Letterato
Luigi Gualtieri era nato a Saludecio, nel Riminese, il 2 aprile 1827, da Lorenzo, medico del paese, e da Isabella Donati.
Iscritto all'Università di Bologna, fu costretto a interrompere gli studi di diritto a causa della morte del padre.
Decise così di dedicarsi alla letteratura, com'egli stesso ebbe a scrivere, "per inclinazione e per recare alla famiglia un più pronto soccorso".
Poco più che ventenne cominciò allora a inserirsi nell'ambiente romantico milanese degli anni immediatamente successivi al '48, nel quale sembrò distinguersi per le sue bizzarrìe (fu peraltro un appassionato di spiritismo); e a Milano egli operò principalmente, pubblicando numerose opere a dispense presso gli editori Barbini, Bietti, Sanvito, Battezzati.
Noto anche con gli pseudonimi di Conte di Brenna o Duca d'Atene, narratore e drammaturgo prolifico, compose soprattutto romanzi e drammi storici ambientati nel Medioevo o nel Risorgimento, secondo il gusto dominante dell'epoca.
Nel biennio 1855-56 fu chiamato dal marchese G.N. Pepoli a redigere il giornale bolognese "L'Incoraggiamento", pubblicazione settimanale, strutturata su una serie di cronache, "corrispondenze teatrali drammatiche", da varie città d'Italia, con in più una corrispondenza, saltuaria, da Parigi, uscì a Bologna in 26 numeri complessivi ogni giovedì dall'8 nov. 1855 al 3 maggio 1856. Il Gualtieri, che poteva contare su una decina di collaboratori, vi figurava nella veste di "estensore" ed è probabilmente sua la nota redazionale apparsa nel primo numero: la rivista era presentata come "un incoraggiamento a tutti coloro che si adoperano al nobile e generoso scopo di rigenerare il nostro teatro, affinché cessi il vergognoso e quotidiano tributo che la Francia drammatica ha imposto ai concittadini di Goldoni e di Alfieri".
Con i romanzi editi a Milano nel 1857, "Il capo delle cento tribù", "Storia milanese del tempo dei Galli" e "L'Innominato" - e, soprattutto, in seguito al grande successo di quest'ultimo -, il Gualtieri riuscì a inserirsi a pieno sul mercato letterario, tra la moda del romanzo storico postmanzoniano e l'incipiente ribellismo scapigliato.
Nel giudizio di un contemporaneo "L'Innominato", "che fu letto da quasi tutta l'Italia, un po' anche per il suo titolo, ha di pagine belle veramente. Il Manzoni quando lo lesse incoraggiò lo scrittore, che allora era un giovane scrittore, con la sincera ammirazione di Manzoni per la gioventù" (De Gubernatis, p. 536).
Nel 1860 il Gualtieri, "risoluto di abbandonare l'incerta vita del letterato, nella quale per vivere oggi è mestieri sacrificare l'arte alla speculazione", scrisse al ministro dell'Istruzione per chiedere una cattedra d'eloquenza italiana in un liceo statale (Arch. centr. dello Stato, ibid.). Secondo una nota apposta sulla stessa lettera, il Gualtieri, che risulta peraltro raccomandato dal ministro dell'Interno M. Minghetti, rifiutò la cattedra che gli era stata offerta a Sassari.
Il mestiere di scrittore continuò sulle tracce del successo dell'Innominato, punto di partenza di un vero e proprio ciclo di sette romanzi, tutti editi a Milano: "Dio e l'uomo" (1861), "I Piombi di Venezia" (nuova ed. 1864), "Malebranche" (1883), "Pape Satan" (1884), "La città del sole" (1885), "I bevitori di sangue" (1886) e tanti altri..
Il matrimonio con l'attrice Giacinta Pezzana - dalla quale ebbe una figlia, Ada - rafforzò, a partire dal 1863, i rapporti del Gualtieri col mondo teatrale. Tra il 1863 e il 1864 uscirono (tutti con l'editore milanese Sanvito) "Gulnara la Corsa", "L'abnegazione", "Lo spiantato", "Le fasi del matrimonio" e "La forza della coscienza, ossia Davanti alla corte d'assise", "in cui per la prima volta recavasi sulla scena un Circolo di Assise, coi testimoni, colla corte, coi giurati" (Costetti, p. 287).
Come scriveva l'Astraldi " il Gualtieri in molti dei suoi pregiati lavori celebrò le bellezze naturali della nostra San Remo, l'indole mite degli abitanti, la squisitezza dei modi dei nostri ospiti gentili, che si sentono imparadisiati..."
Nel 1882, conseguì l'abilitazione professionale all'insegnamento e fu nominato reggente di letteratura italiana al liceo Cassini di Sanremo, ottenendo la titolarità nel 1886.
Nel 1883 si concluse il travagliato rapporto con la moglie, la quale, divenuta una fra le attrici più celebri del suo tempo nonché protagonista dell'emancipazionismo femminile, dopo aver perso quasi tutti i suoi guadagni per pagare i debiti del marito, accanito giocatore di biliardo, decise di abbandonarlo.
Il Gualtieri morì a Sanremo il 1° dicembre 1901.
"Fantasia pressocché ariostesca, egli da gran signore ne ha sperperati i tesori in più e diverse manifestazioni dell'arte dello scrivere; così che alla profusa ricchezza del suo lavoro è mancata quella sapiente conclusione che sola può assicurare la fama e la fortuna" ( G.Costetti).
(fonte: Marco Mauro; fonte Treccani - Astraldi )