deposita lungo le vie da quelle famiglie che non hanno modo di esportarla; ma vi sono difficoltà per provvedere più convenientemente.
Del resto le immondizie sono raccolte in luoghi appositi, dai quali vengono tolte da un carrettiere il quale, per qualche tempo, pagò al Comune £.1 in ragione d'ogni giornata.
Ora sarebbe da trovarsi un mezzo per meglio provvedere; forse farebbe all'uopo un carretto con campanello come si usa in altre primarie Città.
Il consigliere cav. ing. Ernesto Marsaglia « suggerisce il mezzo dei depositi in opportuni locali nell'interno delle case. Oppure, secondo lui si potrebbe obbligare gli spazzini a ritirare le spazzature direttamente dalle famiglie, senza obbligarle a pagare alcun corrispettivo.
Dicendo quest'ultimo mezzo usato nella Città di Genova, il consigliere avv. Vincenzo Manuel Gismondi lo raccomanda all'attenzione della Giunta che "Di buon grado si accette così fatta raccomandazione dal Sindaco ».
Nel 1890 il Consiglio comunale delibera la costruzione, nell'alveo del torrente S. Romolo, di una tratto di fognatura in muratura tra la piazza del Mercato ed il ponte della ferrovia, e con la posa di una tubazione in ghisa dal detto ponte al mare, nel quale il tubo stesso si internerà per 20 metri.
Lo stesso anno si delibera di costruire un forno disinfettante col metodo del vapore surriscaldato, con il quale "è possibile compiere in un giorno la disinfezione di 50 letti completi".
L'impianto sorgerà "nell'area di terreno posta a ponente del forte in vicinanza al mare."
Nella seduta consiliare del 26 ottobre 1891 il consigliere cav. avv. Vincenzo Manuel-Gismondi, nel trattare delle spese di bilancio, propone « un conveniente aumento a fine di migliorare la paga giornaliera delle spazzine pubbliche ». Constata che esse sono di sovente costrette a ricorrere alla beneficenza pubblica; « che compiono un lavoro penoso e non scevro da malanni ».
Il Presidente, Sindaco Alessandro Escoffier, reputa giusta la proposta, la paga delle spazzine essendo veramente tenue. « se non che è da osservarsi che ciò appunto serve loro di scusa per ricorrere al Comitato di beneficenza. Inoltre è da osservarsi che il loro lavoro giornaliero si limita alle prime ore del mattino ed a quelle della sera, onde hanno modo di guadagnare alcun che con altri servizi ch'esse possono fare per proprio conto. Così pure è da tener presente che l'Amministrazione comunale, di preferenza ed occorrendone il bisogno, impiega le spazzine in altri lavori retribuiti a parte ». Conclude dichiarando che se anche si corrispondesse loro una somma più elevata, non si avrebbe un servizio né maggiore, né migliore.
Pur lasciando com'è lo stanziamento proposto, il consigliere Augusto Mombello crede conveniente che la Giunta studi e risolva la questione, « non essendo di decoro per il Comune che si abbia da dire come esso tenga al suo servizio persone poco retribuite. Raccomanda poi alla stessa Giunta di provvedere all'acquisto di una macchinetta per la spazzatura delle strade ».
Nella seduta consiliare del 27 agosto 1900 il consigliere geom. Paolo Eugenio Carbonetto svolge brevemente la proposta, fatta alcun tempo addietro, « per l'acquisto di un scopatrice meccanica trainata da cavalli, ed accenna ai vantaggi del sistema adottato altrove, con risparmio della spesa nel servizio di pulizia delle strade e degli altri spazi pubblici.
In questo proposito l'assessore ing. Antonio Tornatore riferisce avere la Giunta già da tempo compiuto gli studi opportuni per la scelta d'un idoneo sistema di scopatrice, e fatto le pratiche relative all'acquisto della macchina ed al suo prezzo.
Fa quindi conoscere avere aperto trattative colla Ditta industriale Gola & Canelli di Milano, la quale si obbligherebbe a fornire una scopatrice Barrows ad un cavallo, al prezzo di £. 1.150.
L'esponente descrive la forma ed il funzionamento dell'apparecchio; dimostra i vantaggi che si conseguirebbero, e propone che se ne faccia l'acquisto. Riconoscendo la convenienza della proposta, il Consiglio, senza discutere e di pieno accordo, l'approva.
