Hotel stile Liberty davanti alla Stazione ferroviaria
Il Signor J. Molinari doveva essere un grande imprenditore nel campo dell’ospitalità alberghiera e della ristorazione, visto che per lungo tempo Sanremo era piena di Attività col suo nome.
Forse il più conosciuto di tutti è l’Hotel Molinari et de la Gare, che era nell’edificio che fino agli anni ’90 del secolo scorso era conosciuto come Hotel Bononia, ma che, abbandonato per qualche tempo, ora sembra sia in fase di essere recuperato.
Al contrario di quello che comunemente viene narrato, dopo accurate ricerche da parte del nostro staff, l’Hotel Molinari non fu costruito ex-novo nel 1902 ma semplicemente sostituì un precedente Hotel denominato Luzernerhof di probabile matrice svizzera, presente in cartolina nel 1901, su una struttura non priva di pregevoli fregi liberty.
Prima del recente restauro, malgrado il degrado, si potevano ancora notare delle decorazioni molto fini che davano alla struttura un senso di ieraticità, preziosi medaglioni, uno per stagione, ornano ancore oggi la facciata nel primo piano in maniera speculare.
Non era un grande albergo (solo una trentina di camere), ma era molto apprezzato per la sua comodità (ad un passo dalla Stazione Ferroviaria e dal Casino Municipale).
All’inizio del secolo i clienti lo frequentavano anche per la sua cucina: famose le sue lasagne ed il suo stoccafisso.
Subito attaccato all’edificio dell’Hotel, ce n’è un altro, più piccolo ma nello stesso stile, ma con la facciata color ocra, si chiamava Hotel Liberty, ma che ora funziona solo come ristorante a livello stradale.
Parlando della poliedricità del Signor Molinari, bisogna segnalare che un Hotel Molinari funzionava già molti anni prima nello storico Palazzo Roverizio in via Privata Escoffier ed una Pensione Molinari era situata in corso Garibaldi.
Prima di essere trasferita in Piazza Cesare Battisti, in precedenza la Casa aveva sede nell’edificio dove si trovava l’Hotel Centrale, su via Roma angolo via Carli.
Oggi, l'edificio, dopo anni di abbandono, è stato completamente stravolto, mantenendo per fortuna il suo aspetto esteriore.
All'interno sono stati creati dei miniappartamenti forse da usare come Residence.
(parte del testo, fonte: "Una Stagione lunga cent'anni", di Bruno Monticone; immagini da archivio privato)