Artista

Isa Barzizza fataleIsa Barzizza, attrice e doppiatrice, nasce a Sanremo il 22 novembre 1929.

Esordisce giovanissima a teatro, prima con la compagnia di Ruggero Ruggeri e poi con quella dei fratelli De Filippo.
Figlia del compositore e direttore d'orchestra Pippo Barzizza, nel primo dopoguerra è una delle soubrette più amate del teatro di rivista, stella di punta negli spettacoli firmati Erminio Macario o Remigio Paone, grande impresario e scopritore di talenti.

Durante questo periodo lavora con tanti illustri mattatori delle scene, a fianco dei quali si ritroverà spesso sul grande schermo.
Come Totò, che accompagna il suo debutto cinematografico ne "I due orfanelli"  (Mario Mattoli, 1947).


L'altro orfanello è Carlo Campanini, indimenticabile marito geloso (e gabbato dal falso eunuco Totò) in "Un turco napoletano" (Mario Mattoli, 1953). Bionda, raffinata e spiritosa, riscuote un immediato successo anche come attrice di cinema e si contende le simpatie del pubblico con Silvana Pampanini.

Con Walter ChiariQuando la Loren è ancora Sofia Lazzaro e fa la comparsa in "Milano miliardaria" (1951) o "Era lui sì!...sì!" (1951) (entrambi di Marchesi e Metz), lei è l'indiscussa protagonista femminile, rispettivamente moglie del 'cavalier' Tino Scotti o innamorata persa di Walter Chiari.

Dopo essere stata una cleptomane in "Botta e risposta" (Mario Soldati, 1950), nel 1952 si introduce da ladra in quel mitico scompartimento di "Totò a colori" (Steno), mentre sta collezionando, uno dopo l'altro, tanti film insieme a lui.

Sposata con il regista Carlo Alberto Chiesa, nei primi anni '50 si misura anche sulle scene con un testo di Shakespeare, "La dodicesima notte", per la regia di Renato Castellani e tiene a battesimo uno dei primi esempi di prosa televisiva recitando l'atto unico di Goldoni "L'osteria della posta" (Franco Enriquez, 1954).

L'attrice nella maturitàNon ancora trentenne si allontana dal mondo dello spettacolo e in seguito diventa direttrice di doppiaggio.

Dopo quasi vent'anni di assenza torna al cinema per merito di Ettore Scola che in "C'eravamo tanto amati" (1974) le fa fare la 'padrona' della pensione dove Luciana-Stefania Sandrelli tenta il suicidio.

Continua ad apparire sporadicamente sullo schermo, magari nei dintorni di Totò ("Grazie al cielo c'è Totò", Stefano Pomilia, 1990).


Nel 2012, nel film "Viva l'Italia" è tornata sul grande schermo interpretando il ruolo di Marisa, anziana ricoverata in un ospedale.

(a cura di Marco Mauro; Fonte la Repubblica)