Nel 1894 l'Ufficio d'Igiene viene fornito degli apparecchi necessari per effettuare l'esame chimico delle derrate alimentari.
L'anno dopo si provvede ad un « miglior sistema di lavatoi pubblici, con visioni in più truogoli, al fine di evitare la lavatura dei panni che, al presente, fa in comunione, col possibile danno di comunicare certe gravi malattie" ».
Viene aumentato, nel bilancio di previsione del 1898, lo stanziamento di spesa di £.1.423 per il mantenimento dei lebbrosi di Sanremo.
Nell'anno 1900 il Consiglio del 24 agosto approva l'inserimento nel Regolamento d'igiene, del seguente nuovo articolo: « Nel perimetro della Città, che si estende dal mare all'altezza del Santuario dell'Assunta, e dal torrente Val d'olivi al torrente Bernardo, è vietato di sbattere, per ispolverarli, i tappeti e gli altri oggetti d'arredamento delle locande, ville e case d'abitazione, tranne in quelle località che verranno di volta in volta designate dal Sindaco, sentito il parere, per iscritto, dell'Ufficiale sanitario ».
Agli inizi del nuovo secolo le condizioni della città potevano a ragione ritenersi molto migliorate. Le misure adottate dal consiglio, le sanzioni amministrative varate dalla giunta, le azioni del corpo di polizia urbana, nonché un'evoluzione delle abitudini igieniche dei sanremesi avevano fatto scomparire le immondizie anche dai cortili e dalle strade secondarie.
La Sanremo della Belle Époque era ormai una stazione turistica d'avanguardia, in cui lo "spazzamento" delle vie era in gran parte meccanicizzato e in cui il servizio di "annaffiamento" delle strade era puntuale ed efficiente, grazie alla quantità d'acqua potabile ora disponibile grazie al nuovo Acquedotto Marsaglia. Questo versante della questione igienica era stato insomma parzialmente risolto.
Diciamo parzialmente perché la parte salubre della città era solo quella formata dai quartieri residenziali periferici e dal centro direzionale della piana, mentre invece nella città "vecchia" le condizioni igieniche erano rimaste quelle di due decenni prima, con i suoi edifici malsani come nei suoi vicoli maleodoranti. Questa era la vera questione: i problemi non venivano presi in considerazione dalle amministrazioni che si succedevano, in funzione della loro gravità assoluta, ma solo in ragione del fatto che potevano recare danno allo sviluppo del turismo.
Circa la questione igienica era sempre attuale l'organizzazione del sistema sanitario per la prevenzione della malattie infettive. Successivamente alla metà del secolo in avanti, si misero a punto delle misure d'emergenza che sarebbero dovute entrare in vigore ogni qualvolta si fosse prodotto un allarme e ancora si elesse un ispettore sanitario addetto al controllo delle sostanze alimentari, si organizzò un servizio necroscopico, si riorganizzò il sistema sanitario e si creò un servizio sanitario notturno.
Quando i risultati della scoperta di Koch si erano ormai diffusi, e soprattutto dopo che in Sanremo venne pubblicata una statistica dell'ispettore sanitario — secondo il quale la percentuale dei morti per tubercolosi sul totale dei decessi del comune era passata da una inconsistente percentuale del 1870, al 9,5% del 1875, al 12,4% del 1884, al 18,0% del 1889, al 30,0% del 1890 — il problema del contagio fu affrontato con ben altra determinazione e con ben altra paura.
A Sanremo fino a quel momento era stato il colera a essere maggiormente temuto, ma da quel decennio in poi, a causa del fatto che la città ospitava un grande numero di tisici, ora improvvisamente scoperti contagiosi, sarà la tubercolosi a costituire una specie di incubo collettivo.
Le statistiche mediche dimostravano che il morbo si stava diffondendo tra la popolazione locale e Sanremo rischiava di essere vista all'estero non più come centro di terapia climatologica, ma come un grande sanatorio per tisici.
Questo avrebbe potuto comportare l'esclusione della cittadina ligure dal grande circuito turistico e di conseguenza avrebbe potuto causare il crollo dell'economia locale. E a tutto ciò faceva pensare il drastico calo delle presenze dei villeggianti che si verificò negli anni novanta.
L'amministrazione comunale era chiamata ad agire e ad agire in fretta. E così, sempre nello stesso decennio, venne istituito un servizio per la cura delle malattie infettive contagiose, a vantaggio della popolazione residente; fu studiato e realizzato il progetto di un forno a vapore per la disinfezione, a cui poi fece seguito l'organizzazione di un servizio disinfezione a domicilio.
Infine, il Mauriziano, già adibito a lazzaretto, fu trasformato in ospedale vero e proprio, e fornito anch'esso di un particolare apparecchio per la disinfezione, oltre a tutta una serie di apparecchiatura moderne delll'epoca. Per favorire la costante presenza del personale medico, nel 1895, fu costruito un edificio per ospitarli e che fu in seguito chiamato "La Casa dei Dottori"
«...which takes in the contagius hotels and pensions as well as the other who are without any proper attention. They get the best attendance possible under the superintendence of two appointed physicians. is provided with a grand apparatus for disinfection and in all cases, when a room has been infected, this as well as the forniture undergo an energetic disinfection». (...che accoglie gli alberghi e le pensioni contagiose e gli altri che sono privi di qualsiasi attenzione adeguata. Essi ricevono la migliore assistenza possibile sotto la supervisione di due medici nominati, è dotato di un grande apparato di disinfezione e in tutti i casi, quando una stanza è stata infettata, questa così come l'arredamento subiscono un'energica disinfezione.)
Lo scopo del servizio di disinfezione, che fu la misura più importante ed efficace presa dall'amministrazione, era quello di sterilizzare le stanze degli alberghi e delle ville dove avevano alloggiato clienti tubercolotici e di disinfettare altresì gli oggetti che potevano essere stati contaminati dai batteri, bruciando invece tutto ciò che, come le sostanze alimentari, non poteva essere sterilizzato. Il servizio era obbligatorio e spettava agli albergatori e ai locatari richiedere e pagare l'intervento. In caso di inadempienze si rischiavano forti multe e il ritiro della licenza.
L'isteria che colpì molti in quegli anni fece sì che dalle colonne dei giornali venissero continuamente invocate nuove misure cautelative, le più astruse. Vi fu chi, quando si credeva ancora che fosse lo sputo dei tisici a propagare i germi, chiese che tutti i locali pubblici venissero forniti di sputacchiere a chiusura ermetica da disinfettarsi quotidianamente; vi fu chi invocò la creazione di locali e passeggiate riservate ai tubercolotici; vi fu infine chi insistette perché venisse inserito nel regolamento di polizia urbana il divieto per i tisici di sputare per terra.
In un simile clima trovò una forte opposizione la decisione favorevole che il consiglio comunale -- a maggioranza socialista -- prese nel 1903 riguardo alla proposta di istituire un sanatorio di grandi dimensioni per la cura della tubercolosi.
Il turismo aveva già cominciato a modificarsi in senso moderno. Sul finire del secolo, i turisti che arrivavano per imprescindibili motivi di salute erano ridotti a una minoranza e quando si presentò per la prima volta la questione del sanatorio furono gli stessi membri delle colonie inglese, francese e tedesca ad inoltrare proteste, minacciando di non ritornare più a Sanremo qualora la città fosse stata trasformata in un "foyer d'infection".
Nel nuovo secolo l'amministrazione continuò la sua lotta contro le malattie infettive. Furono, a questo scopo, costruiti locali per l'isolamento dei sospetti contagiati, fu riordinato l'intero servizio sanitario per favorire la cura degli infetti, fu fondato un gabinetto per le analisi cliniche.
Prima della grande guerra i progetti da realizzare per combattere le malattie contagiose erano ancora molti.
Nel 1913 si legge sul Resoconto della Giunta Municipale di San Remo:
«I locali di isolamento per le malattie infettive non sono più atti allo scopo... Tale necessità di nuovi adeguati locali per le malattie infettive fu sentita specialmente nella Colonia Inglese, la quale si è proposta di costruire, a proprie spese, un piccolo Ospedaletto di isolamento... Ma poiché l'Ospedaletto Inglese non è capace che di pochi letti, e dovrà essere riservato di preferenza alla Colonia Inglese, occorre che accanto ad esso sorga l'Ospedaletto cittadino...
Il progetto del nuovo Ospedale fu studiato dall'ufficio di Igiene ed è pronto in tutti i suoi particolari, compresavi la stazione di disinfezione....».
La guerra però interromperà la realizzazione dei progetti in corso di studio e nell'immediato dopoguerra le risorse cittadine, divenute molto esigue a causa della paralisi del movimento turistico, saranno finalizzate ai lavori essenziali.